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Andrea e Marco si Incontrano. Parte 2

by Merlino & Ganimede


PARLA MARCO Ci siamo incamminati verso la camera dei tuoi. Ti vedevo camminare di fronte a me e apprezzavo la forma squisita dei tuoi glutei. Un ragazzo che cammina nudo è uno spettacolo della natura e io mi sono sempre commosso alla vista della delicatezza del corpo di un adolescente. Sì, lo so, tu non eri più un adolescente a 25 anni, ma ne avevi il fisico. Nessuno ti avrebbe dato tutta la tua età. Ci siamo tuffati sul grande letto come se ne andasse della nostra vita ed io ti ho allacciato da dietro, premendomi su di te. Sentivo il mio cazzo farsi posto tra le tue chiappe e con le mani ti stringevo a me come se volessi sfuggirmi. Cosa che non pensavi affatto di fare. Hai cominciato a muoverti strusciandoti su di me ed io stavo di nuovo per venire, ma ancora non volevo farlo. - Aspetta -, ti ho ordinato. - Alzati, scendi dal letto. Eravamo in piedi di fronte allo specchio ed altri due Marco e Andrea ripetevano i nostri gesti. Mi sono messo di fronte a te. I nostri cazzi pulsavano ed erano abbondantemente inumiditi. La cappella del tuo bel cazzo era scoperta completamente ed il suo colore violaceo, come di prugna matura, mi invitava a prenderla senz'altro in bocca. Ma avevo altro in mente. Il mio prepuzio è piuttosto lungo e non scopre mai completamente la cappella. Ho fatto in modo che i nostri cazzi si fronteggiassero, punta contro punta e li ho accostati. Tu mi hai guardato e ti ho sentito rabbrividire. Ti ho sorriso ed ho cominciato a coprire la tua cappella con il mio prepuzio, tirandolo in avanti. Sentivo il calore del tuo glande che premeva sul mio, ora che erano incappucciati assieme. Ho cominciato a far scorrere la mano che teneva i due membri uniti e ti ho visto spingere il bacino in avanti. Percepivo i tuoi fremiti ed ho visto i tuoi occhi diventar torbidi mentre li fissavi sui miei. Ho letto la passione e la lussuria sul tuo volto ... e l'appagamento. Ho cominciato a sentire la tua sborra che usciva da sotto la pelle del mio prepuzio bagnando la mia cappella e schizzando incontenibile sulla mia mano. Non ho potuto più trattenermi e anch'io sono venuto. Ho stretto, con la mano che li univa, i nostri cazzi, ma il nostro seme congiunto sprizzava fuori ruscellando e larghe gocce finivano sul pavimento staccandosi dai fili che per un istante le invischiavano. Avevo la mano tutta imbrattata, quando ho lasciato i nostri cazzi e l'ho sollevata. - Aspetta - hai detto avvicinandole il volto. E hai voluto leccarmi un dito assaporando. Io ho fatto lo stesso. Ognuno di noi stava assaggiando la propria sborra o quella dell'altro? I nostri fluidi si erano uniti come lo erano i nostri spiriti in quel momento e non erano più distinguibili gli uni dagli altri. Ci siamo abbracciati e baciati a lungo, poi ci siamo ripuliti alla meglio con delle salviette e ci siamo distesi per riposare un po'. Credo anche che ci siamo appisolati qualche istante, abbracciati assieme sul letto, ma presto ho sentito di nuovo la tua mano che carezzava. - Andrea - ti ho detto - voglio che oggi ognuno di noi possieda l'altro. - Certo, anch'io lo voglio - hai risposto poggiando le tue labbra sulle mie. - Ma non hai qualche lubrificante? Non abbiamo ancora vissuto questa esperienza ed i nostri buchetti, all'inizio, non ne vorranno sapere. - Che possiamo usare? - Olio? - ho suggerito. Detto fatto, sei andato in cucina e ti sei procurato un'ampolla d'olio. - Sdraiati sul letto a pancia sotto" ti ho detto. Ti ho fatto colare un sottile filo d'olio proprio sul buchetto ed ho preso a massaggiare muovendo le mani in modo rotatorio. Un altro po' del liquido e ancora massaggio, finché non ho introdotto un dito all'interno del tuo ano. Lo facevo vibrare e ti vedevo ansimare per il piacere. Poi ho inserito due dita e tu hai aperto per un attimo la bocca come per protestare, ma con un profondo sospiro hai taciuto. Mi pareva che fossi pronto e mi sono avvicinato premendoti contro il mio cazzo di nuovo esigente ed in piena erezione. Pian piano ti sono penetrato dentro ad ho cominciato ad agitarmi. Ora non eri più teso e stavi godendoti l'inculata. - Marco - hai bisbigliato - è ... è meraviglioso. Io ho accentuato i colpi ed il va e vieni ha aumentato il ritmo. A un tratto ti sono uscito fuori e ti ho fatto girare. - Voglio vederti in faccia - ti ho detto. Ora ti scopavo guardandoti. Eri sulla sponda del letto, con le gambe allargate ed alzate, ed io, in mezzo, carezzandoti le cosce, affondavo nella tua carne ormai con facilità. La tua faccia mi sorrideva, ma i tuoi occhi erano offuscati dal piacere e, forse, non mi vedevano. Mi sono chinato, continuando a chiavarti, e ti ho baciato sulla bocca. Hai risposto immediatamente succhiando la mia lingua ed io sono affondato contemporaneamente nel tuo culo col cazzo e nella tua bocca con la lingua. Avrei voluto mischiare fin le cellule del mio corpo con quelle del tuo, avrei voluto che da quell'amplesso ne uscisse una persona sola, composta dalle nostre due unite per sempre. Ero al culmine, ormai, ed ho cominciato ad eiaculare con forti spruzzi riempiendoti l'intestino e non ho potuto fare a meno di gemere, ma tu non mi hai lasciato solo ed ho sentito anche la tua voce unirsi alla mia. Da un po' ti stavi masturbando ed a sentire il calore del mio sperma nel tuo intestino, anche tu sei venuto con lunghi getti. Mi sono accasciato su di te, ricoprendoti e ti baciavo la bocca, il collo, sul petto. Mi sono messo a succhiarti un capezzolo, come se fossi un neonato affamato. In effetti ero affamato di te e sarei rimasto per sempre abbarbicato al tuo giovane corpo. PARLA ANDREA Io stavo disteso sul grosso letto dei miei, languido come solo dopo una salutare scopata si può essere. Su tutto il mio corpo, c’erano le tracce lasciate dall’immenso piacere che avevo provato a sentirti dentro di me; dentro il mio corpo c’erano le tracce lasciate dall’immenso piacere che tu avevi ricavato usando il mio corpo. Questa consapevolezza mi faceva sentire in paradiso e volevo che il momento di beatitudine che provavo in quegli istanti non finisse più. Ma tu mi hai ridestato da quell’estatica contemplazione di noi due, con i movimenti agili ed esperti della tua lingua che mi spazzolava e mi solleticava i capezzoli. Sono piacevolmente ritornato su questa terra, risvegliato alla carnalità. La tua faccia sopra il mio corpo, a stuzzicare la mia pelle, la tua lingua ancora non sazia ma avida di leccare il mio succo. Pur volendo rilassare ogni mio muscolo, non ci sono riuscito, e quasi immediatamente il sangue ha ripreso a tumultuare nelle mie vene, e a rinvigorire il mio pisello. Vederti correre sul mio corpo per ripulirlo dal disastroso sfogo sessuale di prima, non poteva non eccitarmi di nuovo. Ho spalmato il mio corpo ancora di più sul letto, distendendo una gamba per fartici salire sopra, e alzando l’altra per offrirti meglio il mio sesso. In quel momento ho avuto anch’io voglia di bere, di bere la tua essenza. Con una mano sono arrivato ad accarezzare la mia natica esposta, e poi mi sono spinto oltre, ficcando un dito nel buco del mio culo per inzupparlo nel tuo seme, che copioso come non mai si faceva strada per ritornare alla luce. Ho raccolto il liquido viscoso e lattiginoso per quanto più ne potevo e me lo sono portato alla bocca, succhiando il mio dito come se fosse il tuo cazzo. Mente ripetevo l’operazione, tu hai ripreso possesso del mio cazzo e l’hai ingoiato, ancora non completamente in tiro, prendendotene cura e cullandolo tra le pareti morbide e vellutate della tua bocca. C’eri riuscito, di nuovo mi sentivo pronto a riprendere l’amplesso che credevo fosse finito poco prima. Tu eri un maestro nel ridestare l’interesse del tuo amato. - Basta Marco, aspetta un attimo, fermati. Adesso tocca a me approfittare del tuo culo, come volevo fare prima che ci interrompessimo - ti ho detto. Hai alzato gli occhi senza lasciare andare subito il mio pisello dalla tua bocca. Non serviva usare le parole, era sufficiente lo sguardo perché tu mi rispondessi. Sono uscito da te, ti ho aiutato ad alzarti e ti ho accompagnato a prendere posizione. - Mettiti con le braccia appoggiate alla ringhiera del letto, in fondo, di fronte allo specchio. Sì, così. Piazzati a quattro zampe, voglio prenderti alla pecorina - ti ho detto. Mi faceva eccitare da matti quel termine, così animalesco e bucolico. Tu hai seguito le mie parole. - Aspetta, prendo la boccetta dell’olio, per lubrificarmi - mi hai detto. Ma io ti ho bloccato prima che ti muovessi. - Non ti preoccupare, ci penso io a prepararmi la strada, e senza bisogno di altro se non quello che abbiamo già qui. Avevi fatto un gran bel lavoro di pulizia, ma sul mio corpo c’era rimasta ancora qualche chiazza di sperma, e avevo intenzione di usare quella per infilarmi dentro di te senza attriti e senza frizioni. Senza che te lo dicessi ho sentito che hai fatto un bel respiro, cercando di rilassare i muscoli del tuo culo, e spingendo le chiappe verso di me, offrendomi maggiore possibilità di manovra, e mostrandomi, come avevi fatto prima, la tua più preziosa intimità. Con le dita e con le mani ho raccolto il mio succo, prezioso per l’occasione a cui serviva, e ho cominciato a spalmarlo con dovizia e con meticolosità, come avevo iniziato a fare precedentemente, attraverso il tuo buco, dentro il tuo culo. - Penso che tu sia veramente pronto, adesso -. Ho detto. - Sì che lo sono, Andrea. Non vedo l’ora di sentirti dentro di me. Sono talmente tante le volte che di notte ho bagnato le lenzuola sognando di questo momento, che ancora non mi sembra reale - mi hai risposto. - Credo che quando ti penetrerò, capirai che non si tratta di un sogno, ma della realtà, della realtà di noi due finalmente assieme - ho detto io. - Tieniti forte, Marco, che si comincia - ti ho avvertito. Mi sentivo come se stessi sulle montagne russe, a dover tranquillizzare, chi vicino a me, non aveva mai provato nulla del genere, e che alla gran voglia di cimentarsi, contrappone un pizzico di paura. Che stupido! Mi sono piazzato dritto in ginocchio dietro di te, ho piazzato una mano sul tuo culo, e con la destra ho afferrato il mio cazzo, che oramai aveva capito il lavoro che avrebbe dovuto eseguire e si era pompato per portarlo a termine nel migliore dei modi. Ho piazzato il mio uccello a contatto del tuo buco, e ho sentito il fremito che ti ha scosso tutto il corpo. Mi sono fermato. Ho spinto con forza, ma non per entrare, bensì per slittare il mio cazzo sotto le tue palle che parevano ancora inspiegabilmente piene. Così, all’improvviso, ho voluto allisciare con il mio membro i tuoi genitali, strofinare assieme i nostri cazzi, il mio cazzo con le tue palle, e contemplare la scena attraverso lo specchio. - Cosa fai? - mi hai domandato. - Niente, Marco, volevo solo fotterti da sotto, sentire l’effetto che si ha quando si struscia il pezzo di carne più sensibile, in mezzo alle gambe di un altro. Hai capito le mie intenzioni, e con solerzia hai stretto le cosce, per stringerti attorno al mio uccello, e consentirmi di scoparti tra le gambe. Hai portato una mano sul tuo cazzo per riuscire ad accarezzare anche il mio quando mi spingevo tutto in avanti e te lo ficcavo tutto sotto. - Come sei sensuale, Andrea - mi hai detto. - Lo so, ma ho avuto un gran maestro, anche se con lui solo adesso sto mettendo in pratica quanto ho imparato. Non volevo sborrare in quel modo, era il tuo culo che volevo prendermi. Così mi sono fermato poco dopo. Mi sono rimesso nella posizione di penetrarti dietro, tu hai riallargato le chiappe, spalancando per quanto potevi il buchetto roseo. Ho piazzato di nuovo la punta a contatto con la tua rosa di carne semiaperta. Altro respiro profondo, sia tuo che mio. Ho sentito che a quel punto la tua voglia di sentirmi dentro era quasi superiore alla mia; mi sembrava quasi che il mio cazzo pronto sulla tua carne tenera, sentisse l’ansia e la brama che aveva il tuo culo di succhiarlo dentro, di farlo suo, di appropriarsi del suo volume, della sua consistenza, del suo odore, del suo sapore, del suo tutto. Se anche non avessi spinto avanti il mio pisello, ero sicuro che in quei momenti sarebbe stato preso comunque. E ho affondato il colpo. Il movimento non è stato veloce, né lento. Un’unica spinta in avanti del mio bacino, continua, decisa, potente, audace, ma al tempo stesso delicata, sicura, vigorosa ed ero tutto dentro di te. Fino in fondo mi hai preso nel tuo corpo, fino a baciare con le tue chiappe il mio ventre, fino a stringere in un bacio le nostre palle. Ho sentito la tua gola emettere un suono strozzato, soffocato, di dolore? di piacere? Ho visto attraverso lo specchio il tuo viso contrarsi, i tuoi occhi stringersi, per il dolore? per il piacere?, ho visto la tua bocca aprirsi per cercare forse di dire qualcosa, che dovevo fermarmi? che dovevo continuare?, e tutto questo è stato così arrapante, così eccitante, che qualunque cosa fosse, in quel momento io ho deciso che doveva essere il piacere che tu mi chiedevi di darti. Avrei voluto avere una dozzina di altri cazzi a disposizione per riempirtene quella bocca ancora spalancata, e per sfondare quel culo non troppo chiuso e non troppo resistente. Oh, amore mio. Invece ho solo allungato una mano e ho ficcato il dito più grosso che avevo tra le tue labbra, e tu hai capito immediatamente il messaggio, e hai preso a succhiarlo, a leccarlo, a baciarlo come prima avevi fatto con il mio uccello. Ero dentro di te, completamente, e non mi ero ancora mosso dalla prima spinta. Aspettavo non so cosa, forse che il momento non finisse mai. Poi mi sono mosso. Mi sono tirato indietro, ma leggermente, non volevo uscire più di tanto da te. Ho arcuato la schiena all’indietro in modo da avere una visione del mio corpo a contatto col tuo, del mio uccello appena visibile tra le tue carni. Lì stava bene, come non mai, e tutto il tuo corpo mi sembrava come il giusto completamento del mio corpo nudo. In quella posizione, con quell’atmosfera, tu eri la naturale custodia del mio cazzo. Volevo arrivare a schizzarti in bocca, ma passando da dietro, dal tuo culo. Ero sconvolto, e ho preso a muovermi con agitazione. Volevo averti con forza, ma senza dimenticare la dolcezza; con virilità, ma romanticamente; con avidità, ma regalando tutto di me. E spingevo, mi spingevo sempre più dentro di te, quasi non volendo mai indietreggiare ma solo andare avanti. Credo che se non mi fossi controllato, sarei sprofondato dentro di te. Sempre continuando nella mia cavalcata, mi sono accostato col torace alla tua schiena. Il nostro contatto era quasi totale, la mia bocca era sul tuo orecchio, e tra un morsettino al tenero lobo, e una leccatina al tuo collo, ti dicevo parole come “ti amo”, “sei mio e non ti lascerò mai”, “siamo solo all’inizio”, e altre più porche, più volgari. E tu mi rispondevi con lo stesso genere. Trottavamo su quel letto come stalloni, sì, due stalloni. Ad un certo punto ti ho detto: - Voglio sentire tutto il tuo corpo sotto il mio, voglio che tutto di noi due sparisca e rimanga una sola cosa. Voglio entrare in te, e sparirti dentro. Voglio che tu sia il mio materasso. Mi ricordai delle volte che ti avevo raccontato, per lettera, delle infinite notti che passavo scopando il materasso del mio letto pensando a te, immaginando che lì sotto ci fosse la consistenza della tua carne e non le soffici lenzuola. Sono uscito dal tuo culo, solo allora. Tu ti sei sdraiato lungo, culo all’aria, buco ormai piuttosto aperto, gambe divaricate il giusto per permettermi di prendere posizione di nuovo dentro di te. Non eri come tanti che una volta fatti uscire non ti fanno più rientrare, anzi. Il mio rientro è stato gradito quasi quanto il mio primo ingresso nel tuo nascondiglio. Abbiamo ripreso dove avevamo lasciato. Con la differenza che se anche non potevo più vederti in faccia attraverso lo specchio, potevo toccare ogni millimetro della tua pelle, ogni piega del tuo corpo, strofinarmi a te non solo con il ventre, ma con il torace, le gambe, la testa, ed entrarti sempre più in profondità. Sempre di più. Tu arrivavi a portare le mani indietro e a toccarmi la schiena, il fondo schiena, il culo; arrivavi ad afferrarmi le chiappe e ad aprirmele; arrivavi ad accarezzarmi dove più gradivo senza che io ti dicessi nulla al riguardo. Non durò che pochi altri minuti, quell’atto d’amore. E la cosa straordinaria fu che sei venuto tu per primo, godendo tu stesso del piacere che io stavo prendendo dal tuo corpo, dalla tua carne. - Sto schizzando, sto sborrando. Andrea, Andrea, vengo - mi hai detto. - Ma mi hai preceduto solo di poco. Pochi secondi, pochi attimi e il mio sperma ha dissetato il tuo intestino, inondandolo e dilagandolo con il mio frutto, regalando a te quello che nei mesi precedenti, quelli del nostro amore virtuale, il tuo corpo era andato chiedendo. Sfiniti, sudati, appagati, madidi dei nostri aromi, estasiati, siamo crollati nel più fertile, riposante sonno della nostra vita, senza muoverci, senza cercare una posizione migliore di quella assunta fino ad allora, con te sotto di me, con io ancora dentro di te. Mi sono svegliato che la tua mano mi carezzava il viso. Che splendido risveglio! Eravamo ancora come mi ricordavo ci eravamo lasciati. Ti ho baciato sulla guancia e ti ho dato il buongiorno. - Devo alzarmi, devo andare in bagno, Marco. Scusami. - Aspettami, Andrea, vengo anch’io. Ci siamo alzati, completamente nudi, ma rivestiti dell’intimità che avevamo raggiunto, e ci siamo messi accanto alla tazza del water. Ciascuno di noi l’ha preso in mano ed abbiamo dato inizio ad una meravigliosa pisciata. Ci guardavamo in faccia, guardavamo i getti che i nostri stanchi piselli emettevano, ne sentivamo lo scrosciare, e siamo scoppiati a ridere. Ci sentivamo così uniti, assieme, così consapevoli che niente avrebbe più potuto separarci, che non abbiamo potuto fare a meno di abbracciarci. Ci siamo abbracciati senza smettere di pisciare e così ci siamo bagnati reciprocamente. Ma che importava? Eravamo l’uno nelle braccia dell’altro! Per scrivere a ANDREA: a_far72@hotmail.com Per scrivere a MARCO: merlino88@hotmail.com

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2 Gay Erotic Stories from Merlino & Ganimede

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Web-02: vampire_2.0.3.07
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