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L'Orso Buono e L'Orso Cattivo

by Moraldo@katamail.com


L'orso buono e l'orso cattivo. moraldo@katamail.com Ho conosciuto l'orso buono e l'orso cattivo nella maniera più banale del mondo: mettendo un annuncio. Banale il contatto ma non la vicenda, almeno per me. Dopo i primi scambi di convenevoli ho ricevuto delle foto. Non che abbia poco apprezzato le fotografie con il salto della cavallina, ma la visione che più ha colpito la mia immaginazione è stata quella in cui i due orsacchiottoni della storia sono teneramente abbracciati. Quell'immagine ha disegnato subito due caratteri opposti. l'orso buono, Mario, ha il viso dolce e grazioso di un cucciolo; l'orso cattivo Giorgio, ha il ceffo di un brigante. Quello che poi è accaduto dopo, in realtà, ha sbugiardato questa mia prima impressione. Il nostro primo incontro è avvenuto in un territorio neutro: giusto per annusarci a vicenda. Il molo è il luogo ideale, nella nostra piccola città di mare: tutti ti vedono, ma nessuno ti riconosce. La timidezza disciolta in una specie di pudore diffidente fu la prima qualità che mi colpì nei miei due orsacchiotti. Per esser chiaro: il più imbarazzato avrei dovuto essere io, cucciolo d'orso spelacchiato intento a solleticare il loro appetito sessuale, almeno per due salti sul più vicino letto. Dopo tutto loro hanno qualche anno e parecchie esperienze più di me. L'orso Buono praticamente non parlò, e in questo rivelò ancora di più la sua dolcezza, l'orso cattivo mi faceva delle domande mentre sorseggiavamo una bibita e ci studiavamo a vicenda. L'orso cattivo aveva, rispetto alla foto, due occhi da incantatore di serpenti. Li roteava con maestria ora per sedurre con sfacciataggine, ora per sfuggire il mio sguardo indagatore. L'orso buono, invece, ammaliava con garbo sorridendo ogni tanto, ed emanando simpatia fra le pieghe del volto. Io non affascinavo per nulla, cercavo solo di non manifestare troppo la mia gioia per avere incontrato due begli orsachiottoni come loro. Non era difficile in mezzo alla confusione delle persone che erano intorno a noi. Mi limitai a parlare in maniera del tutto casuale. A dire il vero non sapevo se gli fossi piaciuto, in ogni caso, m'invitarono ad andare il giorno dopo con loro in una località turistica fuori città. E così quel sabato mi ritrovai in macchina con due orsacchiotti, cercando di interpretare in maniera schizofrenica, da un lato l'uomo di mondo, dall'altro il cucciolo con ancora i denti da latte. Credo di non essere stato convincente in nessuna delle due interpretazioni. Eppure mi intrigava comprendere lo strano sentimento di complicità che traspariva dall'apparente tranquillità di quella coppia d'orsi coniugata. Ci fermammo in una camera d'albergo dal nome lungo che ovviamente non riesco a ricordare. Quello che è successo una volta entrati in camera, non è facile da ricostruire. Voglio dire non è che uno mentre è li a scopare si mette a prendere appunti. La cosa che mi viene subito in mente è che io ero eccitatissimo. Non nel senso che avevo un'erezione dura e tosta, anzi direi il contrario, quando sono parecchio eccitato il mio birillo si rilassa e si estranea. Non così quello di Giorgio, l'orso cattivo, il quale in meno che non si dica si era tolto tutto quello che poteva togliersi e ciondolava sul lettone matrimoniale con un ciondolo, meglio con un ciondolone vispo e attento. Mario, l'orso buono invece, si spogliava con cura, piegando accuratamente ogni indumento con diligenza e anche molta malizia, celando le sue carni con la furbizia di una spogliarellista. Io che dovevo fare? Mi son messo sul lettone accanto all'orso cattivo affondando le mie avide mani nel suo vello morbido. Prima le mani ovvio, e poi la lingua che passava fra pelle e peli con studiata lentezza. Volevo assaporare il gusto acido del suo sudore, la morbidezza della sua pelliccia e ovviamente sfuggire al suo sguardo assassino, altrimenti chissà che cosa mi avrebbe fatto fare. Intanto anche l'orso buono era venuto sul letto. E ovviamente avevo voglia di occuparmi anche di lui. Avrei voluto mangiargli i capezzoli a morsi ma l'orso buono non gradiva molto la cosa. Mi sono limitato a lisciarlo, mentre l'orso cattivo reclamava di nuovo la mia partecipazione con carezze molto esplicite. Quanta abbondanza di carni, peli e membra. Non ci volle certo molto a decidere su cosa fare. Con poca grazia, ma con buona lena iniziai a slecazzare la cappella dell'uccellone di Giorgio. I rantolii che uscirono dalla sua bocca mi fecero capire che gradiva l'esercizio linguistico. Quindi andai per la posta più alta. Presi la sua calda cappella tutta in bocca iniziando a succhiarla con le gote e a lambirla con colpetti di lingua, cercando di inalare anche il minimo maschio sentore. La sensazione all'inizio non era differente da quella degli altri, (Beh non li ho mai contati) cazzi che avevo succhiato in vita mia. Tuttavia mentre la saliva, gli umori e gli odori di Giorgio si mescolavano nella mia bocca, mi sono balenate alla mente, quelle erbe dei campi, noi le chiamavamo dolciane, che quando si era bimbi raccoglievamo e poi masticavamo in bocca. Si riceveva subito un succo acido sulla lingua che poi alla fine dava una leggera velatura di dolce al palato. Non ebbi il tempo di pensare oltre al gusto, perché Giorgio mi spinse in gola l'intero arnese. E dovetti durare fatica per contenere l'impeto del suo affondo, per recuperare aria dalle narici e per ricacciare nello stomaco i conati di vomito che salivano su per la trachea. Socchiusi la bocca per permettergli di scoparmi meglio. Mi piaceva il suo totale abbandono all'animalità. Mi eccitava essere lo strumento di rilevazione della sua brutalità domata, ma non annullata da anni di convivenza civile con la razza umana. Io non lo conoscevo ancora, voglio dire avrebbe potuto squartarmi la gola con la sua mazza, e quel rischio mi mandava brividi di piacere lungo le mandibole. Ho scoperto solo dopo un po' che in realtà Giorgio è un uomo molto dolce. Io lo sono un po' meno, e quasi mi arrabbiai quando tolse il ghiotto boccone dalle mie fauci. Lo guardai nei suoi occhi maliardi con un punto interrogativo stampato in fronte e allora lui mi rispose, buffo per l'eccitazione: "Oh, mamma! Stavo quasi per sborrare." Si alzò dal letto e si mise a passeggiare, sudato e arruffato, come un lupo in gabbia. Se non fossi stato eccitato fino alla punta dei capelli probabilmente avrei riso. Mai invece mi rivolsi verso l'orso buono, che disteso con molle lascivia si stava masturbando godendosi la scena. Mi avvicinai annusando. Abbassai la testa verso il cespuglio di peli da cui spuntava il cero votivo e tirai fuori la mia linguetta golosa per assaporare quel funghetto già irrorato da succhi zuccherini. L'orso buono emise un leggero gemito di apprezzamento ed allora mi feci più audace e iniziai a limonare il glande, cercando di raccogliere il viscidume sulle mie labbra. Morbide, le mie labbra cercarono la bocca dell'orso buono. Io la sporcai con il sugo di cazzo appena raccolto: tutta roba genuina, senza coloranti o conservanti come la passata verace. Che bella sensazione penetrare nella bocca di un uomo, avvinghiarsi alla sua lingua e mescolare gli umori delle bocche. Io non chiudo mai gli occhi quando bacio, mi piace scrutare gli altri maschietti, che in genere stanno con gli occhi chiusi. Mi sembrano tanti bimbi addormentati. Mario, non fosse stato per la barbetta, sarebbe sembrato un bimbo satollo che poppa la tetta della mamma. Appena tolta la lingua di bocca mi rituffai verso l'uccello lasciato solo. Ma al posto di uno ne ritrovai due. Giorgio voleva partecipare alla festa. Io non mi tirai certo indietro e con un colpo di lingua qua e uno là cercavo di distribuire gioia e felicità come potevo. I due orsacchiotti tentarono di forzare la mia bocca con entrambe le nerchie, ma una volta entrate tutte e due le cappelle, riuscivo a malapena a fargli il solletico con la lingua, cosa che in ogni caso sembrarono apprezzare. Ed anche il mio palato provava piacere nel contenere quelle due belle more succose e morbide, ma anche calde e fragranti come il pane appena sfornato. Mi ricordo la sensazione di frustrazione che nacque in me, per il fatto che non potevo masticarle. Avrei voluto succhiarle, affondarci dentro i denti e ingoiarle. Alzai lo sguardo verso i visi dei due maschietti per contenermi. Entrambe avevano gli occhi chiusi, Mario aveva però il viso rilassato; Giorgio invece aveva una smorfia di tormentato dolore, che credo fosse il suo modo per esprimere il piacere, o almeno spero che fosse così. Giorgio ancora una volta mi levò l'uccello di bocca in un baleno. Ma io non mi preoccupai più di tanto perché bloccai il bigolo rimasto in bocca, fra le labbra e iniziai finalmente a fare un pompino come si conviene. Succhiai per un po' la cappella, scesi con la bocca fino alla radice del cazzo e dopo averlo insalivato a puntino, lo feci scivolare fuori, trattenendolo con una mano, nel caso avesse voluto diventar uccel di bosco anche quello. Iniziai una lenta sega, mentre stuzzicavo con la lingua la sacca pelosa dei coglioni. Una passata di lingua, un bacio strusciato, una leggera pressione con i denti, una sniffatina e poi una palla per volta finì nella mia bocca. Io cerco sempre di essere delicato con certi movimenti nelle parti basse, ma via come si fa quando la fame è tanta: è più facile dirlo che farlo. Così insieme a qualche gemito, sentii anche qualche urletto - presumo di pura sofferenza -; ma si sa con l'eccitazione tutto sembra puro godimento! Mi rimisi il cazzo in bocca tanto per precauzione e sentivo che quello si ingrossava e palpitava sempre più e allora su e giù con la bocca, con la testa, con il collo, con la mano. Sentivo il liquido preseminale o la sborretta come lo chiamo io, scivolarmi fra le tonsille. E già perché il cazzo cazzuto cozzava proprio contro la mia ugola facendola dondolare piacevolmente. Accidenti che palo, che mazza, che ariete. Lui non si muoveva ma il mio andirivieni con risucchio tremare …per il godimento - almeno credo fosse quello, o forse aveva freddo? In ogni caso accidenti come era duro. Ma sarebbe durato ancora a lungo? Sarebbe riuscito il nostro eroe a fermare l'eruzione? E soprattutto dove era fino l'orso cattivo? Seguite la prossima puntata e scoprirete come andrà a finire. Fine prima parte Due to international translation technology this story may contain spelling or grammatical errors. To the best of our knowledge it meets our guidelines. If there are any concerns please e-mail us at: CustomerService@MenontheNet

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Arturo

Vorrei raccontare una storia che mi accadde qualche anno fa, ma che mi torna spesso alla mente, come un pensiero piacevole che inquadra tutta la mia gioventù. Allora, - più di dieci anni son passati ormai – andavo spesso a riposarmi qualche tempo al mare, in una casetta che i miei nonni mi avevano lasciato alle Cinque Terre. Diciamo che la zona era tranquilla – forse anche troppo! –

L'Orso Buono e L'Orso Cattivo

L'orso buono e l'orso cattivo. moraldo@katamail.com Ho conosciuto l'orso buono e l'orso cattivo nella maniera più banale del mondo: mettendo un annuncio. Banale il contatto ma non la vicenda, almeno per me. Dopo i primi scambi di convenevoli ho ricevuto delle foto. Non che abbia poco apprezzato le fotografie con il salto della cavallina, ma la visione che più ha colpito la mia

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Web-02: vampire_2.0.3.07
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