Gay Erotic Stories

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Bulli di Paese, Parte 3

by Ganimede


Stavo per tirarmi su’ le mutande e il resto che, ancora piegato a 90 gradi, mi sento spingere verso il cofano dell’auto su cui era disteso lungo il barista, da uno degli altri due ragazzi che fino ad allora avevo ignorato. E mi sento dire: “Che fai, a noi ci lasci col cazzo asciutto? Lo so che tra le gambe non c’abbiamo la nerchia grossa come quella di Marco (era il ragazzo che poco prima mi aveva inculato), ma pure noi due siamo eccezionali montoni”. Ero sfinito, avevo il culo in fiamme, e non cercavo altro che un po’ di riposo dopo tanta cavalcata, ma pensai che una situazione del genere non era poi cosi’ consueta: tre o quattro gran bei pezzi di cazzo tutti per me, nello stesso giorno e per di piu’ nel giro di poco tempo. Pensai che dopo il passaggio nel mio culo di un carroarmato di sfondamento quale era il cazzo di Marco, tutti gli altri cazzi del mondo potevano andare e venire a piacimento su nel mio intestino per quanto tempo e spazio volessero, senza nessuna difficolta’. Senza commentare, mi poggiai col busto sul cofano dell’auto, mi misi alla pecorina, e divaricai abbastanza le gambe. Dissi allo scopatore di turno: “Senti, toscano del cazzo, se ti do’ l’onore di fottermi il culo, vedi di darti da fare per bene, ma sappi che sono piuttosto stanco, e ce n’e’ un altro dopo di te che sembra sta morendo dalla voglia di approfittare anche lui della mia generosita’: per cui gradirei che ti dessi una mossa a sborrare, ma soprattutto stavolta fai tutto da te”. Il mio buco era gia’ bello lubrificato dalla sborra di Marco che imbrattava le pareti interne del mio culo e completamente spanato, per cui non fu difficile per lui entrarmi dentro tutto e in un solo colpo. Il mio nuovo montone si dava veramente da fare con il mio sedere, e la cosa era tutt’altro che spiacevole. Mi afferro’ con entrambe le mani le mie spalle e serro’ le dita; io inarcai la schiena per fargli capire che gradivo il trattamento, e lui continuo’ a ficcare sempre piu’ in profondita’ e sempre piu’ brutalmente: era proprio un selvaggio quel ragazzo. Quando era tutto dentro continuava ancora a spingere; sembrava che volesse entrare in me con tutto il suo corpo, passando dalla porta posteriore. Rimanendo saldo sulle sue gambe si dimenava come un forsennato fino a schiacciarsi le palle gonfie e sudate contro le mie chiappe. Stava godendosi quell’inculata come se fosse l’ultima della sua vita. Mi voltai per vederlo all’opera: contraeva i suoi addominali fino all’inverosimile, credevo che gli sarebbe uscita l’ernia, ma lui selvaggiamente macinava a piu’ non posso. Quando affondava la mazza, le mani serrate sulle mie spalle, mi tirava verso di se’ per sprofondare sempre piu’ dentro. Ad un certo punto allungai una mano tra le mie gambe divaricate e da sotto il mio cazzo gli afferrai la sacca delle sue palle. Dal grugnito che emise, capii che aveva gradito quella mossa, per cui presi a massaggiargliele con cura: le soppesavo, le tastavo, le solleticavo e gliele strinsi alla base tirando dolcemente ma decisamente. “Sto per godere, molla la presa. Voglio sborrarti sulla schiena e tra le chiappe, dai”. Lasciai i due globi di carne che dondolavano tra le sue gambe e lui velocemente con una mano si prese il suo arnese alla base e lo slitto’ fuori dal mio buco; quindi, tutto impiastrato della sborra di Marco e del suo liquido prespermatico, prese a strofinare il cazzo tra le mie chiappe sode e turgide, come fosse un hot-dog tra due meta’ di un panino. L’asta rimaneva imprigionata tra le mie chiappe che, avide come il buco del mio culo, non lo lasciavano sfuggire, mentre ritmicamente la cappella viola vi faceva capolino. Poche spinte furono sufficienti per farlo eiaculare come un vulcano: spruzzo’ sei grossi schizzi di liquido color avorio, caldo e viscido lungo la mia schiena scoperta, e con le ultime strizzate di cazzo spalmo’ le rimanenti gocce di sborra sull’apertura del mio buco, mischiando il suo succo con quello di Marco che ne fuoriusciva. E continuo’ a strofinare la cappella insozzata sull’entrata di quell’antro peloso e accogliente. Mancava l’ultimo stallone di quella allegra compagnia. Devo dire che proprio perche’ era l’ultimo, avendo assistito a tutti e tre gli spettacoli che avevo inscenato precedentemente, era veramente pronto all’esplosione. Sebbene avessi la bocca stanca per i due pompini che avevo professionalmente fatto al barista, il mio culo era veramente infiammato e irritato. L’inondazione di liquido spermatico che aveva subito il mio culo, mi aveva appagato sessualmente ma sinceramente non era riuscita a spegnere il fuoco che bruciava le mie budella. Per cui dissi al ragazzo: “E’ inutile che insisti per scoparmi il culo, per oggi da dietro non passa piu’ nessuno. Mi puo’ anche dispiacere che sia tu a trovare il passaggio chiuso. Oggi, la vostra gente ha svuotato nel mio intestino, tutto quello che potevo ricevere. Se ti va bene mi fotti la faccia, ma sarai solo tu a fare tutto il lavoro; altrimenti ti attacchi al cazzo, metaforicamente parlando. Io ti do’ solo un paio di labbra che come un guanto di velluto si chiuderanno sul tuo cazzo e non lo lasceranno scappare finche’ non ti sarai prosciugato le palle, ma non ho la forza di leccarti o succhiarti. Ok ?”. Beh, a pensarci bene, per come gli avevo posta la questione, non ci voleva molto a decidere quale delle due alternative risultava quella piu’ interessante. Senza dire nulla lo vidi sfilarsi dalle gambe pantaloni e mutande che prima, quando aveva tirato fuori la mazza per smanettarsela e per stirarsi le palle, si era calate solo fino alle ginocchia. Allora io mi misi a sedere a terra, con qualche difficolta’ nel posizionamento, accanto all’auto, tirando la testa leggermente all’indietro per poggiarla al cofano, e aprii la bocca, socchiudendo gli occhi. Lui mi si paro’ davanti, a gambe larghe, sopra di me, puntandomi il cazzo in direzione della bocca. Aprii gli occhi e notai che pure questo qui non era proprio un cattivo bocconcino; solamente ero veramente distrutto, e non potevo fare niente se non accoglierlo a bocca aperta, appunto. Mi entro’ in bocca tutto con un’unica, potente spinta, e io subito chiusi a ventosa le labbra su quello scettro carnoso e nodoso di una dozzina e mezzo di centimetri, e lo lascia prendere il ritmo. Fin da subito affondava tutto quello che aveva disponibile, dentro la mia bocca, arrivando a urtare le palle contro il mio mento. Poi si ritraeva velocemente e ritmicamente. Mise un piede sul paraurti dell’auto contro la quale avevo appoggiato la testa, divaricando ancora di piu’ le cosce e mostrando apertamente due belle palle rosse e pesanti e leggermente pelose. In quella posizione, evidentemente, poteva muoversi meglio e godere ancora di piu’. Devo dire che in un altro momento, mi sarei preso cura volentieri e direttamente tanto dello scettro, lungo e dritto, quanto dei due globi pelosi e arrossati, del magnifico principe che avevo davanti. Poche ficcate dopo, ben piantato con i piedi a terra, lo sentii irrigidirsi sulle gambe, contrarre gli addominali. Contrariamente a quello che gli avevo annunciato, entrai in azione anch’io ma solo alla conclusione dello spettacolo: con entrambe le mani gli afferrai le natiche e, aiutandomi con le dita per spalancargli le chiappe, gli ficcai un dito nel culo, e lo attirai con forza a me in modo da avere il suo cazzo direttamente giu’ in gola. Un urlo di godimento e di estasi, simile al ruggito emesso da un leone quando si accoppia, scappo’ dall’unica gola libera tra la mia e la sua: “GOOOOOOODO. SIII’ GOOODO. GODO. GODO. GODO. GODO. GODO. GODO.”. Proprio cosi’, un grido animalesco e relativa spiegazione della sensazione che stava provando, per ogni bollente schizzo di sborra che mi sparava giu’ dritto in gola. Fu’ quasi emozionante, da pelle d’oca. Mentre si staccava da me per riprendersi l’arnese, io con la lingua e le labbra glielo ripulivo bene bene. Nonostante tutto quello di cui avevo riempito il mio intestino e il mio stomaco, mi sentivo a quel punto svuotato, veramente privato delle forze. Mi ripulii la bocca con il dorso della mano, mi alzai raccogliendo le mie cosine, risistemandomele addosso, diedi uno sguardo al gruppo di ragazzi: chi era sdraiato sulla strada, chi era seduto su un muretto, chi si stava accendendo una sigaretta, avevano comunque un’aria di appagamento e di mollezza tipica dei momenti seguenti ad una lunga scopata. Non era necessario fare notare a tutti come avessi in qualche modo mostrato a lor signori come si sbagliassero circa le capacita’ di applicarsi agli impegni presi, l’abilita’ di portare a termine i lavori, e la generosita’ del sottoscritto. Presi finalmente la strada di casa, per tuffarmi nel mio letto senza neanche darmi una lavata, cosi’, senza aprire bocca… Beh, penso che era pure il momento di tenerla chiusa la bocca, oltre che di serrare il buco del culo. La mattina dopo, mi svegliai che erano le 13:00. Scesi giu’ al piano terra per andare in bagno e fare una doccia. Incontrai mio cugino che mi disse: “E’ successo qualcosa ieri sera, dopo che ci siamo lasciati? Sai, io t’ho aspettato, qui in casa, ma dopo un po’ sono andato a letto. Dimmi, la giacca l’hai recuperata, o quei ragazzacci ti hanno fatto qualche scherzo?” Risposi: “Si’, certo che l’ho recuperata. Ma perche’ mi fai queste domande?”. E lui ancora: “Mi hanno detto che c’e’ stato del movimento strano ieri notte in paese, vicino ai parcheggi, addirittura hanno sentito delle urla. Sei sicuro che e’ tutto a posto?”. Mi guardava e mi poneva quelle domande con un’aria un po’ preoccupata e ansiosa, forse deve aver notato l’espressione interrogativa della mia faccia. Continuo’: ”Sai, conosco abbastanza bene i ragazzi del posto, e anche tu ieri hai visto come la pensano sulla gente che vive in citta’; non sono cattivi, non farebbero male a nessuno, ma l’impressione che danno e’ sicuramente ben diversa.” Io conclusi: “Non ti preoccupare, non e’ successo nulla che non potessi tranquillamente gestire. Diciamo solo che c’e’ stato uno scambio di vedute, e che per convincerli che si sbagliavano ho usato un metodo non proprio ortodosso. Sono sicuro che comunque deve essergli rimasto ben impresso; si’, lo ricorderanno per un bel po’ di tempo”.

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