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Il Cugino Antonio

by Aprile_maggio


Quando ero ragazzo, fino alla mia adolescenza, andavo tutte le estati al paesello di mia madre. Un piccolo centro agricolo in Puglia. La mia era una grande famiglia ed avevo una marea di cugini con cui giocare e fare esperienze. Ma lui mi attirava piu’ di tutti: si chiamava Antonio, e aveva otto anni piu’ di me. Se ne stava sempre taciturno, lontano da tutti e da tutto, e guardava noi bambini con l’aria di chi si sente, ed e’ superiore. A me piaceva per la sua pelle ambrata, gli occhi grandi e nerissimi, i lunghi riccioloni neri dei suoi capelli che non tagliava apposta per far arrabbiare i genitori. Uno sguardo sempre torvo, quasi accigliato, le mani forti e grandi di chi lavora la terra e due labbra carnose, sensualissime, che ogni volta che mi salutava bramavo che rimanessero sulla mia guancia per molto piu’ di qualche secondo. E ricordo ancora quelle lunghe notti d’estate o i sonnellini pomeridiani nelle grandi camere fresche, in cui il pensiero di Antonio e delle sue grandi mani mi teneva sveglio ed eccitato per ore ed ore…. Poi gli anni passarono e da quando ho avuto sedici anni le mie estati le ho sempre passate lontano dal paese. Fino a che non ci raggiunse la notizia che era morto il nonno. Avevo 19 anni, ed accompagnai mia madre per i funerali. C’erano tutti, e una grande confusione in tutto il paese per la morte di un uomo anziano e molto rispettato. La mia famiglia al completo sfoggiava vestiti e visi da lutto, ma in mezzo a tutti spiccava lui, Antonio, con il suo vestito nero, la camicia bianchissima e la cravatta nera. I soliti capelli scarmigliati e il viso con l’abbronzatura di chi sta molte ore al sole per lavorare. Un corpo forte, tanto che i muscoli delle gambe sembravano scoppiare dentro ai pantaloni. Mi avvicinai per salutarlo e lui mi guardo’ appena, ma il suo sguardo mi fece bollire il sangue nelle vene. La sera dello stesso giorno ci ritrovammo in casa dei parenti. Io cercavo in tutti i modi di attaccar discorso, ma lui faceva cadere ogni mio tentativo, fino a che non giunse l’ora di andare a dormire. I parenti erano tanti e dovevamo dividerci in piu’ case. Cosi’ la zia disse ad Antonio che io e lui potevamo andare a dormire in fattoria: era estate e una stanza con un grande letto c’era: “tanto siete cugini, vi conoscete, no?”. Io trattenevo a stento l’eccitazione e la gioia per la prospettiva di stare una notte intera a fianco al cugino dei mie sogni, mentre lui con malcelato disappunto si dirigeva fuori senza nemmeno aspettarmi. Per tutto il viaggio in macchina non disse una parola e guido’ come un indiavolato. Arrivati alla fattoria salimmo subito in camera: era una notte calda ma non soffocante e aprimmo tutte le finestre all’aria della notte, cosi’ che la luce della luna (che era piena e luminosissima) inondo’ la stanza e le lenzuola. Senza dire una parola si spoglio, nudo, e si mise nel letto. Solo dentro al letto mi disse che se volevo il bagno era di la’, che la luce non c’era e dovevo fare con la candela e che lui doveva dormire perche’ la mattina si alzava presto per gli animali. Zitto zitto e un po’ intimorito mi spogliai e mi misi a letto anch’io, cercando di avvicinarmi piu’ possibile a lui. Lo avevo visto solo di spalle, ma lo spettacolo dei suoi muscoli , del suo culo tondo e duro, delle gambe molto forti e pelose mi aveva eccitato come nulla al mondo lo aveva fatto. Ma li’, a qualche centimetro da lui potei assaporare il suo odore: forte e dolce insieme. Quegli odori che in citta’ non si trovano piu’ perche’ e’ fatto i campagna, di sapone di marsiglia fatto in casa, con un sottofondo di sudore e di dopobarba. Dalle finestre entrava uno spiraglio d’aria quasi fresca, ma sentivo che dal suo corpo arrivava, insieme a questi odori familiari ed erotizzanti, anche molto calore. Dio solo sa come ho resistito cosi’ a lungo, ma a un certo punto non ho resistito e allontanandomi solo un poco dal suo corpo , giusto per non toccarlo, cominciai a farmi una lunga, dolce, leggera sega, tenendo i miei occhi incollati alle sue spalle e naso e bocca ben aperti per raccogliere tutto il profumo che questo corpo possente e abbronzato emanava. Venni a lungo, e riuscii con grande sforzo a contenere i movimenti inconsulti e le urla che ogni volta che vengo metto. Lo sperma era molto (io vengo sempre con molto sperma, e con schizzi lunghissimi, anche se ho un normalissimo cazzo di 20 centimetri) e be avevo dappertutto, ma non mi importava nulla, ne di essere scoperto da lui ne di dover spiegare alle zie cosa era accaduto. Assaporai ogni momento di quella lunga sega e dei minuti che seguirono, fino a che il mio cazzo torno morbido. Cosi’ mi girai con le spalle a mio cugino e cercai di dormire, guardando la luce che filtrava dalla finestra aperta e le tende svolazzavano curiose ad ogni folata d’aria. Ero gia’ assopito, e quasi stavo dormendo, quando sentii che a poco poco il corpo di mio cugino si avvicinava al mio. Ad un certo punto si giro’ anche lui e sentii che il suo corpo era ancora piu’ vicino: potevo quasi toccare le sue gambe, mentre i piedi gia’ toccavano i miei. Con un movimento lentissimo cercavo di spingere piu’ indietro possibile il mio culo e le mie anche, fino a che sentii qualcosa: era il suo uccello, certamente, ma non capivo come era, quanto grosso e in quale posizione. Ero sempre piu’ eccitato, e cercavo di controllare i miei movimenti per evitare di svegliarlo ed assecondare la disposizione del suo corpo che morbidamente, nel sonno (o cosi’ credevo io…) si stava rilassando. Lentamente mi avvicinavo al suo corpo e piu’ sentivo i suoi arti e i muscoli delle gambe che aderivano al mio corpo piu’ il suo odore si faceva forte e il calore che emanava dal suo corpo sembrava sempre di piu. Ero eccitato e spaventato perche’ ancora non avevo capito se i suoi movimenti erano intenzionali o no, visto che sembrava abbandonato al sonno e il respiro era regolare. Ma continuavo la mia manovra di avvicinamento fino a che il suo uccello non aderi’ per bene alle mie natiche. Riuscii proprio ad appoggiarlo nel mezzo del mio culo, e sentivo che si trattava di un pezzo di carne proprio grosso. Era vero quello che dicevano i miei cugini quando eravamo piccoli che lui aveva il cazzone grosso. Grosso lo era veramente tanto, cosi’ mi sembrava almeno da quello che sentivo … A un certo punto mi resi conto che stava anche crescendo, prima ingrossandosi in circonferenza, poi allungandosi e cercando spazio in mezzo alle chiappe. Sembrava che il movimento del suo uccello non fosse intenzionale, bensi’ frutto del caldo, della vicinanza di un altro corpo morbido e del sonno che generalmente rilassa i muscoli. Ero a mille, credevo di impazzire, e continuavo a non capire se si trattasse di un caso o era tutto voluto, visto che il suo respiro continuava a esere regolare, giusto sul mio collo. Ma non riuscii a continuare per molto , cosi’ decisi di provare e nel modo piu’ lento e guardingo che mi riuscii portai le mie mani indietro e lentamente le avvicinai al suo uccello: era veramente un uccello molto grosso, e prima, quasi “per caso” avvicinai le mie mani col dorso, tanto per saggiare la sua reazione. Al contatto con le mie mani lui si mosse, come si fa nel sonno per trovare una nuova posizione, ma tutto quello che fece fu di strofinare l’uccello sul mio culo, le gambe sulle mie gambe e appoggiare una mano sulla mia chiappa destra. Allora capii che si trattasse di sonno o di sesso, potevo continuare e cosi’, finalmente, presi il suo cazzone nelle mie mani e lo strinsi piano. Fu come schiacciare il bottone di un ascensore, perche’ lui si strinse ancora piu’ a me e comincio un movimento molto lieve di su e giu’ nelle mani del suo coso che nel frattempo stava ulteriormente crescendo. Non so quanto fosse lungo, ma certamente era l’affare piu’ grosso che avessi mai provato: non ci stava nelle mie due mani, era nodoso, con molta pelle che andava su e giu ad ogni mio movimento. Una cappella grossa ma soprattutto due palle grosse come melograni e una specie di bosco di peli . Con una mano cercai di sentire fino a che punto i peli arrivassero (io impazzisco per i peli) e li sentii folti che salivano sulla pancia fino a dove non so… A quel punto il respiro comincio’ a farsi piu’ intenso e sentivo le labbra sul mio collo che sfioravano la pelle. Mio cugino era un po’ piu’ alto di me, ma di corporatura molto piu’ massiccia, cosi’ che lo sentivo quasi come una grande coperta su di me. Ora aveva allungato un braccio sul mio fianco e la sua mano era appoggiata sulla mia coscia, con il palmo aperto. Potevo sentirla tutta, nella sua intierezza, e copriva una buona parte della mia gamba. Tornai con tutte e due le mani a massaggiargli il cazzone, e cominciavo a sentire caldo. Il sudore imperlava la mia fronte ma anche lui cominciava a sudare di piu’ e l’odore era piu’ forte. A un certo punto capii che il movimento del suo bacino era sempre piu’ deciso e il cazzo sfregava nell’apertura delle chiappe quasi come a chiedere di entrare. Ora sentivo tutto il suocorpo sul mio: i peli del petto sfregavano sulal mia chiena e la mano ora faceva una pressione sulla mia gamba, andando anche un po’ su e giu. Ma quello che gli piaceva di piu’ (credo) era certamente il mio culo, perche’ tutto il suo corpo aderiva al mio in modo tale che il cazzo, ormai scivolato fuori dalle mie mani, spingeva sul mio buco come a voler entrare. E la sua bocca aveva preso a mordicchiare i lobi delle orecchie, con lunghe slinguate sul collo. Si stava infoiando anche lui, ma avevo paura che mi volesse veramente scopare, perche’ un coso cosi’ non lo avevo mai preso. Cosi’ riempii di saliva le mie mani e gli srinsi il cazzone dentro, sperando che con qualche abile movimento, lui potesse venire. Invece questo lo fece eccitare ancora di piu’ e i movimento dell’uccello ormai erano sempre piu’ decisamente rivolti al mio buco del culo. Anche lui porto’ la mano alla bocca, la riempii di salva e se la passo’ sulla cappella e comincio ad appoggiarla sul mio buco che nel frattempo era stato un po’ aperto da un paio delle sue dita. Mi sentivo morire: era una sensazione mai provata, col suo fiato sul collo, le labbra carnose che mi baciavano e mi leccavano e sul punto di essere infilzato da un nodoso bastone scuro di quasi 30 centimetri. Ma lui era deciso e un po’ alla volta, molto, molto lentamente fece entrare quell’affare dentro al mio buco, in un modo tale che non solo non sentii nessun dolore, ma mi resi conto di essere ormai suo solo quando piu’ della meta’ del suo cazzone era gia’ dentro. Scopava come nessuno mi aveva mai scopato, lentamente ma decisamente, sempre mordendomi il collo e leccandomi le orecchie e tenendomi con le sue grandi mani il bacino . Mi sentivo immerso nel suo odore, nel sudore, nella luce della luna e sentivo il suo corpo dappertutto. Lui era silenzioso, solo ogni tanto emetteva qualche piccolo gemito, ad ogni nuovo colpo del suo cazzo, ad ogni nuovo centimetro dentro di me. Fino a che tutto entro’, ed allora, dopo un attimo di tregua, i movimenti divennero piu’ decisi, il respiro piu’ corto e affannoso, i morsi sul collo piu’ duri. Le sue mani facevano presa sui miei fianchi che sembrava di acciaio, eppure non avevo la sensazione di essere bloccato, bensi’ mi sembrava che tutto fosse molto fluido, che i nostri copri scivolassero uno sull’altro, mentre il suo cazzone stantuffava sempre piu’ profondamente in me. Ed io mi abbandonavo ai suoi movimenti, al suo odore, a tutto il suo corpo. A un certo punto le sue mani lasciarono la presa dei mie fianchi e mi abbraccio in un modo che non dimentichero’ mai. La bocca ora era aperta e ansimava senza piu’ ritegno e i movimenti delle anche erano lunghi e profondamente faceva entrare il suo bastone nel mio culo ormai bagnato di umori e di sudore, fino a che non sentii l’ultimo dei suoi movimenti e l’ultimo dei suoi respiri. Non so per quanto tempo mi venne in culo, so soltanto che anch’io stavo venendo senza che nemmeno mi fossi toccato, ed e’ stata l’unica volta che mi e’ successo. Rimanemmo cosi’ per una eternita’, con l’aria fresca che accarezzava i nostri copri. Lui passo dolcemente dal godimento al sonno, mentre io non riuscii a dormire per l’eccitazione pazzesca che ancora mi costringeva a sentire tutto il suo corpo contro il mio, tanto per accertarmi che non fosse stato un sogno. Quella notte piansi dalla gioia, mi sentivo felice. La mattina dopo si sveglio mentre lo stavo guardando: ed e’ l’ultimo ricordo che ho di quella notte: il suo corpo caldo dormiente, le labbra semichiuse, qualche goccia di sudore, le grandi mani nodose aperte e questo forte odore di cui ormai mi sentivo completamente impregnato. Appena sveglio si butto giu’ dal letto, imprecando che era tardi, entro’ in bagno per lavarsi, ne usci’ ancora seminudo con quella mezza erezione del mattino che rende gli uomini terribilmente eccitanti. Lo guardai vestirsi, e scomparvero cosi’ i suo forti muscoli, il petto ricoperto di peli neri, che si trasformavano in un filo che correva sulla pancia, giu’ giu’, fino al folto cespuglio del pube. Cazzo e palle scure, molto grossi ma ancora morbidi, scomparvero presto in una tuta di lavoro. Poi si giro’, aveva la faccia della sera prima, e con sguardo torvo e duro mi fisso’ e disse “stanotte non e’ successo niente”. Da allora non l’ho piu’ visto. 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