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Casa di Correzione, Parte 1

by Apollodoro


Arrivai nella Casa di Correzione una sera tardi, trasportato da un furgoncino dei Carabinieri. Pensavo che mi avrebbero subito messo a dormire, ma mi sbagliai. Venni subito messo al corrente, in modo diretto, di come andavano le cose lì dentro. Affidato al caporeparto, questi per prima cosa mi portò in una stanza e mi fece spogliare, completamente nudo. Pensavo si trattasse di indossare una divisa, invece il caporeparto mi ordinò di inginocchiarmi davanti a lui, che si era piazzato a gambe larghe, e si tirò fuori il cazzo. ”Su, fammelo tirare, svelto” Avvampai. Siccome esitavo non sapendo cosa fare quello mi mollò due sonori ceffoni dicendo: ”Tu non sai come posso renderti la vita difficile qui dentro, se non ti metti in testa che con me puoi solo obbedire. Avanti, stronzo, datti da fare.” Glielo presi con le mani e cominciai timidamente a muoverlo. Mi arrivarono altri due ceffoni. Le guance mi bruciavano e cominciai a lacrimare. ”Con la bocca, bastardo!” Intanto gli si stava drizzando e vidi di fronte a me un cazzo di almeno 20 cm. Cominciai a leccargli le palle. Sentivo che non avrei potuto fare diversamente, che una volta giunto in quel luogo non potevo fare altro che seguirne le regole, e mentre pensavo così continuai a leccare risalendo l’asta sempre più verso l’alto. Il caporeparto ansimava e mi passava le dita fra i capelli, più dolcemente, questa volta. ”Sì, così mi piace. Ci sai fare di lingua! Continua così, non prenderlo in bocca, fai solo di lingua ma sali, insisti sul filetto.” Stavo passando la mia grande lingua completamente dilatata nel punto in cui la cappella si innesta sul fusto. Sentivo che lo stavo facendo godere e questo cominciava a scaldarmi. Avevo ancora le lacrime agli occhi e il cuore in gola, ma mi stavo impegnando. ”Insisti così, dai, dai, così, ancora!... Dai... Ah!!!» Di botto spruzzò un getto di sborra, che mi arrivò dritto in faccia. Mi ritrassi istintivamente, ma mi arrivò un altro sonoro ceffone, accompagnato da: ”Cazzo fai?! Qui devi stare!!” E con una mano mi tenne ferma la testa mentre finiva di sborrarmi sulla fronte e sui capelli. Poi si richiuse l’uccello nei pantaloni. Constatò che avevo un’erezione e commentò: ”Adesso vedi come te la fanno passare quella, i tuoi compagni di stanza. Andrai di là subito.” Mi fece rialzare e, afferratomi un bracciò, mi strattonò nel corridoio fino ad arrivare a uno stanzone dormitorio dove tutti, apparentemente, stavano dormendo. Mi lasciò lì, nudo e con la faccia impastrata di sborra, davanti al mio nuovo letto, dicendo solo: ”Per stanotte dormirai nudo. Tanto il pigiama non ti servirebbe” Appena ebbe richiuso la porta dietro di sé e dato quattro mandate alla serratura, i nove ragazzi drizzarono la testa e mi guardarono. Tutti, tranne uno, il più grande, cominciarono a masturbarsi sotto le lenzuola. In breve e senza preamboli mi fu spiegato che la prima notte il novizio deve prendere in culo tutti i cazzi della camerata. ”Sparati una sega e con la tua sborra ungiti il culo, se vuoi, ma fai svelto.” Fui preso dallo sconforto. Non sarei mai riuscito a masturbarmi di fronte a tutti. L’unica cosa che riuscii a fare fu di raccogliere un po’ di saliva nel palmo della mano e a spalmarmela sul buco del culo. Poi appoggiai il cazzo contro il bordo del letto e mi piegai in avanti, abbandonando il busto sul letto e reggendomi alla rete con le mani. Speravo almeno di riuscire a strusciarmelo un po’ contro le lenzuola mentre mi avrebbero inculato. Mentre prendevo i nove cazzi uno dopo l’altro, sentendomi sempre più pieno di sborra, pensavo a cosa mi sarebbe sucesso poi, a quali sarebbero state le leggi da seguire nei giorni successivi, in quel luogo dove l’unico scopo sembrava, almeno per il momento, quello di godere. Il quinto entrò scivolando in un colpo solo su tutta la sborra ancora calda che mi riempiva il culo, e penetrandomi la fece fuoriuscire e colare sull’interno delle mie cosce. E così i successivi continuarono a farmi colare sborra sulle gambe. Si succedevano con una rapidità che non mi sarei aspettato. Non davano grandi spinte, e venivano quasi subito. Evidentemente il rito li eccitava molto. Alla fine mi ritrovai con il buco del culo bruciante e fradicio e tutte le gambe piene di sborra. Non osavo alzarmi e restai in posizione per un po’, mentre tutti se ne tornavano a letto. Quando fui sicuro di poterlo fare, mi tirai su e mi infilai sotto le lenzuola, senza pensare a ripulirmi. A quel punto volevo solo una cosa: venire. Mentre mi masturbavo ripensavo a tutti quei cazzi che avevo preso, ma soprattutto a quello del caporeparto, perché non ne avevo mai visti di così grossi e belli. Sentinvo che mi sarei presto abituato alle regole di quel posto. Venni velocemente e subito piombai in un sonno profondo apollodoro15@hotmail.com


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10 Gay Erotic Stories from Apollodoro

Casa di Correzione 4a e Ultima Parte

L’indomani Giovanni venne portato in infermeria. Pensavo che sarebbe tornato dopo poco, invece niente. Cominciai a preoccuparmi. A sera non c’era ancora, e nessuno ci disse niente su di lui. Mi coricai e sentii profondamente la sua mancanza. Dopo poco mi venne un sospetto. Mi alzai e mi diressi furtivamente verso l’infermeria. La porta era chiusa, ma si sentivano dei rumori e la

Casa di Correzione, Parte 1

Arrivai nella Casa di Correzione una sera tardi, trasportato da un furgoncino dei Carabinieri. Pensavo che mi avrebbero subito messo a dormire, ma mi sbagliai. Venni subito messo al corrente, in modo diretto, di come andavano le cose lì dentro. Affidato al caporeparto, questi per prima cosa mi portò in una stanza e mi fece spogliare, completamente nudo. Pensavo si trattasse di

Casa di Correzione, Parte 2

Mi svegliai perché qualcosa di turgido e liscio si stava strofinando sulle mie labbra. Aprii gli occhi e vidi che si trattava di un glande lucido e ovale, che sormontava un fallo tozzo e nodoso. Alzando la testa vidi che era il più grande dei miei compagni. Sorridendo disse: «Io sono Giovanni, e fra di noi comando io. I miei protetti sono Alfredo, Nicola e Piero» (e me li presentava

Casa di Correzione, Parte 3

Il mattino successivo notai che Alfredo e Nicola avevano delle facce contrariate, musi lunghi. Rispondevano a monosillabi qualsiasi cosa gli si chiedesse. Giovanni non sembrava dargli molto peso. Liberato dal laccio di cuoio, assaporai con più gusto il piacere della doccia, e contemplai in particolare il cazzo di Piero, che si accorse di come lo guardavo. Mentre ci recavamo

Controllo Totale

Mi aveva detto di averlo “bene addestrato”, ma non pensavo si potesse arrivare a tanto. “Senti, facciamo così.” mi aveva detto “Io te lo presto per una giornata. Ti lascio le chiavi di casa mia e ci vai da solo martedì, quando io devo andare alla riunione della ditta in Giappone. Vedrai che ti piacerà. Non ti spiego nulla perché lui è già abituato ad avere a che fare con i miei

Hotel Executive

Ero stato invitato ad un congresso di programmatori a Palo Alto. Avrei dovuto passarci tre giorni, quindi decisi di trattarmi bene e provai a cercare una stanza all’Hotel Executive, il più caro. L’atrio era estremamente lussuoso e spazioso. Numerosi camerieri stavano allineati alle pareti, impettiti nella loro divisa bordot. Il pavimento lucido come uno specchio. Alla reception un

Il cockring

Il coraggio di provare, acquistandone uno, mi venne un giorno che passeggiavo per Porta Ticinese, ma non mi sarei mai immaginato le conseguenze di questa iniziativa un po’ spavalda. Era da qualche mese che avevo notato un nuovo negozietto dall’eufemistico nome LOVE CITY. In pratica un porno shop, ma più “presentabile”, nel quale uno non dovrebbe (secondo i gestori) vergognarsi ad

Il Desiderio del Vescovo

Errore! Imperdonabile errore! Tutta la mia vita poteva ora essere trasformata in una valanga fangosa. Tutta la mia rispettabilità vanificata in un secondo. Da prete rispettato e ammirato in tutta la città, impegnato nell’assistenza ai malati e agli anziani, a immondo corruttore di chierichetti, gettato nello scandalo, fatto a pezzi dalla stampa… Una vita intera pefettamente condotta

Il Pacco Perfetto

Mattina estiva. Jumbo-tram affollato. Io porto gli occhiali a specchio, perché così posso guardare quanto mi pare, e soprattutto dove mia pare. Mantenendo la testa abbastanza eretta, riesco a guardare giù, fra le gambe degli uomini, senza che nessuno veda dove sto guardando. E certe volte capitano delle vere scoperte. Per esempio questa. Quando l’ho incrociato con lo sguardo, per

Rivelazione

Matteo era stato assunto da poco in una grande azienda di elettrodomestici. Tutto filava liscio, con un unico problema. Era un periodo, per Matteo, di voglie irrefrenabili; si potrebbe dire che era “in calore”, e completamente all’asciutto quanto a ragazze con cui scopare. Non era brutto, ma proprio non ci sapeva fare. Così andava a finire che doveva masturbarsi almeno cinque volte al

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Web-01: vampire_2.1.0.01
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