Gay Erotic Stories

MenOnTheNet.com

Lavori In Corso

by Simon


Per fare un favore ad una zia, mi ritrovai nella sua casa di campagna ad assistere ai lavori di ristrutturazione; non ero entusiasta all'idea, ma tutto sommato mi sarei riposato un po’ e avrei anche potuto prendere un po’ di sole. Il primo giorno non appena mi svegliai, pensai che sarebbe stato uno di quei giorni un po’ particolari, in cui sarebbe successo qualcosa di bello, ma non avevo lontanamente idea di che genere di cosa si potesse trattare. Mi alzai, feci colazione e andai a spasso con Thunder, il mio cane. Al ritorno dalla passeggiata notai che a casa c'erano già i muratori che aspettavano impazienti dietro il cancello. Feci gli ultimi passi frettolosamente e mi scusai per l'inconveniente; i due risposero che non aveva importanza perché erano lì da poco, ma si capiva chiaramente che uno dei due erano scocciato dall'accaduto. Rincasai e nel frattempo sentivo i rumori di attrezzi in giardino. Decisi di uscire fuori a prendere un po' di sole, nonostante tutto. Così uscii con una bibita, il walkman e un libro. Andai a sedermi sul dondolo che c'era in giardino e mentre fui li iniziai ad osservare più attentamente i due operai. Quello che poco prima si era mostrato scocciato era il tipico maschio virile (fin troppo) e deciso nei movimenti e sinceramente lo consideravo molto poco interessante. L'altro invece era qualcosa di straordinario, e mi stupii di non averlo notato prima. Alto, castano chiaro, occhi azzurri, lineamenti spigolosi, ciglia folte, zigomi pronunciati… Insomma una sorta di principe azzurro in abiti da lavoro! A proposito di tenuta da lavoro, un'altra cosa che mi piaceva moltissimo di lui era la sua salopette di jeans abbottonata solo da un lato, e una t-shirt blu sotto. Mi stavo accorgendo però anche del fatto che lo stavo osservando un po’ troppo, e per quanto lui potesse essere indaffarato avrebbe potuto accorgersene e prendermi a male parole! Decisi quindi di fare una vecchia mossa tattica: gli intramontabili occhiali da sole. Continuavo comunque ad essere troppo attratto da lui, dovevo cercare di distrarmi, presi in mano il libro che avevo portato con me e iniziai svogliatamente a leggerlo, ma dopo poche righe il mio sguardo cercava la sua figura, era come una sorta di magnetismo. Riusciva ad essere sexy anche imbrattato di calcinaccio, per non parlare di quando trasportava i sacchi di cemento: notavo il suo corpo, sotto sforzo, fatto più che da muscoli, da fasci di nervi e vene. Ogni tanto il mio sguardo si perdeva nella sua immagine e cominciavo a fantasticare di noi due insieme, i nostri corpi vicini e frementi e palpitanti in cerca di reciproco appagamento. Non riuscivo però ad immaginarlo nei particolari (…), ma non era un grosso problema, solo l'idea di stargli vicino, anche solo semplicemente appoggiato con la testa sul suo torace mi regalava piacere. Vista l'insistenza dei miei pensieri, decisi di entrare in casa e fare qualcosa di "costruttivo", qualcosa come disfare il borsone da viaggio. In realtà il suo volto e il suo corpo non mi davano tregua; a tal punto che per un momento pensai di poter trovare un po' di sollievo con del sesso solitario. Mi sdraiai sul divano, e nella penombra della camera iniziai ad accarezzarmi il ventre, facendo scivolare la mia mano sempre più giù, prigioniera sotto la cintola dei jeans. Ero soltanto all'inizio dell'esplorazione del mio corpo, quando sentii suonare il campanello. Cercai di ricompormi e di darmi un certo tono, e mi diressi alla porta. Aprii e mi vidi davanti proprio lui che con voce bassa e sensuale mi disse: " Avrei bisogno di usare il bagno se non è troppo di disturbo" "No, figurati, è da quella parte." "Grazie" mi rispose lui sfoderando un sorriso solare. Si diresse verso il bagno e io non potevo fare a meno di guardarlo allontanarsi da me. Ero confuso, avevo ancora nella testa le immagine di me e lui insieme, ma non potei fare a meno di notare che la porta del bagno era socchiusa. Era un segnale o una semplice dimenticanza. Optai per la seconda ipotesi, non mi sembrava il tipo che avrebbe gradito un blitz nel bagno da parte mia. Fui riportato alla realtà dal rumore dell'acqua che scorreva e improvvisamente me lo vidi nuovamente davanti, mi sorrise nuovamente e uscì. E io lì, perplesso e avvilito. Capii che non avevo più voglia di stare in casa, e riuscii in giardino, ancora una volta in posizione strategica. Era già mezzogiorno e il caldo iniziava ad essere veramente insopportabile, a tal punto che uno dei due muratori iniziò a svestirsi. Era veramente massiccio, con il torso ricoperto abbondantemente di peli e un tatuaggio vistoso sulla spalla. Speravo che anche il "mio" muratore, (magari), iniziasse a soffrire il caldo; ma sembrava così non fosse, fino a quando sbottonò la bretella della salopette e si sfilò la maglietta, mostrando così un fisico asciutto. La sua pelle, sotto la patina polverosa di calce era abbronzata e tesa; il torace era ricoperto da una leggerissima peluria bionda visibile per lo più sotto il riflesso del sole. Con la pettorina della salopette ormai completamente abbassata e ciondolante si avvicinò alla pompa dell'acqua, la impugnò e ci avvicinò adagio le labbra per berne un po'. L'acqua scivolava lentamente lungo il mento e il collo; quando improvvisamente scostò la canna dalla bocca, si chinò maggiormente e si bagnò la testa. Si alzò di scatto e rivoli d'acqua iniziarono la loro discesa lungo quel corpo statuario dissolvendo parzialmente l'alone polveroso che lo ricopriva. Ero ai limiti della sopportazione, credevo che da un momento all'altro gli sarei saltato addosso e lo avrei ricoperto di "attenzioni". Mi feci forza e decisi che era arrivato il momento di andare via: andai a fare un giro per il paese in cerca di qualcosa o di qualcuno che mi distogliesse da quell'insana ossessione. Così non fu, ma almeno non ce lo avevo davanti. Quando ritornai a casa erano già le cinque e mezza, e vedevo che stavano preparandosi ad andar via, e questo per me fu quasi un sollievo. Notai che si salutarono, e il suo collega allontanarsi in auto. Lui stava chiudendo lo zaino, lo infilò in macchina e mise in moto, o meglio tentò di mettere in moto, perché la sua macchina proprio non ne voleva sapere di ripartire. Pensai che da un momento all'altro avrebbe perso la calma, ma lui non si scompose minimamente; dopo svariati tentativi chiuse la macchina e incominciò ad incamminarsi verso il cancello. Non avevo idea di cosa volesse fare, ma mi sembrava proprio il caso di intervenire. "Qualcosa non va?" Chiesi io con voce flebile. "Niente di grave!" - rispose lui - "Solo la macchina che fa i capricci" "E come conta di tornare a casa?" "Non abito molto lontano da qui, farò una bella passeggiata." Esclamò con voce ferma. "Io devo tornare in paese, posso darti uno strappo." Lessi nei suoi occhi un'espressione combattuta; ma poco dopo si convinse che sarebbe stata la cosa migliore. Montò in macchina e mi diede i ragguagli per il percorso da seguire. Cercai di cominciare una conversazione più confidenziale, e anche lui si mostrò disponibile a parlare. Ovviamente all'inizio parlammo del più e del meno, ma successivamente ci fu modo di essere un po' meno vaghi. Gli spiegai per esempio che l'indomani sarei tornato a casa mia a causa di un imprevisto. Ovviamente non era vero, ma stavo cercando di stabilire una sorta di contatto. Lui come sempre si dimostrò impassibile e io oramai avevo smesso di pensare che sarebbe potuto succedere qualcosa tra noi due. Arrivammo a destinazione, mi salutò e ringraziò con uno dei suoi irresistibili sorrisi, lo salutai con un cenno della mano e me ne andai. Vagai per le strade senza una meta precisa, fino a che decisi di tornare a casa. Ripassai dal luogo in cui avevo lasciato Fabrizio - era una delle cose che avevo scoperto su di lui poco prima - e con enorme stupore mi accorsi che accovacciato sul gradino del portone, con lo sguardo perso nel vuoto c'era proprio lui. Di scatto fermai la macchina, scesi e gli chiesi cosa era successo. Lui mi disse che aveva dimenticato le chiavi, e che in casa non c'era nessuno. "Oggi non è proprio giornata, eh?" Esclamai io - "Pare proprio di no!" replicò lui. In quel preciso istante mi balenò un'idea: "Senti non credo che sia proprio il caso che dopo una giornata di lavoro tu resti qua ad aspettare fino a chi sa quando… "Vieni a casa con me" affermai con tono deciso. "Ma…" "No, non accetto scuse, su." E gli diedi una mano per aiutarlo ad alzarsi. Salimmo in macchina e riprendemmo a parlare. "Sai mi sento un po' a disagio" mi confesso lui. "E perché? Solo perché ci conosciamo solo da un giorno?" "Più o meno…" Arrivati a casa gli dissi che se voleva, mentre io preparavo la cena poteva farsi la doccia; lui mi disse che non aveva il cambio e allora io gentilmente gli dissi che gli avrei prestato volentieri dei miei indumenti, che gli sarebbero sicuramente stati grandi, ma sarebbero serviti comunque allo scopo. Lui mi disse che ero veramente gentile a fare tutto questo, io gli sorrisi e gli dissi che sono dell'idea che bisogna sempre mostrarsi disponibile con gli altri. "Ma ora basta chiacchierare, su da bravo a fare il bagnetto" gli dissi con voce "materna". "Agli ordini!" rispose lui con aria canzonatoria. Intanto che stavo apparecchiando la tavola mi apparì davanti con l'asciugamano avvolto in vita e mi disse: "Ti sei dimenticato di darmi gli slip…" e io "Scusa, non ci ho proprio pensato, te li do subito. Eccoli qua." "Grazie" e in quel momento le nostre mani per la prima volta si sfiorarono. Tornò in bagno e andò a vestirsi. Io oramai ero nella più totale adorazione, non mi sembrava possibile… Lui era lì, seminudo e sorridente che mi avvinceva con la sua naturalezza. Cenammo e parlammo di tantissime cose, anche molto diverse tra loro, nonostante la situazione potesse sembrare un po' insolita, l'atmosfera che si respirava era di grande intimità. Ad un certo punto mi disse: "Sei stato gentilissimo, ma non voglio più approfittare della tua cortesia; vado via." "E dove te ne andresti?" "A casa" "Ma sei sicuro di poterci tornare?" "In realtà no, però…" "Guarda che se vuoi rimanere qui a me non disturba (…), e poi comunque domani mattina devi tornare qui." "Dai, resto ancora un po' e poi decido". Andammo in salotto, lui si sedette sul divano in maniera un po' esagerata, quasi tuffandocisi, io accesi lo stereo, e regolai l'intensità delle luci, creando un'atmosfera leggermente ovattata. Mi girai e lo vidi comodamente seduto, con le gambe divaricate e la testa leggermente riversa sullo schienale del divano, a guardarlo così mi sembrava un chiarissimo invito: prendimi, sono tuo. Ma le cose non sono sempre così semplici… Gli chiesi se aveva voglia di un po' di mousse al cioccolato, lui annuì; andai in cucina e tornai con due coppette colme di quella prelibatezza; lui era lì, seduto che tamburellava le dita contro i pettorali. Le appoggiai sul tavolino, mi sedetti e gli porsi la sua; le nostre dita toccarono appena. Lo osservavo con attenzione mentre assaporava la crema al cioccolato, e fu in quel preciso istante che mi accorsi che era mancino. Ora, per un qualsiasi essere umano, questo non fa la differenza, ma per me è diverso, questo amplificava fino all'inverosimile la mia attrazione per lui. Anche il modo di impugnare il cucchiaino era speciale: lo guardavo e sognavo… Ogni volta che lo avvicinava alle sue labbra avevo un fremito; mi allontanai un attimo con il pretesto di andare di andare a bere dell'acqua, mentre la versavo nel bicchiere mi chiedevo se prima che la serata si concludesse sarebbe successo qualcosa. Per fugare ogni dubbio sulla questione, ad un tratto alle mie spalle sentii un: "Forse è arrivato il momento di ringraziarti come si deve, per così tanta gentilezza" e così dicendo sentii le sue labbra vellutate sul mio collo, e le sue braccia intorno alla mia vita. Il bicchiere mi scivolò dalle mani e si capovolse producendo un rumore sordo nel lavello. Mi girai lentamente, sentivo il cuore battermi all'impazzata, lo guardai negli occhi, ci fissammo per un po', non riuscivo a dire una parola, ero come pietrificato. Fino a quando lui con un sorrisetto malizioso mi disse: "Hai un baffo di cioccolata." E io: "Dove?" passandomi la mano sul viso. Al che lui si inumidì l'indice e passandomelo appena sopra il labbro superiore mi disse: "Qui!". Poi con fare sospetto mi guardò le mani e disse: "Anche le dita sono impiastricciate…" e senza praticamente aver terminato di pronunciare la frase mi ritrovai la sua bocca avida sulla mia mano, che mondava le mie dita dagli immaginari rimasugli di crema. Il ghiaccio oramai era rotto. Repentinamente ritrassi la mano, lasciandolo perplesso e smarrito; no, non avevo cambiato idea, semplicemente desideravo che le mie labbra sentissero le sue, che le nostre lingue si cercassero e si trovassero: così fu. Poi le sue labbra si spostarono sul mio orecchio, sul mio collo e così sempre più giù. Iniziò a sbottonarmi i jeans e a sfilarmi la polo, così anch'io mi voltai feci lo stesso con lui; rimanemmo tutti e due con gli slip. Lo presi per mano e lo condussi in salotto, sul divano; ci sfilammo gli ultimi indumenti e ci ammirammo per qualche secondo. A dire il vero rimasi un po’ sorpreso per così tanta virile possanza, sorpreso e intimorito. Dopo baci, esplorazioni e carezze successe qualcosa di singolare. Di scatto si alzò e mi disse: "Hai voglia di un po’ di gelato al cioccolato?" Io lo guardai con aria attonita e gli dissi: "Non ho gelato in casa, anche se lo volessi; e comunque non mi sembra il momento…" mi sentivo un po' ferito nell'orgoglio e la consideravo una mancanza di tatto. Lui si diresse verso la cucina quando tornò non credevo ai miei occhi: in una mano impugnava il suo sesso granitico, su cui poggiava una generosa quantità di mousse di cioccolato. Mi guardò con complicità e mi disse: "Il signore è servito!" Io rivolsi il mio sguardo prima a quella curiosa "invenzione", poi a lui e gli dissi: "Ma quanto sei fuori?" Lui inizialmente ci rimase un po' male, poi con fare provocatorio disse: "Non è così male" così facendo prese una piccola quantità di mousse e se la portò alla bocca, succhiandola con avidità. Dopodiché con la mano asportò quell'impiastro e se lo cosparse su tutto il corpo. Si avvicinò a me, mi afferrò per un braccio e mi avvicino a sé, impiastricciandomi tutto il torace. In seguito, si chinò e mi leccò; un'altra volta. In quel preciso istante persi ogni controllo, lo feci alzare e mi abbassai per mordicchiargli e baciargli prima il giro vita e poi il pube. A questo punto eravamo tutti e due appiccicosissimi, quindi lo trascinai per un braccio e lo condussi sotto la doccia: presi il flacone del mio bagnocrema al miele e glielo versai generosamente sul corpo, dopodiché iniziai a massaggiarlo energicamente; dapprima i pettorali, poi gli addominali fino che non giunsi al prezioso bene che svettava maestoso tra le sue gambe. Le mie mani con lievi movimenti carezzavano il suo corpo, procurandoci reciproca soddisfazione. Lui prese le mie braccia e me le fece alzare in alto come in segno di resa; e iniziò nuovamente a perlustrare il mio corpo aiutandosi però anche con le sue labbra infuocate. Ad un certo punto del tragitto si fermò; più o meno a metà strada, forse perché aveva trovato qualcosa più bisognoso di attenzione rispetto ad altri. La sensazione di calore che sprigionava dalla sua bocca, unita all'altra sensazione; quella umida; mi facevano letteralmente impazzire. Improvvisamente mi disse:" Voglio toccare il cielo con un dito, adesso!" Non ero sicuro di aver compreso il significato di questa affermazione; ma quando si girò di spalle e si lisciò il sederino con fare inequivocabilmente maliardo; capii che era arrivato il momento di provare nuove esperienze, di fare cose che mai avrei creduto di voler fare. In certi momenti, però, quando sei irresistibilmente e fatalmente attratto da qualcuno non ci sono più cose che ti piace fare e cose che non ti piace fare… Così quando dovetti far emergere in me la mia parte maschile, quella che non sapevo neanche di possedere, fu una graditissima sorpresa. Per non parlare poi della sensazione vera e propria, di possesso e di profonda intimità che caratterizza l'azione; e un po' come espugnare una fortezza che si compiace di essere conquistata. L'eccitazione fu tanta che la corsa fini anzitempo, riversai l'essenza della mia intimità dentro quel nido che mi aveva accolto così amorevolmente. Restammo avvinti per alcuni istanti. Adesso era il suo turno, mi sedetti sul piatto della doccia, lo feci avvicinare a me, e gli feci divaricare leggermente le gambe e avvicinai le mie labbra lussureggianti alla sua creatura, e mentre cominciavo a dedicargli le meritate attenzioni l'acqua della doccia calda e conciliante gli scivolava giù dalla schiena; attraversandogli sfrontatamente il solco delle natiche, lo stesso solco che io, con la complicità dell'acqua stuzzicavo a mio piacimento. La doppia stimolazione ebbe presto i suoi piacevoli effetti, lasciandolo completamente rilassato e appagato. Mi alzai, ci sciacquammo velocemente e uscimmo dal box, il rito della doccia si concluse con la reciproca asciugatura, fino a che lui non mi prese una mano , intrecciò le sue dita alle mie e me la baciò, senza dir nulla. Quel gesto per me significò molto, forse più di tutta la notte, di quella indimenticabile notte. Se vi è piaciuta fatemelo sapere a: setmefree@tin.it

###

5 Gay Erotic Stories from Simon

Galeotto fu il Processo

Quella mattina Vittorio si era alzato più presto del solito, aveva mille cose da fare, essere un avvocato di successo gli era costato fatica, e gliene costava ancora; ma era sempre stato un tipo che sapeva quello che voleva e non c'era niente che riuscisse a tenerlo lontano dal suo obiettivo per molto tempo. Appena sveglio, si fece la doccia, dopodiché si specchiò: ammirò il suo

Il Fratellino Della Mia Amica...

Era un afosissimo pomeriggio d’estate, non avevo nessuna voglia di uscire da casa mia, dove avevo l’aria condizionata, ma dovevo andare a casa della mia amica Arianna ad aiutarla a rispolverare le sue conoscenze informatiche; per un imminente colloquio di lavoro. Uscii da casa e subito sentii un’ondata di calore circondarmi, mi affrettai ad arrivare a destinazione. Trovai il

L'etero e la crocerossina

Nel silenzio della casa sentii suonare il telefono: era il mio amico Francesco che mi invitava alla sua festa di compleanno che si sarebbe tenuta il sabato successivo a casa sua. Questo significava che una buona metà della comunità gay locale sarebbe stata presente… Accettai con non troppo entusiasmo, ma per un amico… Arrivò il sabato; uscii dalla doccia e mi soffermai a lungo davanti

Lavori In Corso

Per fare un favore ad una zia, mi ritrovai nella sua casa di campagna ad assistere ai lavori di ristrutturazione; non ero entusiasta all'idea, ma tutto sommato mi sarei riposato un po’ e avrei anche potuto prendere un po’ di sole. Il primo giorno non appena mi svegliai, pensai che sarebbe stato uno di quei giorni un po’ particolari, in cui sarebbe successo qualcosa di bello,

Uno Sconosciuto Nel Mio Letto

Al ritorno dal mio ultimo viaggio di lavoro, mi successe una cosa stranissima. Arrivato all'aeroporto, ritirai i miei bagagli, presi un taxi e mi diressi di gran fretta verso il mio appartamento; che per tre mesi era rimasto disabitato - ne avevo dato però le chiavi a mia madre affinché mi annaffiasse le piante e mi ritirasse la posta. Ero talmente stanco che non avevo voglia

###

Web-02: vampire_2.0.3.07
_stories_story