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Le regole del desiderio-IX La conclusione

by Galeazzo_45


Le Regole del Desiderio- Capitolo IX La conclusione.

Padre Ettore stava scendendo dal convento nella sera dorata che ammantava i campi, per raggiungere una piccola cappella che si trovava alla base della collina. Appariva sorridente e rilassato e teneva in mano un libretto nero,tenuto aperto con l’indice della destra. Quod inter urinam et feces nascimur (Dal momento che nasciamo tra l’urina e le feci), questa era la frase del dotto Padre della Chiesa che aveva appena letto e che gli sembrava in pieno giustificare i suoi desideri e la sua condotta di vita, ormai segnata da una continua sottomissione ai desideri della carne. Ad una svolta vide il bracciante bulgaro che stava spalando un mucchio di letame e, non visto, si fermò ad ammirarne il torso nudo, luccicante di sudore che ne facevano risaltare i muscoli possenti. Dobromir si accorse di essere osservato e con un sorriso maligno salutò Padre Ettore, mentre si scambiavano i soliti convenevoli, passò la mano sul grosso pacco che gli tendeva il davanti dei jeans, cosa che ovviamente fece andare in visibilio il prelato. Ma Ettore doveva proseguire prima che imbrunisse e quindi, salutato il bracciante, affrettò il passo lungo il viottolo. Giunto al piccolo oratorio, non fece in tempo ad aprire la vecchia porta scricchiolante che fu circondato da due uomini muscolosi e forzuti, bendati con un passamaglia nero, che lo afferrarono senza tanti complimenti e lo trascinarono fino ad un piazzale, dove lo fecero salire nel rimorchio di un grosso camion rosso. Padre Ettore era spaventatissimo e con voce piagnucolosa incominciò a pregarli di nor fargli del male, dicendo di non avere soldi con sé, ma di essere disposto a dare tutto quello che volevano purchè lo liberassero. Ma l’intenzione degli uomini non era quella di derubarlo, bensì di dargli una robusta razione di quel cazzo a cui tanto anelava e che, stranamente non aveva mai preso in vita sua. Presto gli uomini gli intimarono di spogliarsi e lo stesso fecero loro, pur trattenendo la copertura del viso. Fattolo inginocchiare gli intimarono brutalmente di inginocchiarsi davanti ai loro perizomi che avevono preso a tendersi oscenamente sotto l’azione delle mazze che stavano inturgidendosi. Infine, postosi l’uno davanti e l’altro dietro, incominciaronoi a stantuffare il povero Ettore, che si trovava a dover subire gli assalti di due cazzi poderosi , uno in bocca e l’altro in culo. Nel terrore che lo avvolgeva riuscì solo anotare che l’enorme cappella che gli profanava la gola, nei rari momenti in cui veniva estratta dalla bocca per farlo respirare, era ornata da un singolare e impressionante tatuaggio che raffigurava una tigre a fauci spalancate. Ogni tanto , ad un cenno doi intesa, i due uomini cambiavanio di posizione e al colmo dell’umiliazione , Ettore doveva assaporare igli umori di cui era inpregnato il cazzo che l’aveva inculato fino ad allora, umori fatti della sua merda e del suo muco rettale. Dopo averlo umiliato in tutti i modi, con il liguaggio più blasfemo e osceno che Padre Ettore avesse mai udito, i due uomini decisero di finire, ma al colmo dello spregio, non lo gratificarono neanche del loro seme, ma di una lunga pisciata che lo lasciò ancora più sporco e annichilito.

Nel suo Ufficio in Caserma il Capitano stava finendo un interrogatorio a 3 ragazzi che avevano usato violenza ad un coetaneo. Di solito per questioni sessuali di questo tipo l’interrogatorio veniva affidato a Maurizio, che con il suo fascino di maschio paterno e virile riusciva sempre a farsi confessare anche gli episodi più turpi senza darci troppa importanza. Gli piaceva vedere la reazione di paura ai suoi modi maschi e decisi di quei giovincelli sfrontati che, scoperti da poco i piaceri della minchia, si sentivano in dovere di usarla con chicchessia e spesso con minacce. Entrato nella stanza dove l’attendente teneva l’interrogatorio, vidi tre ragazzotti , di cui chiaramente due minori e il terzo, dall’aria sfrontata e ciuffo ribelle sulla fronte, l’unico maggiorenne e chiaramente l’ideatore dello stupro. Maurizio disse all’attendente di lasciarlo solo con il maggiorenne, dato che gli altri non erano perseguibili per la minore età. Una volta solo con Salvino, questo era il nome del ragazzo, si tolse la giacca e si sbottonò in parte la camicia, poi si sedette a gambe divaricate sulla scrivania in modo che avesse davanti agli occhi tutta la sua virilità prorompente. Allora giovanotto, leggo qui, e intanto scorreva i fogli della denuncia, che avete costretto il giovane P.M. ad atti contro natura e contro la sua volontà. Mi vuoi descrivere con parole tue cosa lo avete costretto a fare? disse Maurizio con aria decisa. Il giovane sembrava intimidito e non parlava. Giovano’, qui siamo tra uomini, certe parole le conosci bene, quindi parla, non mi rompere i coglioni! Siccome il ragazzo continuava a tacere lo prese per il bavero e avvicinatosi a lui, e gli chiese: Gli avete fatto succhiareil cazzo? Salvino mosse la testa in segno di assenso E poi gli avete rotto il culo? Parla figlio di puttana. Ss.. si, ma lui lo voleva, balbettò il ragazzo. Ah lo voleva eh? Scommetto che anche tu ne vuoi di nerchia, è vero? Adesso ti lascio andare ma prima inginocchiati,. e così dicendo gli avvicinò il pacco al viso, allargando le cosce muscolose e gli disse: Adesso baciami il cazzo, e se solo la cosa dovesse ripetersi te lo faccio succhiare fino ai coglioni! Il ragazzo si avvicinò e timidamente, mentre Maurizio lo teneva per i capelli, gli baciò il grosso pacco che gli tendeva i jeans. L’episodio aveva eccitato tremendamente Maurizio e avrebbe voluto andare subito a casa per dare una bella dose di cazzo duro al figlio Davide. Con una scusa si alzò dal tavolo, dopo aver firmato per il rilascio di Salvino, e con il cuore che gli batteva forte e una mazza che gli faceva male dal tanto che era dura, si avviò con la moto verso l’allevamento di cavalli di John. Giunto al maneggio, trovò Davide già pronto con la sua sacca al cancello d’ingresso e senza quasi fermare la grossa e rombante moto, lo fece salire sul sedile posteriore, ripartendo con una potente sgassata. Davide si aggrappò subito al muscoloso corpo del padre, felice ed eccitato di poter toccare quel gran pezzo d’uomo di cui ormai, era certo, non poteva fare a meno. Maurizio sentiva crescere l’eccitazione e pensava che non ce l’avrebbe fatta ad arrivare sino a casa, per cui, in corrispondenza di un boschetto, decise di fermarsi e di sfogare lì, in prima battuta i suoi libidinosi desideri. Senza neanche pensare, l’uomo e il ragazzo si trovarono per terra, avvinghiati l’uno all’altro, ormai divorati da un vortice di desideri senza fine, con Maurizio che forzava la bocca di Davide con la sua grossa lingua rasposa per un bacio violento e appassionato, e Davide che sentiva venir meno le forze dal desiderio. Mentre il padre lo baciava così appassionatamente, Davide accarezzava il duro corpo del maschio adulto, inalando il meraviglioso profumo che esalava dalla giacca di cuoio, dal petto villoso su cui si aprivano i primi bottoni della camicia, dalle ascelle pelose e bagnate dall’intenso lavoro della giornata, e gli sembrava di toccare il paradiso con un dito. Poi il desiderio dell’uomo prese il sopravvento , e levatosi sulle ginocchia, si portò il viso di Davide all’altezza del pube, tenendogli la testa ferma con una mano, mentre con l’altra si apriva la zip dei jeans, facendo uscire a fatica l’enorme bestia, già rigida, parzialmente scappellata, meravigliosamente scolpita di grosse vene pulsanti, pronta a soddisfare il suo padrone, sotto lo sguardo del ragazzo che da giorni non aspettava quella visione e quel momento. Davide allungò la mano per afferrare quel cazzo meraviglioso che usciva dai jeans del padre e incominciò a palparlo in modo lento e voluttuoso, mentre Maurizio chiudendo gli occhi, sospirò e disse:No, Davide, non così, sai bene che oggi dobbiamo dedicarci ad un altro divertimento. Togliti i pantaloni e voltati. Davide ubbidì senza resistenze, ma un brivido lo colse quando sentì l’enorme asta dell’uomo farsi largo nel solco delle sue natiche. Mi farai molto male?, è così grosso, chiese Davide. Un pò, è inevitabile, ma in fondo è quello che desideri, non è vero? Rispose Maurizio, mentre si sputava sul palmo della mano e cominciava a lubrificarsi il cazzo. L’ingresso fu improvviso e violento e Davide non potè trattenersi dal gridare forte, implorando l’uomo di toglierlo, ma ormai il capitano, era deciso a sfogare tutti i desideri repressi di una settimana e di far sentire bene al figlio l’organo che lo aveva generato e su cui il figlio aveva tanto fantasticato. Iniziò così una lenta , ma decisa penetrazione, con l’uomo che faceva uscire quasi del tutto l’asta per poi riguadagnare il terreno perduto con un colpo vigoroso di reni, che faceva vedere le stelle a Davide, ma che lo portava anche alle soglie di quel paradiso di sensazioni che non avrebbe mai immaginato potesse esistere. Dopo un bel po’ di tentativi e di colpi, ben assestati, Maurizio si fermò e postosi sulla schiena del ragazzo, che poteva sentire il corpo peloso e sudato del padre che lo stringeva in una morsa incredibile, sentì l’uomo che, un po’ ansimante, sussurrava: Lo senti adesso, è tutto dentro, fino ai coglioni. Hai 24 centimetri di cazzo dentro, un cazzo più grosso del tuo polso, quel cazzo che hai disegnato e che hai tanto desiderato. Adesso tuo padre ti fa sentire come si usa il cazzo e così dicendo l’uomo incominciò a fottere, prima piano, poi con spinte sempre più forti. Davide si sentiva squarciato, con l’asta enorme che gli esplorava gli intestini e che, ad ogni passaggio della grossa cappella sulla prostata gli faceva provare una sensazione che gli oscurava il cervello, tanto era sublime. Fu all’ennesimo passaggio della testa del cazzo cha gli tendeva il retto fino all’inverosinile, che Davide sentì il bisogno improvviso di contorcersi in una serie di spasimi, mentre il suo membro, ormai durissimo e incollato al ventre, gettava una serie incontenibile di spruzzi di seme bianco. Al che sentì la grossa mano dl padre che gli avvolgeva l’organo, per cogliere il frutto del piacere, per poi portarla alla bocca del ragazzo, in modo da fargliela gustare. Sentì il padre che diceva, Lecca bene la tua sborra , che tra poco riceverai nel culo quella di papà. Maurizio incominciò ad accelerare i colpi, con penetrazioni sempre più profonde, mentre i grossi coglioni pelosi sbattevano ormai regolarmente ad ogni colpo sulle palle contratte del figlio. Ansimava e accompagnava ogni spinta con oscenità di ogni tipo, chiamando il figlio la mia piccola troia, il mio succhiacazzi, il mio piccolo culo fatto per far godere il cazzo di papà, ti rompo il culo in un modo che ricorderai per sempre, finchè, dopo una serie di colpi che lasciarono Davide senza fiato, incominciò ad eruttare una serie di getti di sborra densa e caldissima, accompagnata da una serie irriferibile di bestemmie. Infine si accasciò sul corpo del figlio, sudato, ansimante e felice di aver eseguito il suo compito di maschio infoiato, mentre le creature del bosco occhieggiavano incuriosite da tanta libidine e pronte a ripetere le gesta con i loro partner.

Si conclude qui questa lunga e libidinosa storia che ha visto quattro figli cedere al fascino e all’antica seduzione della virilità dei loro padri. Questi ultimi si sono dedicati con abnegazione a far felici i figli donando loro in abbondanza l’oggetto del loro desiderio, solleticati anche nel loro orgoglio di magnifici maschi italiani. Sono passati dieci anni da quegli avvenimenti e ognuno dei quattro ragazzi ha preso la sua strada. Davide, non è più rientrato in Collegio, ma superato l’esame di maturità come privatista, ha brillantemente superato la facoltà di Legge ed ora è un brillante avvocato, sposato e con due figli. Riccardo, divenuto un uomo magnifico, è rimasto nel maneggio del padre, dove insegna l’arte di cavalcare ai giovani, sistemandoli con cura sulle selle e accarezzandoli in modo suadente, perché vincano la paura istintiva, tutto questo sotto lo sguardo sogghignante del vecchio John. Marco è un giovane perito meccanico, pieno di talento e passione per i motori e presto rileverà l’officina paterna. Simone , è un bel ragazzone che, trasferitosi in una grande città, fa da escort a ricchi signori in cerca di facile compagnia. Infine Padre Ettore ha rinunciato ai voti e vive in un appartamentino con il giardiniere Dobromir; il suo posto al Convento è stato preso da Romeo, che, avendo ereditato una somma cospicua dalla nonna, la contessa Bruglia De Pisis, è riuscito a far restaurare magnificamente a sue spese il magnifico ciclo di affreschi della cappella maggiore del convento. Tutti i ragazzi hanno mantenuto un grande affetto e ammirazione per i loro padri, considerando le gesta a cui sono stati sottoposti come un necessario passaggio nella loro vita, il passaggio dettato dalle Regole del Desiderio.

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