Gay Erotic Stories

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Incontri

by Strauss


Come di consueto uscii dall’università che era gai buio, era una sera nebbiosa di fine novembre. Mi incamminai con calma vero la stazione dei pullman consapevole che avrei dovuto aspettare al freddo almeno un’ora e mezza prima che il mezzo partisse portandomi a casa. Non c’era molta gente per strada, solo alcune donne infagottate e freddolose che si incamminavano verso casa con le sporte della spesa. Ogni tanto incrociavo qualche uomo e mi rendevo conto che la mia curiosità verso il mio stesso sesso non era più tale..... ormai volevo che qualcuno in qualche modo mi proponesse di far sesso..... qualche uomo maturo che mi facesse vedere come era fatto un uomo e come fosse il sesso. Cercavo di incontrare lo sguardo di chi mi veniva incontro ma non sembrava che io destassi molta attenzione, forse non era quello il modo di incontrare. Arrivai alle panchine della stazione e mi sedetti fumando l’ennesima sigaretta della giornata, guardando le auto che con lentezza si muovevano nel traffico probabilmente percorrendo il solito tragitto del rientro dal lavoro. Sulla panchina di fianco si sedette un signore sui 50 anni, barba e baffi brizzolati ma scolpiti con molta cura e vestito con un’eleganza che tradiva un certo gusto per la nobiltà d’altri tempi. Anch’egli vidi che tirò fuori dalla tasca del capotto grigio scuro un pacchetto di sigarette e se ne mise una tra le labbra; cominciò a frugarsi nelle tasche dei pantaloni e della giacca alla ricerca probabilmente dell’accendino e mi accorsi che a bassa voce gli scappo’ . In quel momento provai un sottile piacere e una pizzicante ansia, sicuramente sarebbe venuto da me chiedendomi d’accendere. Vidi che si alzo’ e si diresse verso la mia panchina con passo lento e titubante. Era alto e robusto, e la sua possenza era ancora più accentuata dal fatto che io ero seduto e lui era in piedi di fronte a me; il cappotto sbottonato lasciava vedere il davanti e mi accorsi che il pantalone era teso in mezzo alle gambe, conteneva a fatica il pacco che mostrava la figura del pene appoggiato sulla destro verso l’alto costretto da slip aderenti e dai pantaloni attillati. Con voce profonda e cordiale mi chiese se gentilmente avevo del fuoco, si scusò dicendo che spesso dimenticava l’accendino in ufficio e che se la testa non fosse attaccata al collo probabilmente avrebbe dimenticato anche quella. Io accennai un sorriso e gli posi l’accendino, lui mi chiese se poteva sedermi a fianco e senza aspettare risposta si sedette e io gli accesi la sigaretta. Inalò due boccate di fumo facendolo poi uscire dalle narici; sembrava un drago. Dopo alcuni secondi commentò la temperatura rigida della serata e disse che doveva aspettare un collega che gli portasse dei documenti ma che purtroppo sarebbe arrivato dopo un’ora con il pullman. Io gli dissi che il mio pullman per Casaletto sarebbe partito tra un’ora e un quarto e quindi ci saremmo fatti buona compagnia; lui accenno’ un sorriso e mi chiese che lavoro facessi, e quanti anni avessi. Gli dissi che avevo quasi vent’anni e che frequentavo l’università, e lui rispose dicendo che potevo essere suo figlio se fosse stato sposato e che era funzionario dei vigili del fuoco. Subito me lo immaginai in divisa e una vampata di calore mi accese il viso.... capii che lui mi attraeva in modo fortissimo ma non riuscii a trovare il modo di tastare il terreno. Ad un certo punto mi disse io arrossii e abbassai lo sguardo sorridendo e dicendo che le ragazze le lasciavo stare per via dello studio e soprattutto per amore di libertà e perché sono monotone. Lui sorrise e mi disse , ma subito mi fece presente che ci sono dei bisogni che non è sufficiente soddisfare da soli; dopo un po’ bisogna avere un contatto fisico con un’altra persona....... mi sorrise con una certa luce negli occhi. Io prontamente dissi che in effetti era un problema, che avevo bisogno di contatto fisico ma ciò implicava uscire con una donna.... e lui continuò dicendo che mal che vada rimangono i ragazzi... e scoppiammo tutti e due in una sonora risata. Forte della confidenza nata tra noi gli chiesi lui come facesse visto che non era sposato....... si irrigidì e balbettando mi disse che in fondo la donna non e’ indispensabile e che per lui ........bastava un contatto fisico, un corpo. Io rimasi stupito, era come aver detto e gli risposi che in effetti e’ tutta una questione di convenzioni sociali e che anche nell’antica era frequente il sesso tra uomini e soprattutto tra insegnante/allievo.......... ragazzo/adulto. Si volto’ verso di me e mi disse se volevo un passaggio per andare a casa dopo che il suo collega sarebbe arrivato. Io gli risposi che mi avrebbe fatto piacere se la cosa non dava disturbo e subito lui mi sorrise con un fare quasi liberatorio. Arrivò il pullman e il suo collega gli consegnò i documenti. Come rimanemmo soli mi chiese di seguirlo e andammo verso la sua automobile. Seduto di fianco potevo vedere le reali dimensioni del pacco..... era veramente notevole e non riuscivo più a staccare gli occhi da tutto quel ben di dio. Arrivati ad un semaforo rosso mi guardò e si accortosi che il mio sguardo era proprio sul suo basso ventre mi chiese se avrei gradito fargli compagnia per cena. Io rimasi un po’ perplesso e gli dissi che non volevo dare incomodo, ma lui ribadì che avrebbe gradito la mia compagnia per cene e per la serata. Accettai subito e lui mi ringraziò. Dopo alcuni chilometri arrivammo in un cortiletto piccolo e curato e vidi che viveva in una casa piccola ma indipendente e isolata. Scendemmo e lui mi precedette sulle scale per aprire la porta. Arrivati in soggiorno mi disse di mettermi comodo e di versare i drinks mentre lui andava a vedere cosa c’era in frigorifero. Dopo pochi minuti tornando mi disse di mettermi a mio agio e, se avessi voluto, di fare una doccia che anche lui l’avrebbe fatta. Dissi che l’idea era buona visto il freddo incamerato alla stazione e lui mi sorrise bevendo un sorso di Martini Cocktail. Mi chiese di seguirlo e mi portò in antibagno, mi consegnò un accappatoio pulito e mi disse di fare come fossi a casa mia. Prontamente gli dissi che a casa mia quando vivevo con i genitori ero abituato a farmi lavare la schiena da mio zio. Lui allora disse che l’avrebbe fatto a patto che io la lavassi a lui. Decidemmo subito che era meglio se la doccia la facessimo assieme e ridemmo. Comincio’ a spogliarsi mentre io mi voltai facendo finta di non voler guardare e lui mi riprese dicendo che non c’è nulla di male nel vedere un uomo nudo..... io annuii e mi voltandomi vidi il suo petto villosissimo tutto sale e pepe e i suoi possenti muscoli ben disegnati. Era rimasto in slip e mi accorsi subito che il suo cazzo cominciava a svegliarsi sussultando lievemente. Lui mi guardo’ e mi disse io risposi che mi sarei spogliato subito e incominciai a togliermi la maglia. Il mio pene era semieretto e mi sforzavo di farlo ammosciare del tutto ma senza riuscirci. Lui era fermo davanti a me e mi guardava intensamente, denudati del tutto vidi il suo sesso nella sua grandezza : mai visto tanto cazzo. Entrammo in doccia e ci insaponammo, poi io gli girai le spalle per farmi insaponare la schiena e sentii che lui dolcemente si appoggiò a me con tutto il suo corpo robusto e peloso. Sentii il suo cazzo durissimo contro le natiche e il suo respiro caldo e sicuro sul collo. Comincio’ a baciarmi le spalle e poi la schiena, indugiava sulla spina dorsale e con la mani mi strizzava i capezzoli eccitandomi incredibilmente. Sentii la sul lingua sulle natiche e capii che ormai non potevo più tirarmi indietro..... mi avrebbe penetrato. Subito mi girò verso di lui e mi baciò sulla bocca, la sua lingua carnosa mi scendeva in gola e mi faceva impazzire di eccitazione, mi prese la testa con le mani e mi chiese di baciarielo, lo feci senza farmelo ripetere. Il suo glande caldo e umido stentava ad entrare in bocca e io cominciai a picchettare il frenulo con velocità’ e grazia, poi la mia lingua prese a roteare attorno alla grossa cappella per poi scendere lungo il cazzo fino allo scroto dotato di due testicoli enormi. Comincio’ a gemere e mi pregò di ingoiare il suo cazzo, riuscii a fatica e lui comincio’ ritmicamente a scoparmi in bocca, sempre più’ a fondo e in modo sempre più’ soffocante. Mi alzo’ e mi disse di andare sul letto, apri’ la camera e il suo lettone era li ad aspettarmi. Mi corico’ di pancia e lui si distese su di me bloccando ogni mio movimento. Riprese a baciarmi la schiena e le natiche.... fino al mio buco che ormai fremente non cercava altro. Mi mise alla pecorina e comincio ad appoggiare la cappelona gonfia e turgida sul mio buco urlante di impazienza, comincio’ a fare pressione con il cazzo fino a quando tutta la cappella non entro’ nel mio buco. Non provai dolore, solo piacere, un senso di riempimento e un’eccitazione pazzesca ; ad un certo punto con un colpo forte e maschio mi entro’ completamente gemendo. Adesso entrava e usciva dal mio corpo con larghi e pesanti movimenti tanto che temevo mi rompesse completamente, il respiro si faceva sempre più’ pesante e i suoi gemiti erano sempre più’ gutturali e primitivi. Ad un certo punto usci’ dal mio corpo e mi giro’ verso di lui, il suo enorme pene era gonfio e turgido come non mai, mi sollevo’ con le sue forti mani e mi mise dei cuscini sotto la testa in modo che la mia testa fosse sollevata. Si mise a cavalcioni sul mio petto e comincio a scoparmi in bocca, il suo cazzo scendeva e saliva nella mia gola, io mi sentivo soffocare ma impazzivo dall’eccitazione. Mi prese la testa con le mani e il ritmo dei suoi movimenti si faceva sempre più concitato, sempre più veloce e sempre più maschio. Sentii il suo cazzo vibrare e un verso animalesco accompagno’ il suo orgasmo... sentivo un mare di caldo sperma scendere in gola e potevo sentire i suoi schizzi frustare il mio palato. Si alzo’ dal mio petto e si sdraio’ sfinito al mio fianco, io non ne potevo più dall’eccitazione e volevo venire, dovevo venire altrimenti sarei scoppiato. Cominciai a toccarmi e a masturbarmi ma lui di colpo si alzo’ e mi intimo’ di smettere, mi ordino’ di leccare la sborra rimasta sul suo uccello e poi nudi andammo a tavola. Io gli chiesi perchè non mi lasciasse venire e lui guardandomi con aria severa mi disse Non feci a tempo di finire il risotto che di peso mi trascino’ sotto la doccia. Mi lavo’ accuratamente e poi mi chiese di mettermi alla pecorina sul pavimento, comincio’ a leccarmi il buco per molti minuti e prese a mettermi prima un dito , poi due e poi il suo cazzone gia’ duro e gonfio dall’eccitazione. Sentivo il suo stantuffo entrare e uscire dal mio corpo come il pistone entra ed esce dal cilindro, ancora quei suoi magnifici versi animaleschi e quel suo caldo fiato sul collo. Il ritmo si faceva piu’ incessante e i colpi piu’ forti quando ad un tratto suono’ il campanello. Si fermo’ di colpo e mi chiese di rimanere nudo dov’ero, lui indosso’ l’accappatoio e si avvio’ verso la porta. Udii una voce maschile molto suadente e poi un bisbigliare frenetico e concitato. Ritorno’ in bagno da me e mi chiese se mi sarebbe piaciuto farlo anche con un suo amico, feci cenno di si con la testa e dopo pochi secondi entro’ l’amico........ il mio ex professore di filosofia del liceo. Ripresomi dallo stupore iniziale vidi subito che il mio prof. sogghignava toccandosi il cazzo da sopra i pantaloni. Io senza dire nulla mi avvicinai e inginocchiatomi glie lo presi in bocca e cominciai a spompinarlo come un forsennato. Il padrone di casa ci condusse sul lettone, mentre finiva di stantuffarmi io succhiavo il professore. I nostri mugolii si mescolavano in una musica suadente ed erotica, i rumori dei cazzi che mi trapanavano mi eccitava alla follia, ad un certo punto decisero di fare cambio. Il prof. con il suo cazzo non lunghissimo ma molto largo mi stava scopando con decisione e il padrone di casa mi scopava in bocca soffocandomi, avrei voluto piu’ maschi in quel momento e anche piu’ buchi da tappare..... Sentii un caldo schizzo sulle viscere e contemporaneamente la bocca piena di profumata sborra. Venni anche io senza nemmeno toccarmi.

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Come di consueto uscii dall’università che era gai buio, era una sera nebbiosa di fine novembre. Mi incamminai con calma vero la stazione dei pullman consapevole che avrei dovuto aspettare al freddo almeno un’ora e mezza prima che il mezzo partisse portandomi a casa. Non c’era molta gente per strada, solo alcune donne infagottate e freddolose che si incamminavano verso casa

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