Gay Erotic Stories

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Giulio

by Teleny


Purtroppo la ricerca di un equilibrio interiore è una cosa estremamente complessa in tempi come questi dove la facilità della vita rende tutto più difficile. E' sempre più facile ritrovarsi a riflettere su se stessi perché le distrazioni dovute a problemi esterni sono molto minori e spesso insignificanti, riducendoci ad essere dei condannati all'introspezione. Questo fa si che la nostra interiorità venga sezionata in modo freddo e razionale nel tentativo di lobotomizzarla ma finendo sempre col prendere il sopravvento sulla nostra analisi distaccata. Questi pensieri ritornano frequenti nella mente di Giulio quasi come una preghiera ripetuta con cadenze monotone con il solo fine di convincersi della propria naturalità e dare una volta per tutte una giustificazione catartica ai sensi di colpa ormai divenuti latentemente opprimenti. Giulio è gay. Ma è un gay un po' particolare, come del resto tutti i gay credono di essere. E' solito paragonarsi al Giano bifronte della mitologia: ha velleità guerresche frustrate da un animo pacifico; è un uomo fatto di "vorrei essere, ma non troppo" in cui le spinte rivoluzionarie sono ben dosate a quelle reazionarie. E' solo un povero illuso. Ha 24 anni ed ancora non ha avuto la sua prima esperienza, ma soltanto perché non ha ancora trovato il suo "ritratto" e perciò il patto col demonio non è stato ancora siglato. Si strugge nell'attesa ma non ha ceduto alle "tentazioni della carne"; la sua vita in castitate gli pesa, ma ben più pesante gli appare una prima volta senza amore. Spesso riflette sulla sua situazione solipsistica cercando paradossalmente di ritrovare se stesso nelle parole dei suoi amici "normali", nel loro modo di provare amore, nelle loro tattiche, nelle loro paure. Trasfigura i suoi rapporti di solitudine oscurati dal segreto della sua diversità in quelli solari degli altri tentando di trovare il fil rouge che rappresenti per lui l'indicazione della strada su cui spingersi, ma si rende conto che la sua posizione è ben diversa da quella degli altri: loro, al massimo, possono prendere un palo, lui no; per lui sarebbe come sbattere contro un'intera centralina elettrica e questo non gli permetterebbe di sopravvivere. Beh ! E' vero che l'amore è amore, indipendentemente dall'oggetto, e che un rifiuto, una delusione restano sempre tali sia che provengano da una persona dell'altro sesso che da una del proprio, ma Giulio sa di essere privo di corazza; vive l'amore come fusione di animi, non come appaiamento. Non è in cerca della sua metà, lui cerca se stesso; mentre da un altro è legittimo aspettarsi si comporti in modo diverso da come si farebbe, non è possibile se ciò che si cerca è un altro se stesso che deve per forza agire come lui e non può deluderlo. A volte comprende quanto aberranti siano le elugubrazioni mentali che si annidano nella testa, di come si complichi la vita a dismisura castrando il proprio io in omaggio ad una questione di principio che non fa altro che ritorcersi solamente contro di lui. E' certo: sta sbagliando, magari si ricrederà, ma ora così sente e cosi fa. Le sue ricerche sono alquanto alacri benché i frutti siano modesti, trova solo ciò da cui fugge: la disillusione. Tutti sono pieni della loro "particolarità", della loro "unicità" e perciò sanno che mai potranno trovare chi sia come loro, sanno che la solitudine li accompagnerà fino alla morte e perciò è inutile affannarsi a cercare, lasciando scorrere il tempo sulle proprie spalle sempre più soli oltre che dentro anche fuori. Bisogna rimboccarsi le maniche, annichilire il dolore con il rumore esterno, illudersi che l'illusione è morta e sepolta, che ormai ci si è fatti i calli e così ogni cosa che si tocca, d'ora in poi, risulterà al tatto necessariamente diversa da come la si sentiva prima. Ogni volta che Giulio ritocca questa freddezza ne è sempre più sconvolto, ma ne esce sempre più rafforzato nelle intenzioni, si lascerà andare solo quando l'altro gli mostrerà almeno la curiosità di conoscerlo davvero. Il timore che più lo attanaglia è quello di essere preso in giro da qualcuno che pur disposto a non stare solo per una sera sia capace di mentirgli e dichiarargli un amore che è ben lungi dall'esserci. Fino ad ora due volte è stato sul punto di cedere con due persone di cui era follemente invaghito che però si sono fermate proprio ad un passo dall'abisso. Ma stranamente a ritrarlo dal baratro non è stato lui che chiudendosi la zip ha per l'ennesima volta sigillato il cuore, ma è stato l'altro. E' come se nella loro mente scoppiasse una guerra intestina tra desiderio di approfittare dell'occasione e di salvare almeno l'ultimo raggio di illusione che flebilmente luma nel loro animo. Come se per loro Giulio rappresentasse una sorta di res sacra la cui violazione avrebbe provocato l'ira funesta di Giove che li avrebbe fulminati all'istante. Quando ormai era giunto alla convinzione di essere disposto ad abbassare del tutto la guardia e lasciare che il suo destino si compisse, proprio l'oggetto del suo desiderio gli si vanificava tra le mani. Quante volte aveva ripensato a quegli episodi confondendo nella mente i volti dei suoi amati e quante volte si era tormentato, chiedendosi: "Ma perché non sono andati oltre ?". Era davvero il rispetto della sua "purezza" ? O era invece il distacco verso una diversità non condivisibile ? O magari semplice repellenza fisica ? Quante volte aveva maledetto le sue illusioni, le sue parole. Perché non la smetteva di spaventarli ? Magari se si fosse proposto diversamente, più "facile", magari la storia sarebbe cambiata. Se non avesse messo le mani avanti ogni volta, forse l'altro si sarebbe sentito meno gravato e più facilmente avrebbe messo il piede in fallo per precipitare nel fosso senza fondo. Il dubbio non faceva che tormentarlo. Purtroppo Giulio ha fondamentalmente un problema, quello di sentirsi un bello mancato, non è brutto, anzi, ha una faccia vagamente angelica sempre leggermente arrossata, di quel rosso segno di una vergogna e di una pudicizia talmente innata che sembrano aver somatizzato al punto da divenire un segno di riconoscimento per chiunque lo guardasse. Non è robusto ma il suo corpo snello e armonioso ricorda quasi un atleta greco. E' un tipo definito di sovente "carino", cioè di quelli che se avessero avuto un po' più di fortuna sarebbero stati proprio belli. Questa "sufficienza" fisica è però supplita da tutta una serie di caratteristiche interiori che lo rendono agli occhi di chi lo conosce bene un pezzo unico, contornato da un alone di fascino che lo trasforma in un essere quasi mitico, irraggiungibile, ad almeno una spanna più in alto degli altri. Giulio è amatissimo dalle donne, non ce ne è una che non se ne innamori, che non abbia fatto almeno una volta un pensiero sconcio, che non abbia immaginato di mettergli le mani addosso. Eppure si sente profondamente menomato, quasi un essere ignobile; in certi momenti il più brutto reietto dell'umanità. Ma tutto questo è il frutto della sua insoddisfazione, dell'essere nato in un'epoca in cui conta più apparire che essere, in cui è meglio una bella faccia che un bel cervello. Per questo si sente doppiamente rifiutato dal mondo, perché diverso sia da un punto di vista di identità sessuale che nel modo di concepire i rapporti con gli altri. Ma in realtà sa di non essere poi tanto diverso da quelli che biasima con tanta foga. Anche a lui in fondo piace un bel viso, un bel corpo e se dovesse scegliere tra un Narciso ed un Quasimodo non esiterebbe ad amare il bel pacco di cioccolatini avariati ed a gettare nel bidone la massa informe di cioccolata dal sapore delicatissimo. Giulio è una contraddizione vivente, tanto bravo a parole e ragionamenti quanto materialista all'atto pratico. Vive nel dilemma tra idealismo ed edonismo. Così lascia trascorre il tempo nella speranza di avere la fortuna di trovare qualcuno che incarni l'animo del gobbo nelle fattezze dell'amato di Eco. Ma più cerca più si accorge che i suoi ideali rassomigliano a due pezzi di un puzzle impossibili da unire perché appartenenti a due schemi completamente diversi l'uno dall'altro. A riflettere si accorge che è più facile che si innamori di un etero che non di un "suo simile"; è come una deviazione masochistica: scegliersi degli amori che più difficilmente possano realizzarsi, come se inconsciamente cerchi di impegnarsi il cuore in storie che già a priori è intuibile siano impossibili da realizzare. Gli basta un'occhiata per cadere nelle grinfie di cupido, un ragazzo a braccetto con la fidanzata, un uomo con la fede sono le mire predilette, tra gli amici le cotte sono sempre per quelli che dimostrano una particolare propensione per le donne, tutti quelli che lo torturano con racconti fantasmagorici di scopate sovrumane, di sottili perversioni attuate nei loro giochi erotici presunti o reali, lo affascinano talmente da farlo cadere in uno stato di deliquio mentale e di dipendenza dall'idea di lui. Sono queste le storie che ricorda con maggiore lucidità dal momento in cui ha iniziato a provare pulsioni erotiche; è capace di elencarli cronologicamente tutti senza sgarrare di uno, li ricorda tutti, anche quelli adorati per un solo giorno. Probabilmente proprio questo suo modo onanistico di concepire l'amore lo ha lasciato inattivo per così tanto tempo, non sentendo necessità di approcciare diversamente. Ora Giulio, dopo qualche mese di tregua, è ripiombato nel "turbine della passione" a causa di un suo compagno di banco al corso di perfezionamento. Andrea ha una spudorata e turpiloquente attrazione per le donne e non perde occasione per ribadirla. Ogni ragazza del corso è stata radiografata da capo a piedi, misurata, palpata, lasciata godere in un amplesso multiforme che nella mente di chi ascolta smette di essere eccitante per il fatto di potersela prefigurare sotto le proprie mani quanto per quella sottile enfasi che il racconto stesso trasuda, che lascia trapelare un senso di animalesca voglia di copulare, di lasciare al proprio animo libero sfogo alle pulsioni più terrene e triviali. Giulio ad ogni racconto provava sempre lo stesso senso di attrazione nei confronti di Andrea, un'attrazione quasi voyeristica, ricostruiva nella mente le immagini descrittegli vedendosi invisibile agli occhi dei due amanti, scrutandoli morbosamente. Giulio si era nuovamente innamorato come al suo solito di un uomo impossibile da concupire. I giorni intanto passavano e i due amici divenivano sempre più inseparabili, iniziarono a sentirsi telefonicamente, a vedersi di tanto in tanto la sera. Giulio ormai consapevole, ma probabilmente inconsciamente felice, del fatto di non poter diventare amante di Andrea cercava di consolarsi con i soliti discorsi del tipo: "E' meglio averlo per amico che perderlo del tutto", "in fondo non so se fisicamente mi attrae veramente", "con gli amici non è proprio immaginabile di poter fare sesso". Amava struggersi nell'impossibilità di amarlo, ne adorava soprattutto l'irraggiungibilità. Nel frattempo a lezione come sempre Giulio aveva fatto innamorare la pulzella di turno, una ragazza scialba, insipida, logorroica e dalla personalità tanto vuota che persino una bottiglia di birra in una bettola teutonica alle tre del mattino è più ricca di contenuto. Lo perseguitava si intrufolava nel suo idillio con Andrea con quella consapevole e risoluta gelosia propria delle mogli al settimo anno di matrimonio. Lo aspettava all'uscita per fare insieme la strada del ritorno, cercando di strapparlo dalle grinfie dell'amato. Giulio con la sensibilità che lungo gli anni aveva affinato, ormai si rendeva subito conto dei mutamenti nel comportamento delle ragazze nei suoi confronti e per quanto la scema fosse particolarmente fastidiosa e con un encefalogramma pressoché piatto era comunque un mezzo efficacissimo per rincuorarlo del non essere tanto un cesso come si vedeva. Andrea invece non se ne accorse subito ma quando realizzò, ebbe una reazione immediata: allentò i rapporti con Giulio, iniziò a non sedersi più vicino, a stringere con gli altri ragazzi del corso, a creare la propria complicità con tutti ma senza rompere del tutto con Giulio. Andrea divenne il motore della classe intera, l'eminenza grigia dell'ilarità collettiva tra cui figurava anche Giulio. Per Giulio questo rappresentò il modo più crudele con cui essere ferito. Avrebbe preferito mille volte di più essere ignorato del tutto, lasciato nella solitudine più completa ma purché eguale destino fosse toccato anche ad Andrea. Lo stronzo aveva il diritto di schifarlo ma aveva il dovere di schifare tutto il mondo con lui. Fu un periodo pessimo per Giulio, i primi giorni sentiva lacerarsi dentro, come se la spada di Damocle fosse stata finalmente impugnata e gli stesse spappolando il cuore che prometeicamente ogni notte gli ricresceva pronto ad essere ridotto in poltiglia il giorno dopo. Non riusciva a distogliere la mente da Andrea lo rivedeva sempre li davanti agli occhi con i suoi capelli neri leggermente brizzolati pronto a dirgli due parole per farlo ridere nel momento clou della lezione quando l'attenzione degli studenti per ciò che il professore diceva era tale da produrre quell'aria vagamente pesante intrisa di una tensione sottile che lascia gli animi come sospesi ad un filo pronto a spezzarsi e lasciarli piombare nell'abisso della noia. Il colpo di scena ci fu quando Andrea annunciò che si era messo con la "pulzella-pietra dello scandalo", Irma era diventata la sua donna. I complimenti e gli auguri si sprecavano, pacche sulla schiena, strette di mano, proposte di organizzare festini, chiaramente a spese dei "nubendi", furono i modi con cui tutti espressero il loro "vivo piacere" alla novella. Giulio conformandosi agli altri e senza lasciar trasparire la rivolta che era scoppiata dentro, con una faccia slavata ed un sorriso tra l'ebete ed il malizioso strinse la mano ad Andrea e baciò Irma. Ma quello che poteva sembrare l'ultimo momento di intensità nel loro rapporto segnò invece una svolta estremamente positiva. Si ritrovarono quasi per caso fianco a fianco nei banchi, ricominciarono a parlare di sesso, di filosofia, di politica e di kamasutra. Questa volta, però, i racconti di Andrea avevano due volti e due nomi, un uomo e una donna che sperimentavano i loro corpi alla ricerca del piacere. Questo gioco eccitava ancora di più Giulio che sentiva ogni volta il sangue bruciargli nelle vene, gonfiarle fino quasi a farle scoppiare, la sua zona subinguinale diventare lentamente ma inesorabilmente un campo militare in cui fervevano i preparativi per l'imminente battaglia, dove si innalzavano arieti pronti a sfondare le strette porte del castello nemico, dove i calderoni ribollivano di olio da far scorrere al momento opportuno lungo le pareti del fortino per investire gli intrepidi scalatori. Giulio rimaneva imbarazzato dagli accadimenti così repentini che lo investivano ma non riusciva a starne senza aspettando ogni volta il fatidico momento in cui Andrea iniziava il suo racconto. Il pensiero che quei racconti potessero esser in qualche misura reali resoconti degli incontri amorosi di Andrea ed Irma conferiva loro un senso di tangibilità quasi fisica, era come se vedesse concretamente lì davanti il coito, quasi stesse davanti ad uno schermo su cui veniva proiettato un film pornografico. La sua attrazione verso Andrea era mille volte superiore a quella che provava prima del fidanzamento, e questo Andrea lo percepiva, sentiva che Giulio provava delle strane pulsioni nei suoi confronti e che i suoi pensieri non erano rivolti al corpo della sua consorte. Andrea si stava innamorando di Giulio. Ripresero ad uscire la sera, ripresero le loro partite a biliardo, le passeggiate sul lungomare nelle sere ventose, i loro sogni di scopate con amazzoni straniere, tutte gambe, culo e tette. Ma più andavano avanti nel gioco e più era Giulio a prendere il sopravvento nelle narrazioni, ormai la sua fantasia parallela era quasi più fervida di quella reale, riusciva quasi a provare desiderio ad un amplesso con una donna, penetrarla guardandola fissa negli occhi, lasciando che i suoi capezzoli battessero sul suo torace ad ogni andirivieni, sfiorandolo come per graffiarlo. Inventava nuove posizioni, situazioni, contesti, ma più lui accresceva il suo volume dei mille ed uno piaceri, più Andrea diventava remissivo nei suoi racconti, pudico, vergognoso della sua intimità sessuale. Il fatto era che provava timore per quel suo prodotto mostruoso, per quel Frankenstein da lui creato e che gli si rivoltava contro, vomitandogli addosso tutto ciò che lui stesso gli aveva dato per nutrirlo; aveva paura che ora che era certo di amarlo potesse non essere disposto ad amarlo nella stessa sua maniera. Quella sua paura non era poi così infondata tanto che una sera, sul tardi, in macchina, di ritorno da una delle abituali scorribande Giulio con piglio deciso gli chiese: "E se andassimo a puttane ?", Andrea sgomento non sapeva che fare, abbozzò un sorriso di accordo; certo non poteva ritrarsi, lui che vantava un passato da tombeur de femmes, che sostanzialmente aveva, ma non era per niente convinto, non era come in passato, ora il suo cuore era tutto per Giulio non aveva proprio voglia di una donna, per il suo ego maschile, del resto, gli bastava Irma. Lui voleva Giulio. Dopo quel mezzo sorriso rimasero a lungo in silenzio, Andrea nel suo tumulto interiore continuava a guidare e Giulio, quasi dimentico della sua richiesta, era rapito dal paesaggio notturno tutto costellato di luci che dalla terra si andavano a confondere con quelle del cielo. Ad un tratto Andrea come per riprendere il discorso e lavare via il pesante silenzio frappostosi tra loro a bassa voce disse: "Giulio io ti amo". Giulio senza nemmeno voltarsi, continuando a far finta di essere più interessato al fuori che al dentro gli rispose: "Io no". Andrea continuò a guidare, non sapeva che fare, si era giocato la sua credibilità, il suo onore, la sua dignità e non sapeva come uscirne, la freddezza di Giulio lo aveva annientato. Non una parola si dissero quella sera, arrivati a destinazione Andrea mise la freccia, accostò, lasciò a Giulio il tempo di scendere, lo salutò come sempre col saluto militare e tornò a casa.

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Biondo e Teocrito, Part 1

teleny2000@yahoo.com "Su Teo, è ora!" dissi tra me e me "ormai hai capito come funziona la rete; i siti li sai, la procedura per mettere un annuncio pure..." Ore 9.00 - ventiseienne, napoletano, ineffeminato, insospettabile cerca amici, possibilmente in zona ma se per caso siete lontani può cmq iniziare un'amicizia a distanza. Ore 21.00 - connetti - composizione -

Giulio

Purtroppo la ricerca di un equilibrio interiore è una cosa estremamente complessa in tempi come questi dove la facilità della vita rende tutto più difficile. E' sempre più facile ritrovarsi a riflettere su se stessi perché le distrazioni dovute a problemi esterni sono molto minori e spesso insignificanti, riducendoci ad essere dei condannati all'introspezione. Questo fa si che la

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Web-01: vampire_2.0.3.07
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