Gay Erotic Stories

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Abbuffata di...

by Hard@dick


Erano passati oramai molti mesi dall'ultima volta che lo avevo sentito al mio cellulare e questo faceva presagire un cambio di tendenza nella nostra amicizia ed invece quella sera alle 9 in punto una rapida successione di vibrazioni mi destarono dal programma televisivo che stavo guardando e mi portarono a leggere il messaggio appena arrivato. Neanche a dirlo, era lui. La sua tipica e inconfondibile frase, quasi fosse il suo biglietto da visita: ciao beo come tira. Lo richiamai quasi all'istante e come sempre stava davanti al computer a guardare delle immagini, sentendo lui, assai interessanti quasi al limite fra il buon gusto e la perversione. Dopo un paio di battute scherzose e a doppio senso dove mi dava della "wonder woman", per la rapidità della mia chiamata, mi chiese se avevo mai posato quasi nudo per qualche fotografo dell'ultima ora. Aveva rivisto il mio volto e la mia parte migliore su alcune immagini mentre visitava una homepage di uno strano personaggio. Gli risposi che sicuramente non poteva trattarsi di me ma chiesi di descrivermele. L'allusione all'uomo nero o mascherato di cioccolata mi fece capire che l'essere quasi nudo voleva dire essere invece completamente nudo ma ricoperto solo in un paio di zone di qualcosa di dolce. Le sue continue battutine mi stavano un po' innervosendo; gli avrei volentieri chiuso il cellulare in faccia se non fosse stata per la mia curiosità. Gli dissi "Cerca di essere un porchino più preciso." E lui: "Io vorrei essere un porchino ma per essere più preciso dovresti vederle di porcona, ah ah ah ". Erano le 9.30 e non mi andava di uscire per andar a vedere delle fotografie scannarizzate di cui conoscevo perfettamente la storia! Avevo posato nudo un paio di anni prima per un amico. Ero giovane, appena maggiorenne e il mio amico aveva finito da poco un corso di fotografia di nudo. Eravamo entrambi poco più che adolescenti e poiché ai giovani tutto viene perdonato pensammo di giocare senza inibizioni. Non avrei mai pensato che quelle foto sarebbero venute così bene da essere inserite in una pagina internet. Quel pomeriggio quando Alberto mi invitò ad accompagnarlo a vedere un'esposizione di un suo maestro di corso mi sentii molto lusingato; non ero particolarmente legato a lui ma ad un invito io non so dir di no. La mostra era di una noia soporifera... tutte foto in bianco e nero, donne in posizioni assurde, rigirate su loro stesse, fotografate in prevalenza di schiena, sedute con gambe incrociate. Solo la musica di sottofondo era decente: Prokofief (Romeo e Giulietta); non so se voleva avere un significato; io interpretai tutto pensando che il visitatore dovesse sentirsi il Romeo della situazione vedendo questa donna (Giulietta) morta attraverso la foto, uccisa dalla macchina fotografica di quel "maestro". Ad un certo punto in quella circostanza gli dissi. " Ma le tue foto non saranno mica così, sono quasi tutte uguali. Sembra che il tuo maestro voglia fare la cronologia visiva dello spuntar del brufolo sulla spalla della modella!". "Questa è arte, le ha fatte XXXX in persona". Io ero molto giovane e non dissi niente, mi sentivo abbastanza fuori luogo li dentro, però sicuramente io non avrei mai comperato simili foto tanto più che sostengo che non è il nome che fa di una stronzata un oggetto d'arte ma semmai e' l'arte che fa di un nome un artista. "Perché non ce ne andiamo a casa tua e mi fai vedere le tue foto, quelle che hai fatto al corso, o quelle che sicuramente nascondi in qualche cassetto". Andammo a casa sua. Sua madre gli aveva attaccato un post-it sul frigorifero scrivendogli che era uscita per far compere e che suo padre l'aveva accompagnata. Aveva la casa tutta per se'..... (il potere dei figli unici). Andammo in camera sua e da un cassetto estrasse un raccoglitore. Mi mostrò foto dopo foto; mi fece la storia e la lezione per ognuna di esse. Ad un certo punto, veramente stanco di tutto questo parlare di obiettivi, diaframmi, inquadrature, flash per tagliare corto gli chiesi quanto aveva speso per un corso di fotografia di nudo dove la cosa piu' interessante era immortalare delle statue o manichini di donne nude o di uomini a cui mancavano nasi, braccia e attributi vari perché corrosi dal tempo o staccati da ninfomani insaziabili! Si mise a ridere e rimise il suo raccoglitore a suo posto. Non chiuse il cassetto ma lo tolse completamente. Avevo intuito che c'era qualcosa di particolare che mi voleva far vedere. Infatti dalla parte sottostante al piano della scrivania dove prima scorreva il cassetto, ben appiccicato con adesivo staccò una busta di plastica trasparente. Si vedeva chiaramente che erano foto di nudi maschile ma la plastica sporca dallo scotch non mi permetteva di capire bene.. Alberto prese in mano la busta, l'aprì dalla parte adesiva e mi disse di non scandalizzarmi, non solo perché erano i suoi primi tentativi ma anche perché si trattava di lui medesimo. Le guardai un po' esterrefatto. Anche lui era un po' imbarazzato; immagino fosse stata la prima volta che le mostrava e fosse anche la prima volta che si mostrava nudo a qualcuno che lo conosceva abbastanza bene come potevo essere io. Il fatto che lui si fosse fidato di me mi esaltava e il fatto che lui non sapesse dei miei gusti mi metteva anche un po' a disagio. Mi era di colpo diventato duro e avevo paura che se ne accorgesse. Non sono un tipo peloso però il cazzo che mi tirava da tutte le parti, gli slip stretti e tutto il resto mi costrinsero a mettermi le mani sul pacco e cercare di sistemarmi la parte nel modo meno evidente possibile. Manco a dirlo, lui se ne accorse e segui con lo sguardo il mio movimento. Ridendo e scherzando mi chiese se mi stato eccitando! Sempre più imbarazzato per attenuare l'atmosfera gli feci presente che ero già eccitato già da prima, quando vidi le foto delle sue donnine nel raccoglitore. Lui non era di certo gay e a me non andava di dirgli niente. Le sue foto lo mostravano davanti ad uno specchio con tutti i muscoli tesi oppure piegato in avanti mentre cercava di leccarselo ed ancora nell'atto masturbatorio e così via. Aveva certamente un bel corpo ma lungi da me dal proporgli qualche giochetto erotico. Gli chiesi se le avesse mostrate anche alla sua ragazza, ma la risposta fu immediata e negativa. "Ma sei matto, mi sputanerebbe davanti a tutti gli amici facendomi passare per un pederasta, cosa che non sono!" Non insistetti più di tanto con quel discorso ma invece commentai quelle foto dicendogli che molte erano ripetitive come quelle in cui cercava di riprendere il primo schizzo di sborra o quelle in qui lui faceva cadere gli slip a terra restando nudo senza veste alcuna cercando di coprirsi con le mani. Le polaroid con autoscatto non sono di certo le macchine migliori per immortalare certe situazioni; io l'avrei potuto aiutare scattandogliele io quelle foto ma non mi azzardai. Io non avevo mai avuto molta confidenza con Alberto e tanto meno da chiedergli di rimettersi nudo davanti a me per farsi fotografare pero' gli misi la pulce nell'orecchio dicendogli che per certi tipi di foto e' necessario essere almeno in due. Lui entusiasta e sempre più preso da quello che gli stavo dicendo colse la palla al balzo, prese la polaroid e mi fece una foto in primo piano. Dalla stessa distanza ne fece un'altra inquadrando la parte delle spalle, un'altra ancora fotografando sempre piu' giù. Alla fine le mise una sotto l'altra e ne venne fuori la mia persona vestita. Otto foto che lui sovrappose ma che non diedero un gran bel risultato. "Ora le rifacciamo ma con te nudo, così facciamo il confronto". Io me l'aspettavo questa proposta e già sapevo che avrei rifiutato. Non perse tempo e aggiunse "Poi le fai tu a me" e incominciò a spogliarsi. Si stava già slacciando le scarpe e togliendo il maglioncino e aggiunse: "Su dai che aspetti, non avrai mica paura di me, sono solo foto. Aiutami a fare questo esperimento, vediamo che succede a collage finito". Io non ero ancora convinto e da scemo gli risposi "Ma tu le foto da vestito non vuoi che te le faccia". Lui sorrideva e mi spiegò che il confronto lo voleva fare sui due corpi nudi e non sullo stesso corpo; gli interessava solo quelle di me e di lui nudi per poi mescolarle; un dottor Frakenstain della foto. Era già nudo e aspettava che io finissi con gli ultimi indumenti. Mi tolsi per ultimi i boxer; ero incerto se farlo o no. Lui non era eccitato ma io sì. Glielo dissi. Lui rise e mi disse "Chi se ne frega. Io non sono gay e non mi interessi; non sei il primo che conosco a cui piacciono i ragazzi ma se hai qualche strana idea con me, capiti anche tu male". "Peccato, ma sto alle tue regole". Aveva capito forse fin da prima quali erano le mie tendenze ma fortunatamente non gli interessavo. Parte della mia erezione si era placata anche se non ci sarebbe voluto molto per rimettermelo in tiro. Respiravo profondamente e lo lasciavo fotografare. Ogni tanto il mio sguardo cadeva sul suo pisello ma vedendolo peggio che morto non mi sentivo nemmeno io molto attratto! Venne il mio turno, guardammo le foto che lentamente diventavano nitide e cercando di riprodurle ad Alberto venne in mente di spalmarci addosso della cioccolata, della panna montata, della schiuma da barba, della marmellata, olio d'oliva. Andò in cucina e portò in camera tutto quello che trovò e che poteva spalmarmi addosso. Incominciò con la panna: quasi un intero barattolo sul mio collo e mento. Era buonissima; io me l'assaggiavo e lui pure. Eccitante, eccitantissimo; se dapprima lui leccava solo la parte superficiale poi sentii anche la sua lingua premere sulla mia pelle. Mi spalmò sui pettorali la marmellata e all'altezza dei capezzoli ci mise proprio due pezzettini di pesca. Prima me la spalmò con un cucchiaino poi direttamente con le mani. Ci stavamo divertendo un mondo. Avevo finalemnte conquistato quel grado di complicità ed intimità che mi servivano per poter io stesso proporre senza vergognarmi di lui. Mentre mi formava delle grosse tette di marmellata all'altezza dei pettorali, io ero disteso a terra sulla moquette nella sua camera e lui stava al mio fianco. Ogni tanto sentivo il suo pisello che sulla gamba mi sbatteva addosso. Disteso in quella posizione non lo vedevo ma c'avrei giurato che anche lui ce l'aveva duro. Sugli addominali spalmò dell'olio d'oliva, anche sul cazzo e nella parte circostante; lui mi spalmava ed io inerme lo lasciavo fare. Era veramente bello sentire le sue dita lubrificate correre ovunque. L'unica frase che mi rivolse fu :"Beh non è poi così diverso dal mio; toccarti il cazzo non mi da alcun fastidio, tanto è come se stessi toccando il mio, di cazzo". Non aveva tutti i torti; sta di fatto che con tutto quell'olio io mi sentivo tanto una patatina fritta; mi diceva che la luce del flash avrebbe riflesso su quella zona e avrebbe dato l'impressione che quella parte avrebbe luccicato a dismisura lasciando solo intravedere il mio arnese in tiro. All'interno delle coscie e fino alle ginocchia invece mi spalmò la cioccolata. Visto che ero ancora disteso mi spalmò solo nella parte anteriore. Me ne misi anche sulle mani sotto le ascelle e un po' anche dentro le orecchie! Aveva le mani sporche un po' di tutto e per non lavarle mi fece leccare le dita per intero. Veramente una bella sensazione sicuramente anche per lui. Mi sentivo almeno 3 chili di roba addosso. Incominciò a fotografare mettendosi a gambe aperte sopra di me. Gli vedevo il pistolone e le palle, un po' di pancia e i folti ma corti peli delle cosce. Se non si fosse spostato in tempo sarei riuscito anch'io a toccarglielo con la mano destra; lui indietreggiava e mi diceva di rimanere disteso. Io gli facevo le boccacce e simulavo degli amplessi, mi muovevo, alzavo il bacino, gli chiedevo di sedersi sopra di me per fargli una bella scorpacciata di nutella, volevo che sentisse quanto ero dolce. Alla parola dolce gli venne in mente che in frigorifero aveva anche della verdura. Prese delle carote, dei limoni e un pomodoro. La prima foto me la fece facendomi tenere in piedi la carota fra i due seni di marmellata, prese il pomodoro tagliato a metà e me lo mise sull'ombelico e i due limoni proprio sotto le palle tenuti fermi dalle cosce. Facevo proprio ridere e io grugnivo come un maiale. Dicevo "Ecco signori il vostro nuovo ortolano, direttamente a casa vostra nel modo più naturale del mercato; assaggio gratuito di tutto, niente conservanti". Alberto non stava più nella pelle, rideva come un beota ed io lo seguivo a nastro. Incominciavo a "sgrondare" da tutte le parti; lui si offrì di leccarmi per non sporcare la moquette. Anche se non era necessario io lo costrinsi a leccarmi tutta la marmellata e la panna del collo. Mi leccò con così tanta foga che ad operazione ultimata mi sentivo ancora la sua lingua che mi premeva addosso. La sua lingua non era comunque l'unica cosa che mi sentivo ancora addosso. Per leccarmi bene si era parzialmente disteso si di me e per forza di cose lui stesso si era sporcato di olio d'oliva. Il suo corpo scivolava infatti abbastanza bene sul mio e non posso negare che la cosa mi piaceva molto. Non avrei voluto far sesso e concludere il pomeriggio con una sega ma mi sarebbe piaciuto se mi avesse stretto fra le sue braccia e avesse tenuto sul mio pene il suo. La cioccolata non la tolse, disse che aveva delle altre foto da fare Ed infatti con la cioccolata che rimase, stando in ginocchio piegato in avanti me la spalmò sul culo e attorno alla bocca. Due bei glutei sodi e tondi tutti ricoperti di nutella. Non posso fare a meno di ricordare quando mi sfiorava il buco del culo e cercava pure di infilarmi un dito dentro. Io non dicevo niente ma era dilatato al massimo del mio possibile. Ora avevo tutta la parte sul bacino ricoperta di cioccolata.. un bel boxer tutto marrone scuro che ricordava qualcos'altro!! Anche lui invece aveva il mento, il naso e le labbra unte, in parte dalla leccata precedente e in parte perché appositamente si era spalmato. Mi guardai allo specchio a muro che aveva sulla parete opposta al letto; l'effetto non era poi così sgradevole. Io ero in piedi di lato e lui in ginocchio con le mani ferme sulle cosce e il viso appoggiato al mio gluteo destro. Usammo l'autoscatto anche su quella posizione. Poi mi fotografò in tutte le posizioni possibili: con me piegato sia in avanti che all'indietro; la schiena mi doleva un po' non essendo abituato a contrarre e a stirare i muscoli in quel modo. Mi fece fare la verticale appoggiandomi allo specchio. Potete immaginare come abbia imbrattato il vetro. Prese anche un catino e mi ci fece sedere sopra. Lo guardai e risi come non mai. Chissà cosa gli passava per la testa e quali erano le sue idee in merito; sta di fatto che proprio queste ultime foto lui mise in rete e proprio per queste quel mio amico mi chiamò al cellulare. Uscii di casa e andai da Luixx; volevo vedere di persona quanto io c'entrassi con tutto quello che mi era stato detto al cellulare. Ero un po' indispettito: Alberto mi avrebbe potuto avvertire che voleva farmi pubblicità, anche se erano orami passati cinque anni da quell'unico episodio a casa sua. Chissà come avrei potuto giustificare quel pomeriggio tanto indietro nel tempo e che mi aveva eccitato così tanto. Era stata la prima volta che mi mettevo a nudo davanti ad un ragazzo per giocare e che non combinavo niente...neppure una palpatina fatta con malizia. Sta di fatto che andando ora da quell'altro sicuramente la cosa non sarebbe finita come quell'altra volta e questo già mi eccitava enormemente! Non sapevo dove abitasse Luixx: non abitava più con i suoi ed era tantissimo che non ci sentivamo. Al cellulare mi aveva detto che stava dalla parte della stazione dei treni e che mi sarebbe venuto a prendere proprio la. Poco male io ero quasi arrivato. (....to be continued)

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