Le regole del desiderio Capitolo IV. Davide Il collegio del Divin Gesû e Antonio da Sales si ergeva imponente sull’alta collina a circa 20 km dal borgo di San S…, dove aveva sede il comando di polizia nonché l’abitazione di Maurizio. Si trattava di uno storico edificio già occupato a suo tempo dai Gesuiti e, in seguito allo scioglimento della Compagnia, dato in affidamento ai Salesiani, che l’avevano trasformato in un rinomato collegio per ragazzi di famiglie abbienti. Lo storico edificio vantava un’ala dotata di un portico decorato con famosi affreschi del Signorelli e del Sodoma, per cui veniva visitato regolarmente anche da molti turisti e appassionati d’arte. Maurizio, che era di estrazione popolare, non aveva certo intenzione di affidare l’istruzione di Davide ad un ambiente cosî elitario; ma gli si era presentata la grande occasione di pagare una retta molto ridotta a causa di un grosso favore che aveva fatto al Direttore del Collegio, Padre Ettore, coinvolto in un oscuro fatto di maltrattamenti e atti osceni nei confronti degli allievi, scagionandolo e mettendo a tacere i vari pettegolezzi dall’alto di comandante della Stazione di Polizia. Dopo una rapida corsa in mezzo alla magnifica campagna, la grossa moto si inerpicô lungo l’ultima salita, fermandosi con un ultimo rombo nel piazzale del convento. Lentamente Maurizio smontô dal bolide, si tolse il casco e rimase un minuto in ammirazione dello splendido panorama che che si stendeva ai suoi piedi: i campi dorati formavano un meraviglioso mosaico alternandosi con i campi verdi di medica, mentre gli alberi da frutto, carichi all’inverosimile costeggiavano la strada e il fiume che pigramente scorreva in ampie curve nel fondo della valle. Maurizio staccô un’albicocca matura da un albero e la morse lentamente mentre osservava il magnifico panorama; poi ebbe la sensazione di essere osservato e si voltô di scatto: a circa 10 metri, Padre Ettore lo stava osservando in silenzio, quasi non volesse interrompere la visione di quell’uomo magnifico che si stagliava contro il bordo del terrazzo. Padre Ettore era un bell’uomo sulla cinquantina dai lineamenti fini e regolari; doveva essere stato un biondo, ora aveva i capelli che davano sul bianco e gli conferivano un’aria che incuteva un misto di rispetto, santità , ma anche una dolcezza quasi femminea, che contrastava con i lineamenti virili e marcati del poliziotto. Si avvicinô a Maurizio e gli strinse calorosamente la mano, mentre con l’altra gli toccava il possente bicipite e lo stringeva, quasi a constatarne la durezza. Davide ê quasi pronto, disse Ettore, ma si accomodi un momento nel mio studio, ho bisogno di dirle qualcosa su suo figlio. Padre Ettore lo fece accomodare nel suo studio, una stanza piena di libri, con al centro una semplice scrivania e un PC. Il poliziotto si accomodô in una poltroncina davanti alla scrivania, abbastanza scostato da lasciare in bella vista il grosso pacco che gli tendeva i pantaloni blu della divisa tenendo le gambe piuttosto divaricate e non gli sfuggî lo sguardo carico di sensualità che Don Ettore gli lanciava. Dopo alcuni discorsi preliminari, Ettore incominciô a parlare dell’educazione che stava impartendo ai ragazzi del collegio e si addentrô in particolari sui progressi e il buon comportamento di Davide, che andava senz’altro premiato, anche se ultimamente era molto calato di rendimento. Il ragazzo sembrava infatti sempre assorto in un mondo tutto suo, socializzava poco con gli altri ragazzi e .. soprattutto gli dava da pensare per alcune cose che non sapeva bene se era il caso di dire a suo padre. Maurizio disse che era suo diritto sapere tutto quello che riguardava suo figlio e che, inoltre, sapeva bene cosa passava in testa ai ragazzi di quella età, in fondo ci erano passati tutti. Ecco, disse Ettore, il punto ê che non mi sembra che sia orientato, in certe faccende, come la maggior parte dei ragazzi, lei capisce cosa intendo.. Sinceramente no, disse Maurizio, si spieghi meglio, padre. Ecco, disse Ettore, prendendo un grosso fascio di fogli da disegno, lei sa bene che suo figlio ê particolarmente dotato per il disegno a mano libera e siccome gli piacciono molto gli animali, si dedica spesso a fare dei magnifici ritratti dei cavalli della nostra tenuta. Cosî dicendo gli porse alcuni dei disegni fatti da Davide: alcuni magnifici chiaro-scuri con teste di cavallo, o talvolta anche l’animale intero. Il problema ê che, a sua insaputa, sono andato a cercare un disegno che mi aveva colpito perchê lo volevo fare incorniciare e regalare a Don Angelino per i suoi 60 anni, e che in mezzo ai disegni di cavalli ho trovato anche ..questi. Porse un fascio di fogli al Capitano, che rimase letteralmente senza parole, prima di arrossire violentemente. Tutti i disegni ritraevano un enorme fallo, magistralmente ritratto in chiaro scuro, con tutte le venature in rilievo, la grossa cappella libera e lucida, il meato aperto e umido, mentre due grosse palle pelose pendevano al di sotto di esso; l’enorme, turgido membro usciva da una fitta foresta di peli neri ed arricciati. Ma la cosa che provocô il rossore di Maurizio era che sotto ogni disegno era scritto in grande e a stampatello: IL CAZZO DI PAPA’. A Maurizio occorse qualche secondo per riaversi, poi cercô di buttarla in ridere con una battuta, dicendo: Beh, direi che ê proprio lui, mi chiedo come faccia a sapere che ê fatto cosî e di queste dimensioni! Padre Ettore rispose, non si sa fino a quanto scandalizzato: Capitano, capisco che il suo orgoglio maschile ne puô essere solleticato, ma non crede che dovrebbe parlare a suo figlio e dirgli che .. alla sua età dovrebbe ..pensare o disegnare un altro genere di cose? L’uomo sorrise, pensando tra di sé: da che pulpito..E poi c’ê un altro particolare, disse Ettore, e cioê la storia del cetriolo. Vede, l’ortolano Dobromir, mi ha riferito che ha visto sparire dall’orto alcuni cetrioli, particolarmente lunghi e grossi i cui semi si era portato direttamente dalla Bulgaria. Ora un nostro allievo, Romeo, che ê abituato a fare la spia, mi ha riferito che Davide li ha presi, ma non per mangiarseli,.. lei capisce vero? A Maurizio scappava da ridere, ma si mantenne serio ed anzi si ripromise di far provare il vero cetriolo al bel Romeo, era solo questione di giorni; bastava che lo indicasse all’appuntato Rodolfi. Disse un po’ distrattamente: Lei sa, Padre, che i ragzzi a quell’età sono molto curiosi riguardo all’organo che vedono crescere praticamente di giorno in giorno e .. si, le prometto che gliene parlerô con franchezza..A questo punto la conversazione ebbe termine perché Romeo si affacciô alla porta per annunciare che Davide aspettava il padre in portineria. Il Capitano si alzô lentamente e incrociando lo sguardo di Romeo portô la mano pelosa sul grosso pacco, palpandoselo senza ritegno, e senza smettere di guardare fisso negli occhi il ragazzino. Questi arrossî violentemente, ma non distolse lo sguardo dall’oggetto della sua curiosità; al chê Maurizio gli lanciô un sorriso maligno, strizzandogli l’ occhio. Giunto in portineria vide Davide con la sua sacca, pronto a partire, precipitarsi verso di lui abbracciandolo con calore. Ciao, papà disse Davide, non vedevo l’ora che arrivassi, disse il ragazzo stringendosi al forte torace del padre. Il contatto con quel corpo caldo, magro ma ben proporzionato, diede a Maurizio un brivido: si rivedeva alla sua età, pieno di curiosità e di desideri. Tra l’altro Davide sembrava il ritratto paterno in via di formazione, piû esile, ma con gli stessi begli occhi bruni, i lineamenti regolari e la grazia dei movimenti ancora tipica dell’adolescenza. Maurizio si sentiva trasportato verso di lui, ma la cosa singolare era che, frammisto all’affetto paterno sentiva iniziare a fremere la bestia che portava tra le gambe, e che incominciava a muoversi nei momenti piû inaspettati. Tra l’altro la rivelazione di Padre Ettore, l’aveva sconvolto: ma, si diceva, che male ci sarebbe nel farglielo vedere dal vero, visto che lo desiderava tanto- in fondo erano uomini. Cercando di distogliere la mente da quei pensieri libidinosi, salî sulla moto, mettendola in moto e invitandoil figlio a sedersi dietro di lui. Si aspettava che Davide si reggesse con le mani dietro la sella, ma il ragazzo lo strinse invece alla vita, facendogli sentire ancora una volta il calore del suo corpo. Davide era al settimo cielo nell’abbracciare quel corpo possente e muscoloso, al confronto del quale il suo sembrava un fuscello. L’odore del sudore di suo padre, unito al delicato profumo di acqua di Colonia, lo eccitava da morire e doveva tenere il pube lontano dal retro di suo padre, per paura che sentisse la forte erezione che lo tormentava. I pensieri di suo padre, nel frattempo andavano alla sconvolgente rivelazione di Padre Ettore: si sentiva lusingato, eccitato ma anche imbarazzato da quello che aveva visto disegnato e pensava che sarebbe stato difficile resistere in casa con il ragazzo per due mesi senza riuscire a toccarlo. Improvvisamente gli venne un’idea: vista la sua passione per i cavalli, perché non mandarlo a far pratica presso il centro ippico di John? L’unica cosa che lo frenava era che John era noto per farsi regolarmente i garzoni e gli stallieri che gli capitavano sotto mano e piû di una volta aveva dovuto mettere a tacere le lamentele dei genitori dei ragazzi (ma mai dei ragazzi stessi) quando avevano scoperto il trattamento riservato ai figli. Il fatto ê che John era noto tra gli amici per il suo arnese sesquipedale e spesso i ragazzi che ne subivano i ruvidi assalti, restavano alcuni giorni senza poter camminare. Ma mentre la grossa moto scendeva dai tornanti e il Capitano faceva sentire al figlio l’ebbrezza della velocità, l’uomo sentî che lentamente le mani che lo tenevano strette ai fianchi scendevano sempre piû giû, dapprima timidamente, ma poi con maggior coraggio e decisione fino all’altezza del suo inguine: quando infine raggiunsero il grosso pacco che gli tendeva i pantaloni, la risposta della bestia non si fece attendere. Maurizio maledî allora il fatto di non essersi liberato durante la seduta mattutina di ginnastica o sotto la doccia, visto che ormai una spaventosa erezione gli tendeva la stoffa dei pantaloni, sollecitatata dal tocco leggero e voluttuoso del ragazzo. Finchê, ormai al limite della sopportazione, il poliziotto fermô la moto in corrispondenza di un casolare che sapeva disabitato da qualche tempo. Senza dire parola, Maurizio aprî la porta rugginosa e fece un cenno al figlio di seguirlo. Si trovarono in un ambiente fresco e polveroso, ancora perfettamente arredato con un tavolo ed un grande divano: Maurizio guardô con un sorriso il figlio che aveva abbassato vergognosamente gli occhi e gli disse di inginocchiarsi davanti a lui. L’uomo si era posto a gambe divaricate davanti a lui, e con il suo aspetto da macho sembrava la stessa immagine di un dio greco. Quando Davide fu inginocchiato davanti a lui, prese la testa del ragazzo e l’accostô al pacco enorme e teso che protendeva tra le cosce muscolose e disse a bassa voce: E’ ora che faccia conoscenza con l’oggetto che hai tanto desiderato ultimamente e che hai stuzzicato in continuazione durante questo tragitto in moto. Incomincia col baciarlo, disse con voce bassa e sexy, spingendo la testa del ragazzo contro il pube. Il ragazzo accostô il volto alla patta, inalando il forte odore di maschio; dopodichê vide il padre che tirava giû la zip della divisa e lo tirava fuori. Ora , davanti a sé stava l’oggetto dei suoi sogni, il cazzo che l’aveva generato, ed era eretto, grosso, duro, completamente scappellato e, soprattutto, di dimensioni assolutamente impensabili. Ti piace il mio cazzo, eh? disse il padre al figlio che lo fissava come trasognato. Il ragazzo lo strinse con una mano, ma le dita non riuscivano a chiudersi, tanto era grosso. E’ meraviglioso, si sentî mormorare quasi involontariamente, mentre lo fissava trasognato. Dai succhialo, fallo godere, continuô l’ufficiale; Davide accostô le labbra e alla pressione della grossa cappella lucida si trovô ad aprire la bocca istintivamente per accoglierla. Il sapore salato, unito alla sensazione di delicata morbidezza della mucosa del glande, ma anche la sua enorme grossezza e turgidità gli diede una sensazione di enorme piacere: finalmente possedeva la parte piû intima, significativa e virile del padre: lo sentiva pulsare con il ritmo dei suoi battiti cardiaci e gli pareva veramente di essere entrato a far parte del suo essere. Istintivamente incominciô a muovere la lingua e presto la reazone dell’uomo non si fece attendere: "Ohhh,siii. Ohhhhh, siiiii!.", urlô il capitano con voce roca, mentre afferrava ancora piû forte il ragazzo per le spalle, “usa la lingua attorno alla cappella, da bravo, stai diventando un gran succhiacazzi!” e cosî dicendo continuava a spingere l’enorme asta sempre a piû a fondo. Ogni tanto la toglieva di bocca al ragazzo, anche per farlo respirare e Davide poteva ammirarlo in tutta la sua superba grossezza e lunghezza, con l’enorme cappella lucida di saliva, rossa , con la grande corona in stupendo rilievo dietro la quale stava arrotolata la pelle, ormai tirata indietro sino allo spasimo, in modo da lasciare posto ai piccoli colpi di lingua del ragazzo, che insistendo con maestria su quel solco dove risiede la maggior parte della voluttà maschile, stava portando l’uomo al massimo del piacere. Ma poi l’uomo si lasciava trascinare dall’istinto di fare penetrare il suo enorme arnese sempre piû in profondità, incurante degli sforzi del ragazzino per non vomitare, deciso a fargli provare tutte le sensazioni che l’enorme virilità sapeva dare, esplorando i recessi piû profondi della gola del ragazzo, in una splendida e oscena anticipazione di quello che gli avrebbe fatto dall’altra parte del tratto intestinale. Le mani del ragazzo carezzavano senza sosta le cosce muscolose e il solido culo di suo padre, mentre l’uomo continuava nella sua oscena battaglia tra la testa del suo organo e la lingua che l’avvolgeva, la palpava, e cercava di vincere la battaglia in modo da ridurgli l’enorme turgore. A questo punto il poliziotto incominciô a fottere con forza la bocca del ragazzo, deciso a trovare il suo definitivo piacere con il gusto della penetrazione, come se la bocca fosse solo un buco paragonabile al culo o alla figa, senza aspettare la lenta e voluttuosa danza della lingua attorno alla cappella."Sii, , Davide, succhiami il cazzo, prendi il cazzo di papà, il mio grosso, duro, pulsante cazzo di uomo! Dopo questo cazzo non desidererai altro che prenderlo sempre, nella bocca, nel culo, dappertutto! Ma tutte le volte ripenserai al mio di cazzo, perché il primo che si prende ê quello che conta: ê successo cosî a me con mio padre e succederà sempre ai ragazzi sverginati dal cazzo che li ha generati! Davide era esterrefatto da quelle parole, dal modo volgare di esprimersi di suo padre e soprattutto dall’incredibile rivelazione che gli aveva fatto. Maurizio era vicino all’orgasmo e le sue gambe incominciarono a tremare mentre veniva scosso come da violenti scossoni. Il suo gemito estatico diventô semptre piû forte, finchê, spingendo con forza a sê la testa del ragazzo, le dita immerse nei suoi capelli ricci, proruppe nel piû squassante degli orgasmi. Fu allora che inarcô il corpo all’indietro e incominciô a schizzare il suo carico di denso, virile e cremoso sperma, nella gola del ragazzo. "Ohhhhhh, porco D….!. Ohhh, ingoia, D…porco.!", l’uomo bestemmiava di liberazione, mentre il suo corpo ondeggiava e rabbrividiva, la mente completamente sommersa dall’orgasmo. A questo punto anche il ragazzo non resistette piû, e, tiratolo fuori, incominciô a menarsi l’asta furiosamente: aveva già un uccello discreto, sui 16 cm di lunghezza, piuttosto ricurvo e coronato da una grossa cappella. Ma fu a questo punto che suo padre sfilô dalla bocca l’enorme cazzo ancora sgocciolante di sborra e di saliva e con una mano lo strinse insieme a quello del ragazzo. Era incredibile vedere la differenza dei due membri, dal momento che quello del padre era il doppio in lunghezza e grossezza rispetto a quello del figlio! Al magico contatto con l’organo desiderato, Davide piegô la testa con la bocca aperta e si lasciô andare ad un lamento di estasi, mentre suo padre, con alcuni colpi bene assestati della sua forte mano pelosa gli impartiva il desiderato orgasmo. Dai sborra, disse l’uomo, fai vedere a papà quanta sborra hai nei coglioni. Davide non resistette a lungo e con un urlo eruttô 5-6 zampilli di bianco sperma che andarono a colpire il petto peloso di suo padre e anche le sue braccia muscolose. Adesso devi pulirmi, disse ridendo l’uomo, e impose al ragazzo di leccargli la sborra che gli intrideva la selva di peli neri che gli coprivano i pettorali. Dai voltati, disse l’uomo, voglio sverginarti in culo! Cosî dicendo Maurizio mise una mano nel morbido solco del ragazzino e, trovato il roseo buchetto, gli infilô tutto in una volta il dito indice. Ahi, disse il ragazzo, fai piano, ma l’uomo ormai infoiato lo stava piegando contro un tavolo con chiara intenzione di togliergli la verginità anale. Fu allora perô che un forte rumore alla porta si fece sentire; l’uomo allora bestemmiô e cercô di ricomporsi tirandosi su i pantaloni e rimettendosi la giacca di cuoio.
(continua)
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