Gay Erotic Stories

MenOnTheNet.com

Pavia Gay

by Casper


Stavo camminando per le strade della mia bella Pavia, era ormai quasi sera ed io, tranquillo, me ne ritornavo verso casa. Un’altra settimana di lavoro era terminata, avevo comperato tutto quello che mi sarebbe servito per non morire di fame durante il fine settimana... E’ bello passeggiare nelle viuzze strette della mia città, ogni volta si scopre qualcosa di nuovo: la stessa strada che al mattino, causa la fretta, percorri distrattamente, a sera ritrovi diversa, più tranquilla, ma soprattutto, più misteriosa. Sì, perché Pavia è, a suo modo, una città misteriosa. Ogni via, ogni piazza, molti palazzi e molte delle sue innumerevoli torri nascondono gelosamente segreti e storie che solo la tradizione orale può tramandare, segreti e storie ancora troppo impressi nel ricordo dei suoi abitanti per poter essere affidati alle fredde pagine di qualsiasi scrittore. Camminavo – dicevo – molto lentamente, cercando di cogliere ogni minimo particolare che mi si presentava davanti allo sguardo, cercando di assaporare ogni profumo, ogni odore, anche quello forte ed acre che veniva dal ciottolato vecchio ed umido della pavimentazione, cercando di percepire con l’orecchio ogni minimo rumore che mi circondava. Nel buio e nel silenzio della sera si stagliava sul terreno solo l’ombra del mio corpo, un corpo che, grazie ai giochi della luce sembrava appartenere ad un colosso di almeno 190 cm di altezza e non, invece, ad una povero sfigato di m. 1.65!!! Risuonava, poi, solo l’eco dei miei passi, un suono che mi faceva compagnia, quasi una musica, ritmata, regolare, ma lenta, molto lenta... Ad un certo punto mi sembra di non essere più solo: qualcun altro, penso, starà tornando a casa... Il suono dei passi che prima batteva a cadenza regolare e ad unisono coi miei si fa un po’ più veloce... “Avrà fretta” – penso. A quel punto mi sento afferrare una spalla, una presa forte e sicura mi blocca e mi obbliga a voltarmi. Ho il cuore in gola, la salivazione azzerata, le mani gelate e allo stesso tempo sudate. Mi vedo sovrastato da un ragazzo almeno trenta centimetri più alto di me che, con accento francese, mi dice d’aver perso il portafogli con il biglietto da visita dell’albergo in cui avrebbe dovuto pernottare. Parlava molto velocemente, diceva d’aver girato per ore nelle vie del centro sperando di ritrovare, se non i soldi, almeno il suo portadocumenti. Aveva, effettivamente, un’aria piuttosto disperata. L’ho invitato a prendere un caffè ad un bar poco distante da dove ci eravamo incontrati. Seduti al tavolino abbiamo cominciato a chiacchierare, Jean Luc (così si chiamava) si era calmato ed io ascoltavo la sua storia: figlio di un’italiana e di un tunisino, aveva da sempre vissuto a Lione, si era laureato alla Sorbona ed aveva deciso di fare un viaggio in Italia e di restarci qualche mese. I parenti della madre erano di Pavia, ed era per questo motivo che voleva fermarsi qualche giorno a visitare la città e la provincia. La sorte però, diceva, gli era avversa! Non so neppure io il perché, ma lo invitai a trascorrere la notte a casa mia, sperando intensamente che accettasse, ed infatti accettò. A dir la verità c’era nei suoi occhi una luce particolare, un modo particolare di guardarmi, qualcosa che fin dai quindici/sedici anni avevo imparato a notare in alcuni ragazzi ed alcuni ragazzi notavano in me. Non so gli altri, ma i gay si riconoscono al primo colpo d’occhio! Quando arrivammo a casa mia lo feci accomodare, gli mostrai dov’era il bagno e dove avrebbe potuto dormire: l’unica possibilità era che dormisse con me, nel mio letto che, pur essendo di un single, è matrimoniale. Jean Luc mi ringraziò e mi abbracciò ed io sentii nel suo abbraccio una forza ed una voglia che mi fecero rizzare l’uccello nei pantaloni. Preparai qualcosa per cena, mangiammo in silenzio ed io notai che, di tanto in tanto, Jean Luc mi fissava, si passava la punta della lingua sulle labbra e si sbottonava sempre più la camicia... La voglia di saltargli addosso era immensa. Immaginavo il suo cazzo duro e grosso nella mia bocca, le sue mani forti ed esperte che tastavano ogni cm del mio corpo... Decisi allora di andarmi a fare una doccia e dissi al mio ospite che, se voleva, poteva guardarsi qualche programma alla televisione. Andai in bagno, lasciai volontariamente la porta socchiusa e mentre scendeva l’acqua dalla doccia cominciai a spogliarmi sperando che Jean Luc piombasse nella stanza da bagno e facesse quello che il suo sguardo tradiva volesse fare. Uscii dal bagno coperto solo di un asciugamano che mi cingeva i fianchi, senza neppure asciugarmi, lasciando che dai capelli, dal volto e dai peli del petto grondassero, copiose, perle d’acqua. Se io ero poco vestito, Jean Luc non era da meno: era infatti completamente nudo, 194 cm di muscoli distesi sul mio divano. Un corpo statuario, una pelle dorata grazie all’origine del padre, un ciuffetto di peli solo all’altezza del pube ed un cazzo bello e invitante come un cannolo appena sfornato. Quello che però mi fece subito andare fuori di testa fu vedere il suo capezzolo destro con un piercing che contrastava nettamente con il viso d’angelo che si ritrovava.... Si alzò, e si diresse, senza dire una parola in camera da letto. Io lo seguii, lui si sdraiò sul mio letto e allargando le braccia verso di me disse: “Vieni e fammi godere!” Lasciai cadere a terra l’asciugamano e, come ipnotizzato, mi diressi verso di lui. Cominciai a baciare ogni cm del suo corpo, a leccare i suoi piedi, le sue gambe, i polpacci duri e definiti come fossero di creta, e poi sempre più su, fino ad arrivare al suo membro, non di lunghezza smisurata ma grosso, e più lo leccavo e lo succhiavo più s’ingrossava nella mia bocca, fin quasi a farmi soffocare, tanto era grosso e duro! Ho lasciato la presa alla cappella e mi sono tuffato con la lingua e le labbra sulle sue palle grosse e dure: le ho leccate, le ho ciucciate ricoprendole di saliva e poi, facendogli alzare le gambe, più giù, fino al buco del culo... Il profumo di maschio che emanava era dolcissimo, il suo gusto era meglio di qualunque altra prelibatezza avessi mai assaggiato. Sono tornato a farmi riempire la bocca dal suo cazzo enorme, duro, dolce e palpitante...lo stringevo nella mia mano e con la lingua davo colpetti netti e decisi sul frenulo, intervallati da lunghe e saporose leccate. Jean Luc, lo vedevo, stava per venire, allora mi sono messo la sua cappella in bocca e, dopo pochi secondi, ho sentito sul palato e sulla lingua il suo denso, caldo e gustosissimo sperma. Non l'ho ingoiato, ma l'ho riversato direttamente sul suo petto, spalmandoglielo poi con la lingua. Il sapore che mi era rimasto in bocca era buonissimo e mi eccitava sempre più. Lui mi chiese di baciarlo ed io, senza farmelo ripetere due volte, gli ho messo la mia lingua in bocca, impastoiandolo completamente di ciò che era rimasto del suo primo copioso orgasmo. Rideva... io, invece, avevo il cazzo duro come non mai e pronto scoppiare da un momento all'altro. La voglia di sborrare era troppa, lui se n'è accorto e mi ha fatto sdraiare, si è messo ai piedi del letto e mi ha preso l'uccello in bocca. In due secondi ho goduto e lui, sempre sorridendo, mi si è avvicinato aprendo la bocca, mi ha mostrato la cavità piena del mio sperma, poi l'ha richiusa e ha ingoiato il tutto pulendosi poi con la mano le labbra e le guance un po' schizzate di sborra. Avevo ancora il cazzo durissimo come il granito quando Jean Luc ha detto: "Voglio farmi scopare da te, ma voglio prima scoparti!" Sempre rimanendo ai piedi del letto mi ha allargato le gambe e mi ha spinto le caviglie all'altezza delle spalle: il mio culo gli si presentava di fronte in tutta la sua bellezza. Dopo essersi insalivato un po' il dito ha cominciato a solleticarmi la parte esterna, poi, sempre più impertinente, ha cominciato ad entrare e ad uscire e, quand'era dentro, a far girare il suo dito procurandomi una sensazione di dolore e piacere mai provata prima. Di scatto ha tolto il dito e ha cominciato a leccarmi il buco del culo: la sua lingua dura e violenta entrava, come fosse un serpente, nel mio culo ormai largo e rilassato facendomi ansimare e provocandomi continui orgasmi mentali. La preparazione era finita: vedo che Jean Luc si mette in ginocchio davanti a me, si sputa su una mano e con quella si lubrifica il cazzo ormai ancora duro come il cemento, appoggia la cappella al mio culo e con un colpo di reni mi è dentro. L'inculata mi strappa un urlo di dolore che, subito, si trasforma in ansimi di godimento. Non so neppure quasi più chi sono e come mi chiamo, godo come un animale anche se le sue mani che stringono le mie caviglie mi provocano dolori lancinanti quasi insopportabili. I colpi dentro di me si susseguono con un ritmo inarrestabile e violento, sento le sue palle sbattere sulle mie chiappe, il sudore che lo ricopre mi cade sulla pancia bagnandomi letteralmente. L'espressione di rabbia, i denti stretti e i suoi mugugni mi fanno impazzire: il culo mi brucia sempre più, ma lui sta godendo ed io con lui. Improvvisamente urla, un urlo barbarico, estrae il cazzo e lancia un fiotto di sborra che mi arriva direttamente in faccia, poi un altro si va ad impigliare nei peli del mio petto e gli ultimi flussi mi ricoprono la pancia, già bagnata di tutto il suo sudore che m'aveva fatto colare addosso. E' stravolto, stremato, mi si sdraia accanto ed io, a questo punto, penso di dovermi soddisfare con una sega solitaria. Mi guarda, mi bacia e invece dice: "Adesso tocca a te, inculami!" Non me lo sarei mai aspettato, ma non indugio. Lui si mette a pecorina, lubrifico il suo culo già abbastanza largo con lo sperma che mi ha riversato addosso e gli infilo il mio uccello. Do' due o tre colpi poi Jean Luc chiede che smetta. Per essere inculato dice di voler essere legato, almeno le mani. Lo accontento. Lo lego con una corda fatta di pezzi di stracci alla testata del letto e ricomincio la mia opera. Lui gode e fa godere anche me stringendo ed allargando ad arte i muscoli del suo culo ad ogni passaggio del mio cazzo duro. Ad un certo punto mi dice che vuole che gli venga dentro. Questa richiesta mi fa intostare ancora di più la nerchia, aumento il ritmo dei miei colpi e quasi subito gli sborro in culo, un clistere di sperma. Jean Luc si accascia, io sopra di lui sempre col cazzo nel suo culo e, sfiniti, ci addormentiamo.... Quando mi sveglio - il cazzo ormai moscio era uscito da solo dal culo di Jean Luc - slego il mio nuovo amico e lui svegliandosi mi dice: "Non abbiamo ancora finito". Non capisco cosa intenda finchè non mi chiede di leccargli ancora un po' il culo: io accetto, comincio con la lingua a insalivargli il suo bellissimo sfintere e lui, per tutta risposta, mi sputa fuori, lo sperma ancora caldo che io, poco prima, gli avevo "regalato" ordinandomi di trattenerlo in bocca. Io obbedisco. Jean Luc spalancando la bocca mi dice di farglielo cadere dentro. Obbedisco ancora e, anche questa volta, lui beve con ingordigia tutto il frutto del mio orgasmo. "Sei un maiale" - gli dico. Ma lui sorride, mi avvicina a se', mi bacia in bocca e mi dice: "Se vuoi ho ancora tante altre cose da farti provare....." Ma questa è un'altra storia. Chi mi vuole scrivere può farlo a icasper@hotmail.com

###

Popular Blogs From MenOnTheNet.com

Please support our sponsors to keep MenOnTheNet.com free.

1 Gay Erotic Stories from Casper

Pavia Gay

Stavo camminando per le strade della mia bella Pavia, era ormai quasi sera ed io, tranquillo, me ne ritornavo verso casa. Un’altra settimana di lavoro era terminata, avevo comperato tutto quello che mi sarebbe servito per non morire di fame durante il fine settimana... E’ bello passeggiare nelle viuzze strette della mia città, ogni volta si scopre qualcosa di nuovo: la stessa

###
Popular Blogs From MenOnTheNet.com

Please support our sponsors to keep MenOnTheNet.com free.

Web-02: vampire_2.0.3.07
_stories_story