Gay Erotic Stories

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Caldo Weekend, Part 1

by Marcus


Venerdì Mi chiamo Tommaso ho 37 anni vivo in un piccolo paese dell'Emilia Romagna. Sono felicemente sposato con Augusta e ho un figlio di sedici anni, Luigi. La storia che sto per raccontarvi inizia due settimane fa. Mia moglie era andata a trovare la madre a Piacenza e Luigi era voluto andare ad accompagnarla. Mi si prospettava un caldo weekend da solo. Libertà, dissi a me stesso. Due giorni di libertà assoluta. Il venerdì sera tornai dal lavoro che Augusta ed Riccardo erano già partiti. Così mi misi davanti alla TV a vedere i canali sportivi non senza una buona scorta di panini. Andai a letto presto. La mattina dopo venni svegliato di buon ora dal campanello. Andai ad aprire dopo essermi infilato i boxer. Era Riccardo, un amico di Luigi che lo cercava per la partita di basket del sabato. Accolse con stupore la notizia che Luigi era partito e che non sarebbe tornato fino alla domenica pomeriggio. Lo invitai ad entrare per una colazione veloce. Parlammo del caldo che si faceva sentire nonostante non fossero ancora le nove. A un certo punto gli chiesi se voleva aprofittare della piscina. Rispose di sì. ‹ Stavo giusto per fare una nuotata anch'io. ‹ Dissi. Andai nella mia camera per indossare un costume da bagno e chiesi a Riccardo di prenderne uno di Luigi, poi mi avviai verso la piscina. Ero già in acqua quando arrivò anche Riccardo. Indossava un paio di slip rossi che facevano un bel contrasto con la sua pelle ambrata. Non potei fare a meno di notare il suo corpo liscio e compatto e gli slip che a malapena contenevano un pacco veramente grosso. Cominciai a sentire un certo languore alla bocca dello stomaco. Una sensazione mai provata prima. Mi resi conto che il mio cazzo pulsava. "Che fai Tommaso? Ti ecciti per un ragazzo? E che per di più potrebbe essere tuo figlio?" Provai a scacciare quella sensazione con due vasche fatte per bene. Intanto Riccardo seduto sul bordo della piscina guardava verso di me. ­ Lei nuota molto bene. ‹ Disse. Lo ringraziai invitandolo ad entrare in acqua. Si immerse, lo sbalzo di temperatira gli fece indurire i capezzoli color melanzana. ‹Non sono granché a nuotare. ‹ Si giustificò. In effetti non era granché, teneva il bacino troppo basso e la testa in alto. Come avrei fatto con Riccardo lo afferrai per i fianchi e lo assetati sul pelo dell'acqua tenendogli una mano tesa sotto allo stomaco. ‹ Devi scivolare a pelo dell'acqua. ‹ Dissi. ‹ Su col bacino, schiena dritta, gambe tese, testa come se stessi dormendo sull'acqua. Sentivo sotto la mia mano la compattezza dei suoi addominali, morbidi e turgidi allo stesso tempo. Il suo fianco sfiorava il mio torace. Facendogli fare un mezzo giro in acqua lo misi nella posizione del morto. Ora la mia mano destra lo teneva per le natiche, sode come otri stracolmi. Riccardo mi guardò. ‹ Luigi è un ragazzo fortunato disse. Sorrisi al ragazzo, senza rendermene conto la mia mano sinistra si era appoggiata alla sua coscia glabra e sottile. Sulla superficie affiorva la rossa protuberanza del suo pacco. Come se avesse paura che lo lasciassi andare mi afferrò per il collo, aprendo la sua mano sulla mia nuca. Ora tutto il suo corpo beccheggiava dolcemente e sfiorava il mio petto. Ora ero eccitato veramente, il mio cazzo faticava a stare rinchiuso negli slip. Ma anche il suo, era chiaro dalla punta che si intravvedeva oltre il bordo del costume da bagno. Come in ipnosi mi chinai a baciare il suo torace. Afferrai tra i denti il suo capezzolo sinistro scuro e rigido come un mirtillo. Tenendo la mano destra sotto alle sue natiche, cominciai a muovere la sinistra dalla coscia all'inguine, lentamente, senza una parola. Sentii Riccardo irrigidirsi, sentii la sua mano saldarsi sulla mia nuca, sentii il suo cazzo raggiungere il massimo dell'erezione, poi lo vidi esplodere dal costume da bagno come se fosse stato troppo a lungo in prigione. Era grosso, non eccessivamente lungo magari, ma veramente grosso. Un grosso arnese circonciso sormontato da una piccola cappella scura, di un viola intenso. L'afferrai per saggiarne la consistenza. Infilai la mano sotto agli slip per incontrare le sue palle gonfie e vellutate. Riccardo mugolava senza chiudere gli occhi, guardando ognuno dei miei movimenti. Lo afferrai per le ascelle tirandolo in alto fino al bordo della piscina e mettendolo a sedere. Ora con entrambe le mani libere, potevo darmi da fare. Gli sfilai il costume da bagno e lo lanciai sul prato. Ora potevo vedere bene il suo cazzo duro. Era il cazzo di un adulto, inferiore al mio come lunghezza, ma più largo, enormemente più largo del glande che era uno scuro frutto maturo. Lo presi in bocca, come se fino ad allora non avessi fatto altro che succhiare cazzi, ma era quello che volevo e nessuno avrebbe potuto impedirmelo. Riccardo si lasciò sfuggire una specie di ululato. Dalla sua cappella fuorisciva in abbondanza liquido prespermatico, di un sapore acidulo e piacevole. Con lingua presi a frugargli il glande nella zona da cui il frenulo era stato reciso, nella bordatura rigonfia. Ora Riccardo mi afferrava per i capelli, quasi avesse paura che io abbandonassi l'impresa. Sentii la sua asta diventare durissima, afferrai con le dita i suoi capezzoli strizzandoli fino a farlo urlare, volevo sentirlo venire. Aspirando profondamente mi accomodai tutto il suo cazzone in bocca, fino a toccare il cespuglio pelvico con la punta del naso. Continuando a martoriargli i capezzoli cominciai a ruotare lentamente la testa. Ora la sua carne era puro acciaio, il suo petto sembrava una caldaia pronta a scoppiare, le sue mani afferravano con violenza i miei capelli. Cominciò a tremare con un lamento sordo fischiando aria fra i denti stretti. Ogni colpo della mia lingua sembrava una scarica elettrica che gli faceva contrarre le natiche. Le sue ginocchia stringevano le mie ascelle con un movimento ondivago di pressione e rilassatezza. Poi con entrambe le mani mi afferrò le guance costringendomi ad accelerare il movimento rotatorio della testa. Si inarcò in avanti come se avesse ancora altro cazzo da infilarmi in bocca, prese a spingere convulsamente impazzito dal godimento, sorpreso di quanto potesse essere piacevole una bocca calda. Ora boccheggiava fissato in una specie di rictus in cui ogni singolo muscolo del suo corpo si era concentrato fra le sue cosce, nella mia bocca. Esplose. Mi riempì la bocca di uno sperma dolciastro. Abbondante fino all'incredibile. Lasciai che mi colasse agli angoli della bocca tentando di inghiottire l'inghiottibile. Non avevo mai provato niente del genere, non avevo mai fatto niente del genere. Ora il corpo di Riccardo era molle come se lo scheletro fosse diventato di gomma. Si abbandonò all'indietro lasciando che il suo cazzo semirigido si sfilasse dalla mia bocca con uno schiocco leggero. Lo sentii piangere in silenzio. ‹ Che c'é? ‹ Chiesi con dolcezza dopo essere uscito dall'acqua ed essermi seduto affianco a lui. Non credevo che ci potesse ssere una cosa tanto bella. ‹ Rispose lui riconoscente. Il mio cazzo aveva raggiunto livelli di guardia. ‹ Vorresti ripagarmi? ‹ Chiesi sfilandomi il costume da bagno e lasciandomi andare sul prato. Sì. ‹ Disse lui, con un sorriso pieno di promesse. ‹ Voglio che mi parli. ‹ Dissi io accarezzandomi l'asta. ‹ Voglio che tu mi dica che cosa ti piacerebbe farmi. Mi piacerebbe leccarle i capezzoli. ‹ Disse lui. Lo invitai a farlo subito. La sua lingua era ruvida come quella di un gatto. Ora i miei capezzoli svettavano dalla selva di peli biondi. ‹ Vorrei avere il petto peloso come il suo. ‹ Disse Riccardo a un certo punto. ‹ E un cazzo lungo come questo. ‹ Continuò afferrando il mio arnese per farlo svettare verso l'alto. Vide che avevo le palle rasate, le lavò con la lingua senza dimenticare nemmeno il più infinitesimale lembo di pelle. Poi si dedicò all'asta, come se si trattasse di un sorbetto saporito, quindi imboccò il glande. ‹ Com'é grosso. ‹ Constatò, staccandosi per un attimo. ‹ E che bel colore rosato. ‹ Disse. Prese a succhiarlo con gusto sorbendo la lubrificazione che fuoriusciva dalla boccuccia anelante del mio cazzo. Sentivo che se avesse continuato così sarei venuto troppo presto. ‹ Aspetta! ‹ Implorai sfilandomi da lui. Lui capì, mettendosi a cavalcioni sul mio addome prese a baciarmi sul collo. Poi frugò con la lingua la piega ruvida del mio mento, mi titillò le labbra con la punta della lingua fino a trovarsi un varco nella mia bocca dove poté assaporare in suo stesso sperma. Intanto mentre la sua lingua mi esplorava la bocca e il palato le sue dita avevano afferrato i miei capezzoli che risposero con entusiasmo al tocco. Ero pronto. Eccitato fino allo svenimento. Senza pensare lo afferrai per i fianchi invitandolo a sedersi sul mio cazzo durissimo. Con un gesto sorprendente si puntò la cappella all'ano e cominciò lentamente a scendere. Lo guardai esterefatto, non credevo ai miei occhi, ma soprattutto non credevo alla sensazione che stavo vivendo. Il suo ano cedeva quasi senza sforzo e in breve l'intera cappella fu inghittita. Riccardo stringeva i denti e nello sforzo mi strappava il peli del torace. Feci un debole movimento verso l'lato per dargli una mano. Ora i miei venti centimetri di cazzo stavano perforando un pertugio caldo e strettissimo. Con lentezza esasperante Riccardo portò avanti quell'operazione fino alla fine. Restò immobile per qualche secondo come a saggiare la sua resistenza. "È incredibile" pensai "è incredibilmente bello". Intanto Riccardo aveva cominciato a fare un lentissimo su e giù come se ogni movimento gli arrecasse dolore. ‹ Fa male? ‹ Mugugnai. Riccardo fece segno di no. Lentamente accelerò il ritmo. Mi feci più temerario cominciai a rispondere ai suoi movimenti con un movimento contrario. Sentivo che sarei esploso di lì a poco. Sentivo una morsa agli addominali che mi faceva arquare la schiena ad ogni movimento di Riccardo. Le mie palle pulsavano paurosamente. Gli afferrai il viso. Costringendolo a piegarsi verso la mia bocca. Lo baciai come la più eccitante delle donne, con la lingua che scavava dolcemente la sua bocca. Ero in paradiso e all'inferno. Riccardo si staccò dalla mia bocca. Con calma, fermò l'andirivieni. ‹ Ti prego!‹ Implorai. ‹ Non fermarti. Riprese a muoversi con dolcezza. ‹ Lei deve farle felici le donne. ‹ Disse Riccardo a un certo punto. ‹ Io vorrei un corpo come il suo, io vorrei un cazzo come il suo, una bocca come la sua... Non lo sentivo più. Il mio cazzo era letteralmente esploso, mi pareva che non smettesse mai di sborrare. ‹ ECCCCOOOOO! ‹ Ululai. ‹ ECCOOOOOMIIIII! VEEENNNNGGGOOO! AHHHHHHH! NGHHHH! NGHHHH! OHHHHHH! SBORRRROOOOOOOO! Fu l'orgasmo più lungo della mia vita. Mi sentivo leggero e felice. Riccardo con dolcezza si accasciò su di me, restammo così petto contro petto per interi minuti, forse ci assopimmo. Il mio cazzo lentamente scivolava dal suo ano per conquistare la libertà. Per tutta quella mattina restammo nudi sul prato a scherzare e ridere, ad accarezzarci, a nuotare. Verso mezzogiorno mangiammo abbondantemente. ‹ Mi piacerebbe provare. ‹ Buttò lì a un certo punto. Lo guardai perplesso. ‹ Sì, insomma mi piacerebbe fare quello che ha fatto lei. ‹ Fottere il culo? ‹ Chiesi. Fece cenno di sì. Mi scappò da ridere. ‹ È vergine? ‹ Mi domandò con incredulità. ‹ Certo che sì! ‹ Sbottai con foga. ‹ Vuol dire che tutto questo, sì insomma che era la prima volta... ‹ Proprio così! ‹ È stato bravo. ‹ E per te? ‹ Per me cosa? ‹ È stata la prima volta? Fece segno di no. ‹ Non è la prima volta, è la seconda però, ma non ho mai fottuto nel culo. ‹ Ti faccio fottere nel culo se mi racconti del primo. ‹ Non è stato così bello. ‹ Glissò lui. ‹ È uno della mia età, glielo preso in bocca e lui l'ha preso a me, tutto qui. ‹ Poi lui ti ha inculato... ‹ Sì... ‹ E com'era? Ce l'aveva grosso? ‹ L'argomento cominciava ad eccitarmi. ‹ Oh, non grosso come il suo! Io non l'ho mai visto uno grosso come il suo! La cosa mi inorgogliva. ‹ Voglio sapere tutto. ‹ Dissi. ‹ Abbiamo cominciato con la storia se ci facevamo le seghe e cose simili. Poi sono stato a casa sua quando i genitori non c'erano e lui mi ha chiesto se mi andava di vedere un video porno di suo padre , io ho detto di sì. Poi mentre guardavamo il film lui ha cominciato ad accarezzarsi... Lo invitai a raggiungermi sul divano dove lo aspettava il mio arnese di nuovo dritto. ‹ Continua. ‹ Dissi guidando la sua mano sul mio scroto. ‹ Anche a me quelle immagini l'avevano fatto diventare duro, così cominciai anch'io ad accarezzarmi. A un certo punto ... lui si è abbassato i calzoni e l'ha tirato fuori... ‹ E come ce l'aveva? ‹ Ansimai invitandolo ad afferrarmi l'asta durissima. ‹ Era lungo e sottile, ma aveva una cappella enorme, rosata come la sua, non scura e piccola come la mia. Insomma mi dice che se non sborra impazzisce. Mi chiede di menarglielo. Gli dico di sì solo a patto che lo faccia anche lui a me. Poi lui mi chiede di prenderlo in bocca. Allora si spoglia completamente, io faccio lo stesso. Ci distendiamo sul tappeto, mentre il film continua ad andare, e cominciamo a spompinarci a vicenda. Sono venuto subito. Ero troppo eccitato. Così lui mi ha detto che voleva sborrarmi nel culo. Ha preso dell'olio d'oliva mi ha lubrificato l'ano. Mi ha fatto un male boia, poi il male è passato, così ha sborrato nel mio culo... La sua stretta sul mio cazzo si faceva sempre più tremenda. Il suo andirivieni mi provocava una specie di languore adolescenziale. Da quanto tempo non mi facevo una sega? Erano anni ormai. Ed ora mi piaceva, mi piaceva immensamente. Sentì la sborra montarmi dalle palle all'asta. Sentii un cazzo enorme che agiva per conto proprio che era fuori da mio controllo. ‹ Più in fretta. ‹ Implorai. ‹ Ora vai più in fretta! Così! Così! Sì! SIIIIIIIIIIIII! COOOSSIIIIIIIIIII! DAI!DAAAIIIIIIIIII! ‹ Urlai sborrando. Lo spruzzo mi arrivò al mento poi si riversò sul petto e sulla pancia. Guidai la mano di Riccardo verso gli spruzzi di sperma sul torace e sul ventre. ‹ Usalo per lubrificarmi l'ano. ‹ Dissi riconoscente. Lo fece. Si imbrattò le dita della mano destra col mio sperma cremoso. Mi perforò l'ano lubrificandolo col dito medio viscoso: era una sensazione strana, fastidiosa e piacevole. Sentivo il muscolo contrarsi e cedere contemporaneamente. Sollevai le gambe portandomi le ginocchia all'altezza delle spalle. ‹ Ora leccami il buco del culo. ‹ Dissi. Lo fece. E al contatto della sua lingua il mio ano sembrava allargarsi sempre di più. Mi piaceva immensamente. Mi piaceva quella intrusione morbida. ‹ Ora, ora è pronto! ‹ Dissi, puntandoci il suo cazzo. Riccardo diede una spinta lievissima. La cappella si assestò quasi subito. Stringendo i denti accolsi una buona metà del suo cazzo. Sentivo la pelle come strapparsi. ‹ Piano. ‹ Implorai. Riccardo si fermò. Aveva il volto di chi sta in paradiso. Mi sorrise senza osare fare gesti certi e definitivi. Restò ancora un po' ad esplorarmi ma senza avanzare di un centimetro. Di questo passo avremmo impiegato troppo tempo. Così gli afferrai entrambe le natiche costringendolo a penetrarmi con un colpo secco. Sbarrò gli occhi. Al dolore si stava sostituendo una sensazione del tutto nuova per me. Sentivo il cazzo di Riccardo che mi vellicava la prostata. Era bello. Lo invitai a non avere tentennamenti. Ora il mio ano si allargava come un guanto e accoglieva la carne durissima del suo cazzo come se fosse fatto apposta. La cappella di Riccardo sembrava sbattermi sulla bocca dello stomaco. ‹ Tutto, faccio tutto... Sono disposto a tutto... È meraviglioso... ‹ Mugolava. Le mie natiche sode avvolgevano il suo cazzo accarezzate dalle sue palle durissime. Mi stavo indurendo di nuovo. Riccardo mi afferrò il cazzo come se volesse staccarmelo, rovesciò lo sguardo all'indietro sconvolto da un'orgasmo totale. Il suo cazzo cominciò a pulsare paurosamente dentro di me. Lo sentii sborrare a spruzzi caldissimi. ‹ OHHHH!!!SIIIIII, ECCOMMMIIIIIII, ÈÈÈ MERAVIGLIOSOOOOOOOOOO!!! SENTE COME SBORRRROOOOOO!!! ‹ Cominciò a urlare senza controllo. Si sfilava da me per una buona metà del cazzo, riscivolandomi dentro con un colpo secco. La sua asta umorosa faceva uno schiocco tra le mie natiche. Ad ogni ondata di sborra pareva indurirsi ancora. E ancora. E ancora. Ora ero io ad urlare in preda ad un fremito che mi faceva scattare in avanti, per pretendere la pienezza di quel cazzo dentro di me. ‹ Ancora! ANCORAAAA!!! ‹ Ordinai come in trance. Sentivo la la mano di Riccardo afferrare il mio cazzo con una presa allucinata. Nel suo viso non c'era niente di umano. ‹ Ancora! ‹ Implorai questa volta perché non si fermasse. E lui non si fermò. Si sfilò ancora una volta. Poi affondò di nuovo. Poi si sfilò. Poi affondò. Fino a quando le sue palle non ebbero strizzato anche la più infinitesimale goccia di sborra. Aveva una resistenza notevole per essere un ragazzino di sedici anni. Perdendo la saliva dalla bocca semiaperta, si sfilò definitivamente. Il suo cazzo aveva raggiunto un tono fra il violaceo e il cacao, appariva unto, unto di sborra, di sangue, di merda. Era ancora duro. Mi commosse il suo sguardo che era di felicità e perdizione insieme. La sua mano era rimasta stretta al mio cazzo. Ora pareva disposto veramente a tutto. Con la lingua ripulì i rivoli di sperma che colavano dal mio ano fra le pieghe dell'inguine e tra le cosce. Poi passò ad onorare le mie palle liscie di rasoio, prendendole in bocca per intero. Intanto il mio sfintere liberato scolava altro sperma. La lingua di Riccardo ora si dilungava alla base del mio cazzo, fra i peli del pube, per salire lungo il canale orinatorio e fermarsi al frenulo teso per l'erezione. La mia cappella si gonfiò all'inverosimile a quel tocco come una morbida pesca sciroppata. Sentendomi vicino all'orgasmo lo invitai, afferrandogli la testa, ad imboccarla. Riccardo la risucchiò come se da quel contatto dipendesse la sua vita stessa. Allargando le labbra ingollò l'asta fino a quando non gli vellicò la gola. Poi strinse le labbra e cominciò un andirivieni lentissimo.Potevo vedere il mio cazzo, diventato di dimensioni paurose, scivolare traslucido da quella bocca. Non provavo niente di simile dai quando avevo vent'anni, da quando Augusta mi sbottonava la patta in macchina e mi spompinava con gusto. Quasi in ipnosi cercai dei seni sul torace di Riccardo. Incontrai i suoi capezzoli eretti nella semisfera compatta dei pettorali. Ma non c'era più tempo di pensare. La sborra mi correva delle palle all'asta come lava caldissima. Volli sorprenderlo, mi morsicai il labbro per non avvertirlo, ma lui dovette accorgersene, perché il mio cazzo per un istante sembrò un pezzo di marmo. Mi sforzai di non urlare finché il primo fiotto non gli riempì la bocca. Poi altri ancora. Come fosse la prima sborrata della mia vita. Mi sentivo svuotato, molle come se non avessi scheletro. Riccardo, da parte sua non sembrava in migliori condizioni. Si sollevò a fatica, lasciandomi esausto, semisvenuto, sul divano. ‹ Si è fatto tardi. ‹ Dissi piano. ‹ È meglio che torni a casa, non vorrei che i tuoi si preoccupassero. Era passata, d'improvviso. Si era impadronita di me una specie di angoscia, come se solo in quel preciso istante mi fossi reso conto di quello che avevo fatto. Non l'avevo costretto, questo era chiaro, ma questo non mi faceva stare meglio. Avevo come bisogno di una donna, accanto a me, che mi stringesse, che mi sorridesse, che mi facesse sentire i suoi seni caldi, i suoi capezzoli morbidi, le sue natiche come pani fragranti. Intanto Riccardo si rivestiva, senza togliermi gli occhi di dosso. ‹ Domani? ‹ Chiese con un filo di voce. Lo guardai come se lo vedessi per la prima volta. ‹ Domani? ‹ Gli feci quella domanda come se si trattasse di qualcosa di assurdo. ‹ Ascolta...‹ Cominciai. Non mi lasciò andare avanti. ‹ Non dirò niente, da me non avrà mai il minimo problema, anche se mi dirà di non tornare... Mi fece tenerezza. ‹ Vieni qua. ‹ Dissi tentando di mettermi seduto. ‹ Voglio che tu sappia che è stato davvero speciale, davvero, ma deve restare così. Io tornerò alla mia vita di sempre e tu alla tua, magari incontrerai una ragazzina che ti piace e con la quale potrai divertirti. ‹ Io ho già la ragazza!‹ Mi sorprese. ‹ Certo che ce l'ho! A domani allora? Mi scappò da ridere. Rise anche lui. ‹ Devo incontrarla tra mezz'ora. ‹ Aggiunse. ‹ Ma magari stasera non ci faccio niente... Chissà... Magari se mangio qualcosa... le dispiace se mi faccio un panino? ‹ Prego...serviti pure... ‹ Dissi cercando qualcosa da mettermi addosso. ‹ Senta... ‹ disse dalla cucina prima che potessi afferrare un paio di boxer‹ Posso chiederle un favore? ‹ Dimmi... ‹ Dissi perplesso. ‹ Non si metta niente addosso... Non prima che io sia andato via... Quella notte dormii come un bambino, avevo mangiato come un bufalo e mi sentivo straordinariamente stanco e febbrile. Mi assopii durante le News, pieno di una calma torbida. Poi mi trascinai verso il letto, assaporai il profumo leggero sul cuscino di Augusta e mi addormentai... (continua)

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8 Gay Erotic Stories from Marcus

Barracks Door

Barracks Door The manager hired a new secretary. He was young, smart, handsome and polite. One day while taking dictation, he noticed the manager’s fly was open. When he was leaving the room, he courteously said, "Oh, by the way sir, did you know that your barracks door is open?" The manager did not understand the secretary’s remark, but later on he happened to look down and saw that his

Caldo Weekend, Part 1

Venerdì Mi chiamo Tommaso ho 37 anni vivo in un piccolo paese dell'Emilia Romagna. Sono felicemente sposato con Augusta e ho un figlio di sedici anni, Luigi. La storia che sto per raccontarvi inizia due settimane fa. Mia moglie era andata a trovare la madre a Piacenza e Luigi era voluto andare ad accompagnarla. Mi si prospettava un caldo weekend da solo. Libertà, dissi a

Caldo Weekend, Part 2

La cosa mi inorgogliva. ‹ Voglio sapere tutto. ‹ Dissi. ‹ Abbiamo cominciato con la storia se ci facevamo le seghe e cose simili. Poi sono stato a casa sua quando i genitori non c'erano e lui mi ha chiesto se mi andava di vedere un video porno di suo padre , io ho detto di sì. Poi mentre guardavamo il film lui ha cominciato ad accarezzarsi... Lo invitai a raggiungermi sul

Caldo Weekend, Part 3

Domenica. Arrivò presto. Il campanello mi sembrava un rintocco lontanissimo di campane. Mi alzai imprecando, coprendomi alla meglio con una accapatoio di due taglie più piccolo. Me lo trovai, sorridente, davanti alla porta. Indossava un paio di calzoncini di raso e una canottiera bianca. Entrò senza che lo invitassi. Aveva portato ciambelle calde per colazione. ‹ Faccio il caffé!

Caldo Weekend, Part 4

Mi lasciai andare senza preoccuparmi di schiacciarlo col mio peso. Riccardo non si muoveva era come assopito, molle di una mollezza passiva e calda. Respirava piano, regolarmente. La mia guancia ruvida nell'icavo tra il suo collo e la sua spalla. Mi pareva di non essere più in grado di prendere alcuna decisione. Come se potessi permettermi di rimandare ancora una cosa che

Caldo Weekend, Part 5

Due anni dopo. Sono passati due anni, mio figlio ha compiuto diciott¹anni proprio ieri sera... Riccardo e sua moglie Lucia sono venuti alla festa in suo onore. Mia moglie Augusta aspetta un altro bambino e siamo felici. Durante il party Riccardo mi ha proposto di accompagnarlo a casa sua per prendere qualche cartone di birra. Gli ho risposto che birra ce n¹era abbastanza, ma lui

Das Erste Mal

Wie seit einigen Wochen war ich auch an diesem Freitagnachmittag auf dem Weg zu Thomas, einem jungen Mann, der in meiner Nachbarschaft wohnt. Freitagnachmittag habe ich eigentlich immer Zeit und drehe meine wöchentliche Joggingrunde , und bei einer dieser Joggingrunden hatte ich vor einiger Zeit Thomas kennenge-lernt. Jeder Jogger hat so seine bevorzugte Runde und dabei ergab es sich,

Wanderlust

It began, as all decent trips seem to, with a plane delay. I’d been planning this trip for about two months, making all the reservations via the net. Not being a seasoned traveler I just assumed everything would be on schedule. Not so. After two hours sitting on the runway waiting for clearance, the pilot crackled onto the intercom, “We’ve just received word that the entire East

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Web-02: vampire_2.0.3.07
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