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Estate 1996

by Fatbearboy


Estate 1996 (storia vera, realmente accaduta) Estate 1996, estate delle mie e delle tue vacanze… così recita una canzone di Jovanotti del periodo. Nell’estate di quell’anno ero alla ricerca di una soddisfazione che mi mancava da tempo. Il rapporto con la mia convivente era ormai arrivato al capolinea, stavo perdendo il lavoro in quanto l’azienda presso cui prestavo la mia opera avrebbe chiuso a settembre ed io ero molto insoddisfatto e soprattutto insofferente. Per cercare di recuperare il rapporto con la mia compagna a metà luglio partimmo per una vacanza in Kenya per 15 gg e nonostante il soggiorno non fu niente male, al rientro in Italia Laura ed io ci lasciammo per una di quelle fantomatiche “pause di riflessione” che ancora oggi non è terminata. Rientrammo in Italia il 4 agosto e mentre facevamo rientro in città Laura mi disse che per un paio di settimane voleva andarsene in montagna visto che aveva ancora dei giorni di ferie da usufruire, e durante quel periodo avremmo potuto riflettere sulla nostra situazione. Lei partì subito la mattina dopo, senza nemmeno disfare le valige, lasciando la casa vuota ed io andai in ufficio come al solito. Alle 17.00, staccai dal lavoro e tornai a casa, mi feci una doccia ed una dormita perché tra il viaggio massacrante in aereo e la giornata di lavoro ero un po’ disorientato. Mi svegliai verso le 21.00 e mi collegai alla rete, scaricai la posta e mi arrivò un messaggio pubblicitario di una nuova chat. All’epoca internet in Italia era pressoché “roba da fantascienza”. Mi collegai a quella chat e feci 2 chiacchiere con i “cittadini”, che erano per lo più ragazzi alla ricerca di una “emozione” per la serata. Seguii le conversazioni per circa 10 minuti e capii subito che cosa stessero cercando. I discorsi cominciavano ad eccitarmi ed il mio uccello spingeva contro i boxer, così forte che la mia cappella strofinandosi contro il cotone mi faceva quasi male. Un utente segnalò un posto vicino alla mia città dove si potevano fare incontri interessanti tra uomini e la cosa mi prese subito. Chiese maggiori ragguagli. Mi infilai un paio di pantaloncini, una camicia ed andai al posto segnalatomi: la famose piazzole autostradali. Dovevo prendere l’A7 in direzione Milano, uscire a Binasco, rientrare in direzione Genova e fermarmi dopo circa 1 Km alla piazzola. Appena arrivato c’era solo un camion fermo e l’autista subito si precipitò subito giù dalla cabina facendomi subito capire le sue intenzioni che declinai. L’autista se ne andò un po’ scocciato ed imprecando, ma la mia prima volta, se tale doveva essere con un uomo, volevo che fosse con una persona che mi potesse dare delle sensazioni diverse, ed “a pelle” non mi sembrava il tipo. Ormai si erano fatte le 22.00 e non si vedeva anima viva, il buio stava calando anche se dall’asfalto usciva un calore che sembra un pomeriggio di agosto e le zanzare cominciavano ad insediarsi, vista la grande presenza di alberi, cespugli e vegetazione varia classica di quel posto. Stavo realmente pensando di andarmene e di raggiungere gli amici in piazza in città, quando vidi un auto arrivare, che si posizionò esattamente a pochi metri dalla mia. Scese un giovane della mia età, con la faccia da bravo ragazzo, di corporatura non troppo massiccia come la mia, ma comunque ben proporzionato. Era moro, occhi verdi ed indossava un paio di pantaloncini, ed una maglietta bianca. Mi chiede di accendere, e mi disse se stavo aspettando qualcuno. Gli risposi che non aspettavo nessuno di particolare, e che mi ero fermato solo per fumare una sigaretta ed avrei proseguito per il mio viaggio entro pochi minuti, mentendo spudoratamente. Michele, questo era il suo nome, mi disse di stare attento alle pattuglie di polizia che controllano l’autostrada perché questo tratto era noto per la frequenza omosessuale. Non finì di dire quelle parole che dal lato opposto dell’autostrada vedemmo il lampeggiante blu e la volante si fermò in corrispondenza del lato opposto per controllare un autotreno parcheggiato sull’altra carreggiata. Michele mi rassicurò subito, dicendomi che ci voleva ancora un po’ di tempo prima che gli agenti facessero tutto il giro ed arrivassero dalla nostra parte. Terminata la nostra sigaretta, mi offrì un chewingum e mi disse solamente “stai tranquillo”. Mi mise una mano in mezzo alle gambe e subito di getto il mio cazzo diventò durissimo. Mi palpò l’uccello da sopra i pantaloncini ed iniziò a baciarmi in bocca. Il suo modo di fare mi lasciò letteralmente interdetto. Continuava a rassicurarmi del fatto che nessuno ci avrebbe visto, e di stare tranquillo. Iniziò a sbottonarmi la camicia continuando a baciarmi lungo il collo, sul petto. I suoi baci erano delicati e pieni di amore (è l’espressione più appropriata che m viene di getto). Mi spinse delicatamente sul cofano della mia macchina, e mi fece coricare a 90° con la schiena sul cofano della macchina, ma continuando a baciarmi ogni centimetro di pelle. Il mio cazzo stava esplodendo e mentre Michele continuava nel suo intento io osservavo la pattuglia della polizia nel lato opposto dell’autostrada. Ma senza neanche accorgemene, mi calò gli shorts e d inizio a prendere in bocca il mio uccello, come se stesse assaggiando una “prelibatezza”, poco per volta. Mi ripresi un attimo dalla situazione e gli dissi che non ero tranquillo e che volevo andarmene. Michele mi disse che lui era della mia stessa città (ma come faceva a sapere dove abitavo?) e che volendo potevamo continuare i nostri giochi a casa mia. Non riuscivo a credere a tutta la situazione. Ero con un uomo che mi voleva far godere, che non conoscevo, della mia stessa città e che appagava le sensazioni che andavo cercando. Senza esitare un attimo gli dissi di seguirmi. In pochi minuti arrivammo sotto casa mia, e salimmo le scale alla chetichella senza farci sentire dai vicini di casa rompicoglioni e ficcanaso sempre in agguato. Non feci in tempo a chiudere la porta di casa, che eravamo entrambi nudi sul letto matrimoniale. Continuammo la situazione interrotta poco prima. Riprese a baciarmi in bocca con passione e scese lentamente per tutto il mio corpo fino ad arrivare alla mia asta turgida che non aspettava altro che di godere. Ritmicamente dava piccoli colpi di lingua alla mia cappella violaceam e si divertiva a soffiare come se fosse incandescente. Istintivamente lo sollevai per i fianchi e lo girai formando un 69, e con naturalezza presi anch’io il suo membro tra le mie labbra cercando di farlo godere come avrei voluto sempre godere io. Eravamo in sintonia perfetta perché lui sapeva benissimo come appagarmi ed io allo stesso modo cercavo di fare lo stesso. Mentre stavamo giungendo all’apice del piacere ci fermammo un attimo, osservandoci l’un l’altro negli occhi. Ci scambiammo un sguardo come se ci conoscessimo da sempre, come se sapessimo esattamente i bisogni reciproci. Ci facemmo un sorriso di compiacimento e mi chiese a cosa stavo pensando. Gli dissi che avevo trovato in lui quello che stavo cercando da molto tempo e che non volevo perdere neanche un secondo di quei momenti. Riprendemmo il nostro amplesso, che durò circa 1 ora e mezza, durante il quale esplorai e scoprii tutte le gioie del sesso ed un appagamento tale, mai raggiunto in 25 anni di vita. Era circa l’una del mattino ed i nostri corpi esausti brillavano di sudore. Ci fermammo un attimo e ci osservammo in silenzio, mentre l’un l’altro passavamo i contorni dei nostri corpi sfiorandoci con un dito. Michele mi chiese se poteva fare una doccia, gli indicai il bagno e gli diedi un telo per asciugarsi. Mentre era sotto la doccia e sentivo lo scrosciare dell’acqua ero in mezzo al letto immerso nei miei pensieri, cercando di fare un bilancio della mia vita rapportandola con quello che mi stava accadendo quella sera. Stavo mettendo in discussione tutte le mie convinzioni e le mie affermazioni, per le quali fino a qualche ora prima mi sarei battuto fino all’estremo. Michele uscì dalla doccia, fresco, e si coricò di fianco a me, nel posto che solitamente era di Laura. Si girò di 45° ed appoggiò la sua testa sulla mia pancia. Mi disse che non aveva mai provato qualcosa di così forte per una persona come ne stava provando nei miei confronti, e che era sbigottito di come erano andate le cose quella sera, perché era una persona molto timida, e solo quella sera aveva avuto il coraggio di fare quello che ha fatto. Mi chiese se poteva darmi un bacio ed io acconsentii senza problemi perché era quello che aspettavo e che volevo in quel momento. Fu un bacio affettuoso che mi confuse ancora di più, più di quanto non lo fossi già. Michele mi chiese se poteva passare la notte da me perché non voleva rovinare quel momento così particolare e quella complicità che si era creata tra di noi quella notte. Gli dissi che non avevo niente in contrario, anche perché Laura era in montagna dai suoi genitori e nessuno ci avrebbe disturbato. La notte era molto calda ed afosa e quindi andai anch’io a farmi una doccia. Rimanendo nudi, l’uno abbracciato all’altro per tutta la notte, e parlando delle nostre rispettive situazioni, come due adolescenti, ci addormentammo esausti ma felici dopo qualche ora. Alle sette suonò la sveglia e Michele era già in piedi e vestito che mi stava osservando seduto sulla poltrona che si trova sulla mia destra, in fondo alla camera da letto. Mi disse che doveva andare al lavoro e che era già in ritardo (faceva il corriere ed avrebbe già dovuto aver iniziato le consegne da 1 ora). Mi diede un ultimo bacio, dicendomi che il venerdì successivo sarebbe partito per le vacanze e che al suo ritorno avrebbe voluto rivedermi. Ci salutammo tranquillamente, dandoci appuntamento per il 19 agosto in centro. Per tutta la settimana pensai alla strana serata che avevo passato, dico strana perché nella mia città, i ragazzi miei coetanei, anche se solo di vista, li conosco quasi tutti ma Michele non lo avevo mai notato, e fatto ancora più strano non lo avevo mai incrociato nel mio quartiere visto che abitava a poche centinaia di metri da me. Ancora oggi a distanza di più di tre anni da quella magica sera, Michele non l’ho più rivisto e nessuno dei miei amici si ricorda o ha mai sentito parlare di quel ragazzo, così speciale, che è scomparso dalla mia vita alla stessa velocità con cui è arrivato. E’ scontato dire che la mia situazione con Laura è arrivata ad un punto di non ritorno e che ancora oggi, nonostante abbia cercato di trovare la cosiddetta “mia metà”, non ho ancora trovato una persona a me complementare, ne di sesso femminile e ne di sesso maschile (strada verso cui devo ancora “camminare” molto). Due to international translation technology this story may contain spelling or grammatical errors. To the best of our knowledge it meets our guidelines. If there are any concerns please e-mail us at: CustomerService@MenontheNet

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Quando sono venuto in università per il mio primo anno, ero sessualmente molto inesperto, infatti, io non ho avuto mai avuto una ragazza alla superiori e nemmeno avevo mai visto un uomo od una donna nudi, ed avevo 19 anni, senza sapere che tutto sarebbe cambiato molto velocemente… Ho deciso di iscrivermi al Club di Pallavolo che era presente in Università e quindi stavo andando in

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LA PIAZZOLA DI SERRAVALLE

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STRAORDINARI IN UFFICIO AGOSTO 99

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Web-02: vampire_2.0.3.07
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