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Me L'aveva Promesso, Part 2

by Marco G.


Dopo quanto era accaduto, i rapporti con Paolo divennero decisamente più distesi e amichevoli. Mi rendevo conto di essere sereno e disponibile e di non vedere l'ora di tornare in ufficio; più di una volta mi erano giunti encomi dalla stessa direzione per i lavori svolti, tanto che ormai davo per scontata un' imminente promozione a responsabile del settore grafico della mia filiale. Non so se tutto questo era da attribuirsi al cosiddetto " miracolo dell'amore"; mi ripetevo che quanto era accaduto con il mio collega era stato puro sesso e niente di più, ma forse non era solo questo. Oramai Paolo, sebbene non avesse mai fatto riferimento al nostro coito, usava nei miei confronti tutta una serie di segnali che mi facevano meditare e fantasticare: cioccolatini sulla scrivania, una mano poggiata prolungatamente sulla pelle del mio avambraccio, qualche occhiata esitante da dietro la spalla. Tuttavia, alla luce di quanto era già successo tra di noi, non riuscivo a comprendere le sue esitazioni. Come provavo seppur velatamente a fare riferimento al nostro incontro, lo vedevo cambiare discorso o fare finta di non capire. Paolo era sposato con una deliziosa ragazza del suo paese, bionda e burrosa, con dei grandi occhioni grigi. I due avevano avuto prima del matrimonio una bimba chee attualmente era di sei anni circa.. Probabilmente il desiderio di normalità e di legalità stava prendendo il sopravvento sulla nostra avventuretta. I giorni passavano, poi le settimane e i mesi; cessarono pure gli sguardi e i segnali inconsci. Poi una volta... Saranno state circa le 17.00 di un martedì di novembre, quando Paolo rispose al telefono, il trillo era quello di una chiamata interna, lo vidi parlare a voce estremamente bassa e sospettosa. Dopo un po' passò il tesserino per andarsene a casa , io feci altrettanto non rimanendo nell'ufficio che il direttore, un moraccione con pizzetto sulla quarantina, un " vero stallone" come era solito dire di se' stesso. Salito in macchina mi accorsi di aver dimenticato sulla scrivania il National Geographics su cui c'era un articolo interessante sulle civiltà preincaiche. Dato che quella sera non avevo nulla da fare, ritornai al lavoro per recuperare la rivista. Vedendo le luci spente, pensai che se ne fossero andati tutti; entrai allora usando le mie chiavi. Ma qualcosa mi insospettì. Sentii dei rumori venire dall'archivio, mi avvicinai alle scale, le scesi con circospezione; quando i rumori erano ormai diventati mugugni e rantoli di godimento, mi si presentò uno spettacolo incredibile. Il direttore, ricurvo e avvinghiato alla scrivania con un block notes tra i denti, stava ricevendo ritmicamente nel culo il grosso bastone nodoso del mio amico. Il capo completamente nudo, con i capezzoli rossi e turgidi come quelli di una cagna in calore, con rigagnoli di bava e sudore che colavano dai lati della bocca semichiusa, sembrava non averne mai abbastanza. Paolo, con in bella vista il culo muscoloso e senza peli, era impegnato negli affondi finali, accelerando il ritmo inculatorio; poi, con uno strattone, scaraventò via il taccuino dalla bocca del direttore dicendo:" zoccola, e dillo che ti piace, tieni godi che te l'ho spanato bene bene, stasera vedrai come caghi...". Nel frattempo la scena e il turpiloquio mi avevano fatto diventare l'uccello duro ed umidiccio e senza quasi accorgermene avevo cominciato a menarmelo sempre più forsennatamente. "Ahhh ti sto farcendo budella, mignottona mia.." Paolo urlava mentre dava il colpo di reni finale dentro il finto maschione. Proprio nel momento in cui avevo le mani zuppe della mia sborra calda, intravidi alcune gocce di sperma colare lungo le gambe dell'inculato. Prontamente lo stallone porse il suo uccello alla bocca della zoccola per la pulizia finale che, inghiottendolo totalmente, avidamente, lo nettava deglutendo ogni residua traccia di liquido seminale. "Paolo sei stato fantastico, eccezionale più del solito, sai penso oramai di non poter più fare a meno di te, al diavolo moglie, figli e.." sospirava estatico il capo. "Calma, calma troietta, tira fuori il malloppo" fece Paolo tagliando corto. Al che, il capo sconsolato e pigolante, tirò fuori dal portafogli alcuni biglietti da centomila tendendoli allo stallone.. La storia doveva andare avanti da tempo, forse anche prima del nostro incontro; Paolo d'altra parte negli ultimi mesi aveva effettuato delle spese che sembravano eccessive per il proprio stipendio, addirittura una macchina nuova, quando non aveva ancora finito di pagare quella che già aveva. Vedendo Paolo rivestirsi velocemente, mi affrettai ad abbandonare l'ufficio appostandomi nel bar di fronte. Seguii l'amico spiattegliandogli ciò che avevo visto e, dopo un po' esitazione, mi confessò di aver allentato i nostri rapporti in quanto il direttore stesso ci aveva sorpresi mentre facevamo l'amore in archivio e, geloso all'inverosimile, gli aveva chiesto un rapporto esclusivo. "Si l'esclusiva del cazzo!" gli dissi allontanandomi da un vero stronzo. Marco G.

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