Quel giorno sembrava non arrivare mai. Alessandro stanco e stressato uscì dal vagone blu e bianco del metrò di corsa, per inforcare al volo la porta del cesso pubblico, un loculo semibuio di due metri per quattro che puzzava di merda mista a piscio. Aveva un appuntamento ed era in ritardo, con lo spedizioniere che gli avrebbe consegnato le ventisette dosi pronte da spacciare quella settimana. Erano le dieci e venti del mattino, situazione tranquilla come tutti i mercoledì. Il tipo che avrebbe dovuto incontrare era già spiaccicato davanti allo specchio macchiato di grasso alla sinistra dell'ingresso. Un tipo alto, sulla quarantina con pochi capelli ed un naso da aquila, con una ventiquattrore di coccodrillo stretta tra le cosce ed una camicia fluorescente verde. Alessandro entra, si sbottona la cerniera e si mette a pisciare proprio con le spalle rivolte a quello. Due minuti e il tipo si gira di scatto, gli si avvicina e gli mette il palmo della mano sulla chiappa destra. - Cosa cazzo fai? Domanda quello con voce acuta. Ad Ale scappa da ridere, ma si trattiene e risponde - Piscio! Non lo vedi? - Allora la fai gialla - Gialla come il sole a mezzogiorno. Era il segnale. Il tipo molla la presa e stende la valigetta per terra. Alessandro si chiude la patta, si volta e spinge fragorosamente la porta fino a chiuderla del tutto, quindi si punta di spalle contro quella. - Sono ventisei. Fa l'austriaco - VENTISEI? Caccia l'urlo Alessandro - Sì, ventisei.... ma ti vuoi far sentire da tutti? Alessandro era incazzato, una dose che mancava avrebbe significato quasi duecento mila in meno per quei sette giorni da incubo. Lui era uno che faceva sul serio, spacciatore dall'età di tredici anni, quindi in totale diciotto anni di carriera sulle spalle sulla via della pensione anticipata. Alto un metro e ottantanove, con le spalle larghe ed il fisico asciutto, con i capelli lunghi biondi e gli occhi azzurri come il cielo. L'angelo vendicatore, come lo avevano soprannominato gli amici. - Testa di cazzo, é una dose di meno. - Non rompere i coglioni, il colombiano queste ha portato. Se non le vuoi E fece per chiudere la valigetta - Cazzo fai? Riprese Alessandro afferrando quello per il collo e alzandolo per un paio di centimetri da terra. - Sei mica matto? Chiese l'austriaco con la gola semi chiusa da quella morsa bestiale Alessandro molla la presa e lo lascia cadere a terra. Quello finisce con la faccia sul pavimento umido. Passa qualche minuto e si rialza, a fatica e massaggiandosi il collo. L'austriaco sembra spaventato e questo ad Alessandro piace. Lui vuole che tutti lo rispettino, non soltanto per il suo aspetto fisico. - Senti, io non voglio grane. Io ti do queste e tu mi paghi, il resto non conta. L'austriaco aveva con una vocina bassa e femminile - Dammele. Fa Alessandro con il palmo rivolto verso l'austriaco. Il tipo tentenna e, a stento fa per aprire la valigia - Dammele ti ho detto Incalza Ale. L'austriaco é sempre più nervoso, oramai gronda sudore da tutte le parti. E' perfino buffo stretto nella sua camicia colorata. Buffo ed eccitante. Alessandro si sente forte e la sua patta si gonfia. In quel momento il suo desiderio é di vedere quell'uomo chinato a succhiargli l'uccello. Ma si trattiene - Dammele L'austriaco fa scattare la serratura a combinazione della valigia. La apre piano, ci infila la mano dentro come per afferrare qualcosa Alessandro non ci vede più, afferra lui stesso la valigia e la chiude con forza bloccando la mano dell'austriaco. Il tipo urla per il dolore e molla la presa. Alessandro spalanca la valigetta e, oltre alle bustine bianche, ci trova una pistola. - Volevi farmi il servizietto vero? Domanda con gli occhi fuori dalle orbite a quello che si é stretto allo specchio nella disperata ricerca di una via di fuga. Alessandro lascia cadere la valigia per terra, poi afferra l'austriaco con forza e lo volta di spalle a lui. - Sai cosa faccio a quelli che mi vogliono inculare? Gli sussurra nell'orecchio Alessandro strappa via la camicia e i pantaloni all'austriaco, poi gli leva le mutande. Il tipo, benché piuttosto alto aveva un sedere grosso e pieno di peli neri. Alessandro si sente la patta scoppiare, la sbottona e libera l'uccello che ha oramai raggiunto la sua più alta vetta. Rosso pulsante lo afferra e lo inserisce con un unico scatto nel buco dello spedizioniere. Quello tenta di urlare, ma la mano di Ale é pronta e para le parole costringendolo a rimangiarle insieme al dolore allucinante. - Me li inculo prima io Gli dice ancora con tono sarcastico Alessandro sta godendo come mai. Si fissa tutta la scena dell'austriaco che soffre proprio mentre la guarda nello specchio di fronte. Vede quello agitarsi e sente il cazzo entrare e uscire dal buco sempre più largo. Nemmeno con Marisa, pensa, ha mai scopato così bene. Cinque minuti e viene. Il liquido caldo esce di botto insieme all'urlo soffocato dell'austriaco e ad un gemito di piacere di Ale. A quel punto si ricorda della scena che aveva visto su di uno squallido giornale porno quando era ragazzo, lascia la presa e costringe il tipo ad inginocchiarsi con la faccia di fronte al suo pene eretto. Ale si sente un dio greco, un uomo degno d'essere incoronato. - Succhialo se non vuoi che ti uccida Dice a quello - Leccalo tutto, fino a pulirlo! Esclama ancora preso dalla furia più bieca e tenendo ben ferma la testa del uomo sotto i suoi occhi. Il piacere a quel punto raggiunge il massimo, Alessandro sente il suo pene bagnarsi nuovamente nella bocca del suo presunto avversario il quale sembra prodigarsi abbastanza per rendere il tutto ancora più piacevole. Il suo sogno é davvero risolto, il cazzo é pulito ed é tornato moscio. A quel punto Ale abbandona la testa dell'austriaco e si scansa. Quello casca in avanti e torna con lo zigomo destro sul pavimento del cesso. Respira a fatica, ma questo poco importa ad Ale che, di fronte allo specchio, ammira il suo pene mollo. Una sciacquata alla faccia, quello in gabbia ed é pronto a uscire con il suo prezioso bottino. - Guai a te la prossima volta! HAI CAPITO? Gli dice gettando a terra la manciata di soldi pattuita. L'altro fa un cenno con il capo, ad occhi chiusi. Ale esce, si sistema l'orologio al polso e si dirige verso la cabina del telefono. Ha la scheda, alza la cornetta e fa il numero. - Marisa? - Ale ciao! - Ciao. Torno a casa. - Come é andato il lavoro? - Nessun lavoro per oggi. Questa sera in disco? - Certo. In disco, va bene. Ale attacca la cornetta. Il cazzo ancora gli prude, probabilmente non lo ha scappellato bene. Provvede subito, dietro una colonna lontano dagli occhi della gente. Mentre si tocca gli torna in mente Marisa, poi l'austriaco. Un sorriso scemo si stampa sulla sua faccia. La metro arriva in quel momento, terza carrozza lui ci sale. Le porte si chiudono ed Ale torna a sognare. Di scappare lontano con i soldi della droga che ha nella tasca. Ma é tardi per pensare oltre, dopotutto sono solo le undici del mattino. copyright 1997 by soleluna soleluna@flashnet.it