Gay Erotic Stories

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Il cockring

by Apollodoro


Il coraggio di provare, acquistandone uno, mi venne un giorno che passeggiavo per Porta Ticinese, ma non mi sarei mai immaginato le conseguenze di questa iniziativa un po’ spavalda. Era da qualche mese che avevo notato un nuovo negozietto dall’eufemistico nome LOVE CITY. In pratica un porno shop, ma più “presentabile”, nel quale uno non dovrebbe (secondo i gestori) vergognarsi ad entrare. Quel giorno, passando di lì, sterzai bruscamente ed entrai, andando dritto dal giovanotto dietro il bancone e chiedendo: «avete cockring in lattice?». L’antefatto era che osservando una guarnizione lasciata per caso da un indraulico in casa, un anello di gomma nera, mi era venuto in mente che se fosse stata un po’ più grande sarebbe stata esattamente come i cockring che vedevo talvolta sulle riviste addosso a qualche modello o alla base di grossi arnesi immortalati dall’autoscatto. Il tipo del negozio non si scompose minimamente, anzi si alzò e mi fece vedere una bacheca sotto la quale stava una discreta verietà di cockring e iniziò a spiegarmi le differenze fra i modelli. «Lei sa che ci sono quelli che trattengono l’erezione, che stringono alla base insieme ai testicoli, e quelli che si portano solo ai testicoli o solo al pene ... poi ci sono quelli a misura fissa e quelli a misura variabile, come questi in pelle con automatici...» Dava un grande senso di tranquillità, riuscendo a parlare con naturalezza dell’argomento. Così, dopo qualche esitazione sulla scelta del modello, mi decisi per quello di pelle con automatici e lo acquistai. In tram, tornando a casa, mi resi conto della fretta che avevo di provarlo. Appena arrivato corsi in bagno e, tirato fuori l’uccello, lo circondai con questa sorta di cinturino, scegliendo una misura intermedia e chiudendo il bottone. La sensazione fu così piacevole che decisi di rivestirmi e uscire, lasciando il cockring al suo posto, stretto intorno alla base di cazzo e palle, sotto le mutande e i pantaloni. Mi resi subito conto del senso di potere che mi dava camminare per strada sentendomi i testicoli “sostenuti” e compatti, e il cazzo costantemente stimolato dalla “stretta”. Il fatto poi di essere consapevole che il mio “bozzo” fosse, in queste condizioni, ben visibile e pronunciato mi faceva stare meglio del solito. Mi sentivo frizzante, spigliato, più deciso e sfrontato. Dopo poco, camminando, mi resi conto che il movimento stesso del camminare, con addosso il cockring, diventava una stimolazione. Sentii crescere l’erezione muovendomi, e non feci niente per nasconderla. Procedevo a grandi passi, sbandierando il mio essere un duro. Mi avviai verso la biblioteca comunale (dovevo prendere un libro in prestito). Davanti al portone d’ingresso sostavano, chi seduto sul motorino, chi in piedi, gruppi di ragazzi. Quando passai, col mio portamento fiero e l’uccello in tiro massimo, notai che un paio mi guardavano sgranando gli occhi, senza nascondere la direzione del loro sguardo, dritto sul mio bozzo, che doveva essere mostruoso e oscenamente evidente. A questo punto, invece di infilarmi in biblioteca, mi fermai e mi appoggiai al muro a gambe larghe. Uno dei due distolse lo sguardo e riprese a parlare coi suoi compagni. L’altro continuava a lanciarmi, intermittenti, occhiate fosche e piene di desiderio, deglutendo e schiarendosi la gola. Era in evidente imbarazzo, ma non riusciva a staccare gli occhi dal mio pacco. Decisi che sarei andato fino in fondo. Presi a fissarlo negli occhi. Sembrava leggermente spaventato, ma notai che anche la sua patta aveva cominciato a gonfiarsi. Guardandola, sentii il mio cazzo gonfiarsi ancor di più, e premere contro il cockring. Dovevo agire in fretta. Gli feci cenno di seguirmi, in modo discreto ma inequivocabile e mi fiondai in biblio, dirigendomi verso i bagni. Voltandomi vidi che mi veniva dietro e mi sentii stringere alla base della gola per il desiderio. Ci stava, ormai non c’erano dubbi. Indugiai un po’ davanti alla porta dei bagni, per lasciargli il tempo di raggiungermi, poi entrai deciso e aprii la porta di uno dei cessi chiusi (per fortuna non c’era nessun altro oltre noi in quel momento). Lo feci entrare, poi entrai anch’io e richiusi la porta, serrandola dall’interno col chiavistello. Ora eravamo protetti e potevamo abbandonarci al nostro desiderio reciproco. Restai fermo, piantato a gambe larghe, sempre con un’erezione taurina. Il ragazzo mi crollò davanti, appoggiando le ginocchia a terra e la bocca sul mio pacco. Ansimava. Sentivo il suo fiato caldo attraverso la stoffa dei jeans e le mutande, e questo calore aggiunse vigore al mio attrezzo già bollente, che cominciò a colare il trasparente presperma. Era eccitatissimo, ma stava fermo, la bocca ormai spalancata e avvinghiata al bozzo enorme che celava il mio cazzo pesante, gonfio di sangue pulsante. Cominciai a sentire la sua saliva calda che bagnava i miei jeans e carezzai i suoi capelli corvini, la sua bocca sempre bloccata in questa specie di morso trattenuto che intrappolava il mio pacco in una stretta morbida e irresistibile. Poi prese a leccarmelo attraverso i jeans, con un fare così porco, così perso, così consumato da un desiderio atavico di attaccarsi a una sbarra che potesse dargli sicurezza e protezione, così puttanesco fino al midollo, che mi bastò continuare a guardarlo per arrivare a sentire lo sperma salirmi prepotente lungo l’asta ed eruttare violento, col cazzo che premeva ritmicamente contro la stoffa e la stretta del cockring, inesorabile stretta che sembrava radicare il turgore e i brividi di piacere nel profondo delle mie viscere, esattamente al centro di una retta ideale tesa fra ombelico e buco del culo. Accortosi del mio orgasmo, mi aprì i jeans e, abbassate le mutande, prese a leccare tutto il mio sperma, ripulendomi bene il cazzo e le stoffe; e mentre con una mano si aiutava in questo compito, con l’altra prese a spararsi una sega lenta e sapiente, che ben presto ebbe il suo esito in un getto potente di sborra densa, abbondante, che finì sulle mie scarpe. Ripulì con la lingua anche quelle, facendomi capire quanto mi era asservito, e che avrebbe ripetuto il sevizio infinite volte, senza mai stancarsi, tanto era marcio di voglia repressa, alimentata da seghe decennali che immaginai coatte e inarrestabili, vertiginose nel ruotare fissamente intorno all’idea di un grande fallo da adorare in ginocchio. Benedetto cockring!!! apollodoro15@hotmail.com Due to international translation technology this story may contain spelling or grammatical errors. To the best of our knowledge it meets our guidelines. If there are any concerns please e-mail us at: CustomerService@MenontheNet


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