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Il Mio Group Leader

by Dreamlover


Quando avevo quindici anni andai a Londra con alcuni miei amici, per divertirmi e studiare. Quell’anno avevo accertato la mia omosessualità che avevo accettato tranquillamente (anche se a volte prendevo delle cotte per alcune ragazze). Non mi ero ancora dichiarato perché sapevo bene l’opinione dei miei in proposito, e visto che avevo appena iniziato a studiare arte non volevo rovinarmi la carriera. Appena arrivati all’aereoporto di Gatewich ci aspettava il nostro group leader, un diciannovenne moro dagli occhi scuri, raro da trovare da quelle parti dove tutti sono bianchi come latte e biondi come platino. Forse proprio questo fece pulsare i miei all’epoca 20 centimetri o forse il suo fisico invidiabile. La prima notte non riuscii a prendere sonno pensando a come pronunciava il mio nome con la "r" moscia "Eros". Nei giorni seguenti ogni occasione era buona per stargli vicino. Una volta in metropolitana (che era stracolma) gli misi una mano sulla patta e lui sembrò non reagire, allora strusciai il mio culetto sul suo arnese, dato che era alto poco più di me lo raggiunsi bene. Avevo una tremenda paura di fare la figura dell’idiota, credevo fosse etero, ma dovevo tentare, io l’amavo. I miei amici non potevano vederci perché erano dietro un muro umano di persone., così lui di tutta risposta mi disse "I love you too..." e abbracciandomi da dietro mi baciò a lungo sul collo. Un brivido mi percorse, era la prima volta che un uomo mi baciava ed io sentivo le sue labbra carnose che volevano dissetarsi, volevano che fossi loro ed io lo desideravo ardentemente. Se lo tirò fuori lì davanti a tutti (tanto eravamo così appiccicati che nessuno poteva vederci) e mi alsò il pantalone della gamba destra, mi spostò le mutande e mi penetrò dolcemente, con il ritmo della metropolitana. Piano piano fece capolino la testa ed io sentivo scorrere ogni centimetro del mio sfintere sul suo turgido membro che lentamente continuava ad avanzare e incredibilmente aumentava ancora di volume. Credevo mi potesse sfiorare il cuore che pulsava sangue nel mio ardente cazzo. Arrivato a fondo iniziò ad alterare il movimento del metrò roteando il bacino, ed io sentivo i suoi peli strusciere sulla mia chiappa scoperta. Mi stava slargando l’ano che fino ad ora, massimo aveva accolto un collo di bottiglia ed ora era sodomizzato da un cazzo di 4 cm di diametro. Dopo aver roteato la sua asta nelle mie interiora, iniziò a sfilarlo lentamente e completamente, mi mise una mano nelle mutande e iniziò a menarmelo stringendomelo e facendomi male. "Preparati..." mi sussurrò mordicchiandomi il lobo dell’orecchio sinistro e senza che potessi evitarlo mi entrò tutto dentro in una frazione di secondo. Che dolore, che piacere, che bruciore e che goduria. Venni come una fontana nella sua mano e persi il conto delle riprese e anche lui mi sborro nel culo e rimanemmo così per molto tempo, durante il quale lui leccava la mia sborra dalla sua mano ed io sentivo il suo cazzo ammosciarsi e lascianre spazio vuoto nel mio intastino. Mi ci infilai un dito che andò a sollecitare il suo arnese sotto la cappella e subiyo fu di nuovo ritto. Lo estrassi imbrattato di sborra e lo leccai con gusto, era così bello sentire il suo pene aumentarmi dentro di volume ed il mio cazzo rispose a questo piacere drizzandosi anch’esso. Me lo sfilò dal culo pieno del suo seme ed io accucciandomi tra la gente iniziai a morderglielo girandogli con il dito intorno all’orlo del buco del culo. Scendemmo alla fermata successiva fottendocene del gruppo ed entrammo in un cesso dove mi misi a sedere sul wc. Me lo schioccò in bocca ed io potevo assaporare il suo liquido prespermatico. Odorava così tanto di maschio sudato che credevo di impazzire. Mi alsai e gli abbassai i pantaloni, lo girai e violentemente lo sbattei alla parete. Gli infilai la faccia tra le natiche e lo assaporai a lungo. Il suo ano era morbido e rugoso ma allo stesso tempo vellutato, così saporito, pulito, puro e lui così porco che mi spingeva la faccia più a fondo. Gli infilai tutta la lingua su per il culo, lo sentii gemere, dimenarsi e smanettarsi finche un getto di sperma colpì la parete. Lo feci abbassare e gli dissi "lecca puttana!". Non se lo fece dire due volte. Io ero sdraiato e continuavo a mangiarlo dentro mentre sentivo il rumore dei suoi scappellamenti e lo schiocco del suo leccare la parete. Lo feci alsare e lo inculai selvaggemente sbattendo l’inguine sulla parte che più amavo di lui. Il suo orifizio avvolgeva prima la mia cappella e poi tutta l’asta fino a sbattere le palle insieme alle sue. Gli eruttai il mio magma bollente nel suo intestino caldo e accogliente. Ci sdraiammo in un sessantanove incuranti della gente che poteva entrare. Iniziai a leccargli di nuovo l’ano bevendo la mia stessa sborra che defluiva abbondantemente dalla sua fessura, da quella saporita parte di lui che mi faceva inebriare, così succulente, sensibile, arrapante, glielo avrei mangiato tutto il culo. Gli baciai le palle, coperte da peli neri, così maledettamente buone, di un gusto degno del migliore cheff, erano grosse come palline da ping pong, e la sacca così ampia che gli penzolavano quasi sul culo. Le presi tutte in bocca e datanto che erano grosse mi uscirono gli occhi dalle orbite, risalii l’asta coprendola di bacietti e mi intrufolò con un colpo la cappella tra le labbra e scivolò e scivolò che credevo di cagarglielo. Lo assaporai, lo annusai, me lo strofinai su tutta la faccia e mi venne sopra gli occhi, sul naso, sulla gocca, in gola, non vedevo altro che la sua sbroda, così dolce e acidula, così calda e consistente, era densa e con gli ultimi due spruzzi mi raggiunse lo stonaco. Il suo arnese era immenso, e mentre lo ciucciavo, lo lappavo e lo ripulivo perdeva dimensione e moscio com’era lo strizzavo insieme alle palle e lo mungevo per far uscire l’ultime gocce della sua essenza. Lui intanto me lo ripuliva dalla sborrata precedente, mi leccava il filetto della cappela. Gli uscii dalla bocca e mi girai per baciarlo e mescolare i nostri semi con le nostre lingue ed esplorarci cosi tutta la bocca e la faccia, leccando ovunque. Ci rivestimmo senza una parola e tornammo al college dove ci aspettavano da ore. Noi gli dicemmo che avevano sbagliato fermata e che noi avevamo passato la sera a cercarli. Quella notte mi intrufolai nella sua stanza e facemmo faville. Ora ho 18 anni e lui non l’ho più visto, ma mi continuo a sparare seghe pensando al suo culo. Due to international translation technology this story may contain spelling or grammatical errors. To the best of our knowledge it meets our guidelines. 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Quando avevo quindici anni andai a Londra con alcuni miei amici, per divertirmi e studiare. Quell’anno avevo accertato la mia omosessualità che avevo accettato tranquillamente (anche se a volte prendevo delle cotte per alcune ragazze). Non mi ero ancora dichiarato perché sapevo bene l’opinione dei miei in proposito, e visto che avevo appena iniziato a studiare arte non volevo

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Web-02: vampire_2.0.3.07
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