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IO E MIO PADRE (2A PARTE)

by Picerotti


IO E MIO PADRE (2A PARTE)

Per un mese dopo la magnifica esperienza avuta con mio padre, continuai a pensare a quanto era successo, a quanto era stato bello avere il suo pene tra le mie mani e avergli offerto il mio culo per soddisfare un suo vecchio desiderio. Continuavo, soprattutto, a chiedermi se ciò avesse potuto avere un seguito, ma più passavano i giorni più mi dicevo che quella esperienza sarebbe rimasta un caso isolato. E invece il caso ci ha messo del suo. Mio padre soffriva da alcuni giorni di mal di schiena e il suo medico condotto gli aveva prescritto di fare dei massaggi con una pomata antidolorifica almeno tre volte al giorno. Due giorni fa mia madre, che faceva tali massaggi, è dovuta rimanere fuori casa per lavoro dalle dieci di mattina alle nove di sera e, prima di partire, mi chiese se potevo fare io il massaggio a mio padre nel primo pomeriggio, cosa che accettai volentieri. Verso le quindici dissi a mio padre che era l'ora del massaggio pomeridiano; allora ci recammo in camera sua dove c'era già la pomata pronta sul comodino. Mio padre si tolse la camicia e la canottiera e si sdraiò prono sul letto pronto per essere massaggiato. Già alla vista della sua schiena nuda ricoperta, come il ventre, da una folta peluria mi eccitai non poco. Misi la pomata sulla sua schiena e cominciai a fargli un massaggio. A un certo punto mi disse di scendere più in basso perché era il punto che gli faceva più male, al ché gli dissi che per fare ciò doveva togliersi anche i pantaloni e abbassarsi un po' gli slip, cosa che fece immediatamente. Potete immaginare la mia eccitazione a vedere parte del suo culo far capolino dagli slip senza peraltro vedere l'ano. Finito il massaggio mi ringraziò dicendomi che ero molto più bravo di mia madre e che dal massaggio aveva tratto enorme beneficio. Si stava per vestire, con mio enorme dispiacere, quando dovette intuire i miei pensieri. Mi disse se c'era qualcosa che poteva fare per 'ricompensa'; io non ci pensai più di tanto e balbettando gli risposi che non mi sarebbe dispiaciuto rivedere il 'mio amico' di un mese prima. Lui capì e senza nemmeno ribattere, si tolse completamente gli slip esibendo il suo pene proprio davanti a me e dicendomi che era a mia completa disposizione per mezz'ora, potevo farne quello che volevo. Anzi mi disse se non avevo qualcosa di curioso da proporgli dopo il 'docking' dell'altra volta. Io supereccitato andai nel locale caldaia che sta nel garage, dove normalmente mia madre stende i panni, e ritornai in camera dove lui mi aspettava incuriosito con un cesto pieno di mollette da bucato. Cominciai a infilarle ad una ad una lungo il pene - solo sul prepuzio ce ne stavano quattro da quanto è lungo - e sullo scroto: alla fine sono riuscito a pinzarne ventiquattro, un record! Il suo arnese sollecitato dalle mollette cominciò a inturgidirsi e a ritornare alla grossezza spaventosa della volta prima, emergendo trionfale dalla foresta di peli che lo circondano. Poi lo lasciai così e andai nello sgabuzzino dove recuperai la spazzola a sete dure che si usa per pulire i termosifoni. Ritornato in camera, tolsi le mollette e feci qualche carezza al suo arnese per farlo riprendere un po', poi lo infilai, con molta fatica, attraverso uno dei due fori della spazzola circondato da setole molto, molto, molto pungenti. Mio padre sembrava provare un po' di dolore nel passare il pene dentro questo buco strettissimo e soprattutto nel sentirsi pungere dalle setole, ma al tempo stesso sembrava godere molto il tutto. Per fortuna ha un prepuzio lunghissimo, quindi prima feci passare il prepuzio e poi tirai quest'ultimo fino a far entrare tutta l'asta dentro il foro. Lo lasciai così per buoni cinque minuti poi andai in cucina e ritornai con un vasetto nuovo di crema al cioccolato. Tolsi lo spazzolone dando un forte strattone che gli provocò un po' di dolore e poi cominciai a cospargere tutto il suo pene di crema al cioccolato da cima a fondo, peli compresi. Iniziai quindi a leccarlo voracemente per toglierli tutta la crema e facendoli un maxipompino al cioccolato! Non avevo ancora finito di leccare tutta la crema che mio padre, all'apice dell'eccitazione, mi venne copiosamente in bocca: che buona quella sborra al gusto di cioccolato! Lui diventò tutto rosso e pieno di vergogna cercò di scusarsi dicendomi che non avrebbe mai voluto venirmi in bocca ma io gli dissi, ed era vero, che era proprio quello che volevo; lui sembrò sollevato ma non ancora soddisfatto! Mi disse che gli era tutto d'un tratto rivenuta voglia di mettermelo in culo, d'altronde era stato chiaro la prima volta: quello era e rimane la sua fantasia erotica più arrapante. A questo punto fui io a sentirmi in obbligo di dargli una 'ricompensa' per avermi fatto giocare con il suo coso e gli dissi che ero ben felice di soddisfare questa sua richiesta. Non feci in tempo a finire la frase che il suo arnese, che dopo la sborrata era ritornato a dimensioni diciamo umane, ritornò sull'attenti, turgido e rigido come e più di prima. Io mi tolsi i pantaloni, abbassai gli slip al ginocchio, mi misi a novanta gradi, divaricaii le gambe lasciando il mio culo alla sua mercé. Lui, arrapato come un toro in calore, mi mise le mani sui fianchi e cominciò a trapanarmi il culo come avesse un martello pneumatico tra le gambe invece di un pene! Ci dava dentro con spinte energiche mentre sentivo i peli foltissimi delle sue gambe che strusciavano contro le mie. Dopo oltre venti minuti di trapanate vorticose - ha una resistenza enorme - venne per la seconda volta nell'arco di poco più di mezz'ora riversando dentro di me non so quanta sborra, per quel giorno ne avevo fatto il pieno! Solo dopo essere venuto, fu disposto a togliere le mani aggrappate ai miei fianchi e soprattutto a far uscire il suo arnese, ridimensionato in grossezza, dal mio didietro. A questo punto disse che doveva andare dai miei zii perché lo stavano aspettando. Andò in bagno, lo sentii fare la pipì e farsi un bidé poi si rivestì e se ne andò via lasciandomi là da solo con il culo sfondato e senza nemmeno darmi la possibilità di venire anch'io. Decisi che per stavolta lui aveva vinto per due a zero ma se ci fosse stata un'altra occasione, come spero, toccherà a lui stare 'fermo due giri' dandomi la possibilità di giocare due volte. PICEROTTI

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