Prima che Pietro compisse gli anni, i due guerrieri si affrontarono altre due volte, cambiando tattiche e posizioni. Ferdinando non si limitô piû a subire gli attacchi dell’avversario, ma prese alcune lodevoli iniziative, cercando di mettere subito a frutto quanto aveva appena appreso. Il risultato fu soddisfacente per entrambi. Quando infine fu l’ora del compleanno, Pietro e Ferdinando stavano abbracciati sul letto, dopo che Pietro aveva ripercorso una strada aperta da poco tempo. Ferdinando sorrise a Pietro e, pensando all’accaduto, disse: - Tutto grazie a quel libro! Scosse la testa, ancora incapace di realizzare quanto era successo, poi aggiunse: - Spero che almeno ti piaccia. - Oh, sî, mi ê piaciuto parecchio. Ferdinando lo guardô senza parole (di nuovo), come se avesse parlato in giapponese (pronuncia dei pescatori di Okinawa). Poi riuscî a dire: - Vuoi dire che… l’hai già letto?! - Certo, ê un po’ che ê uscito. Quando mi hanno assunto e ti ho incontrato, ho pensato che fossi tu l’autore. - Cosa? Pietro annuî, ridacchiando. - Certo. Ero proprio convinto che l’avessi scritto tu. Mi sono detto: “Neri ê un cognome comune, anche Ferdinando non ê un nome raro, ci saranno un sacco di Ferdinando Neri, avrà pensato che era inutile cambiare nome, tanto solo uno che ê gay puô scoprire che esiste un romanzo erotico gay scritto da Ferdinando Neri ed anche in quel caso, chi puô dire che ê proprio lui il Ferdinando Neri in questione?” Allora un giorno ti ho chiesto della rivoluzione francese e quando hai detto che era un argomento che ti appassionava, mi sono detto: ê lui! Ferdinando, i cui neuroni avevano ripreso a funzionare a pieno ritmo, comprese i motivi dell’improvviso interesse di Pietro per la rivoluzione francese, quel giorno di qualche mese prima. - Ma hai pensato… Non riuscî a formulare in modo chiaro un pensiero che nella sua testa era molto confuso. Pietro interpretô a modo suo e spiegô: - Ho pensato che dovevi essere un tipo molto interessante e che certamente valeva la pena di provarci. Per preparare il terreno ho incominciato a raccontarti delle mie avventure, ma la tua reazione non mi convinceva. Ho incominciato ad avere dei dubbi. Intanto perô, frequentandoti e parlando con te, mi sono reso conto che mi piacevi, ti trovavo simpatico, anche piuttosto attraente. Ma tu non sembravi minimamente interessato a me e questo non riuscivo proprio a capirlo… insomma, come si fa a non interessarsi ad uno affascinante come me? Pietro ridacchiava, mentre lo diceva. Ferdinando era perfettamente d’accordo con Pietro, ma preferî non dirglielo. Si limitô ad inarcare le sopracciglia con aria alquanto dubbiosa. Pietro gli diede un buffetto sulla guancia e proseguî: - Poi questa sera, quando ti ho visto con il libro in mano, mi sono detto che era ora di lanciarsi. E direi che ho fatto bene, no? Ferdinando rise. - Direi proprio di sî. - Quindi ora puoi completare la dedica. Ferdinando riprese il libro ed eseguî: dopo “provare” scrisse “insieme, molte volte, con” e qui si fermô un attimo. “Amore” gli sembrava troppo, per il momento almeno, per cui optô per “affetto” e firmô. Dando il libro a Pietro, che scorse la dedica con un sorriso molto dolce, rifletté ad alta voce: - Quindi ti ho regalato un libro che avevi già. Che razza di regalo di compleanno! Pietro rise, poi la sua mano scese lungo la schiena di Ferdinando e gli accarezzô il culo, mentre un dito stuzzicava l’apertura. - Mi hai regalato qualche cosa di molto piû interessante di un libro che ho già letto. E conto proprio di farne un uso frequente e regolare. Non vorrai mica riprenderti il tuo regalo di compleanno, vero?
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Tutto avviene in un attimo: il coltello preme sulla sua gola ed una mano gli tappa la bocca. Il cuore si ferma ed una sensazione di gelo avvolge Bob. Un terrore cieco lo invade, se gli fosse possibile, Bob griderebbe, ignorando la voce che gli sussurra: - Non cercare di urlare, perché ti ammazzo subito. Bob vorrebbe che fosse uno scherzo di Andrew, ma sa che non lo è. L’uomo che gli punta
Attento al gorilla! Bob non vede l’ora di partire per godersi la sua settimana di vacanza a casa, in Nebraska: ha proprio bisogno di staccare un po’, prima dell’ultima tornata di esami. Dovrebbero esserci più vacanze e meno lezioni. L’autobus partirà tra poco ed al bar della stazione Bob sta scambiando le ultime chiacchiere con Andrew. Non è che badi molto a quello che dice il suo compagno
Godefroi osserva la prateria che si stende davanti a lui. Dalla collina su cui si trova, il suo sguardo scorre fino al fiume, che serpeggia non lontano, ancora coperto dalla nebbia mattutina. Oltre il fiume si innalzano le immense montagne che corrono lungo i confini meridionali del ducato. Il sole sta sorgendo, troppo presto perché Godefroi abbia la minima speranza di salvezza. I cacciatori si
Charles si rialza, intontito. Per Godefroi ê un miracolo vederlo muoversi. È ancora vivo. Per quanto? - Charles, dove sei ferito? Charles scuote la testa. - Niente, duca. Solo un graffio al braccio. Ma mi ê crollato addosso e mi ha stordito. Godefroi lo guarda. È vero, l’abito non ê lacerato, ê intriso di sangue, ma ê il sangue dell’orso. Charles non sta morendo. - Fammi vedere il
Domande pericolose Un racconto rosso di Ferdinando Neri Appoggiato al muro del cesso, tengo gli occhi chiusi e cerco di calmarmi. Non ê facile. Non ê facile. Ho fatto una cazzata ed ora mi sento morire. E dire che questa mattina ero cosî contento all’idea che finalmente ê arrivata l’estate: tra tre giorni la scuola finisce ed incominciano le vacanze. Tutti gli anni questo ê il momento
Si porta due dita alla bocca, le infila dentro, le lecca ben bene, quasi leccasse qualche cos’altro, che adesso non vede piû, perché Bondi ê voltato (ma questo va bene, perché cosî mette in vista qualcosa di altrettanto bello) e poi le sfrega lungo il solco, arriva alla fessura e, senza stare a pensarci, le spinge dentro. Il ragazzo ha un sussulto, si tende, ma ormai ê troppo tardi. E poi
Il diavolo custode Quel bastardo ce l’aveva fatta, era riuscito a dileguarsi un’altra volta. Nel canyon non si vedeva nessun segno di presenza umana e per terra nessuna traccia. Anche questa volta Jack The Jackal gli era sfuggito. Probabilmente aveva già raggiunto il confine del Messico e lui non poteva farci proprio piû niente. Tanto valeva che si rassegnasse. Lo sceriffo Pete Strain era
Il loro arrivo era previsto in mattinata, dalla strada di Dayton, come riferî Louis: lui aveva dei contatti a Ridge, dove si trovavano quei figli di puttana. Dan disse che si sarebbe fermato a dormire da Pete, nella camera sopra l’ufficio dello sceriffo, per essere pronto il mattino dopo. Quando i tre uomini furono usciti, Pete e Dan andarono a mangiare e poi rientrarono. Salirono in camera
Glenn cammina svogliato per le strade della cittadina. Guarda indifferente la gente seduta a mangiare nei ristoranti. Già, ê ora di cena. Ma Glenn non ha fame. Passa davanti ad un MacDonald’s e l’odore gli dà fastidio. Anche lî ê pieno di gente che mangia. Glenn si ferma un momento a guardare dentro. Le famigliole felici che masticano avidamente i loro hamburger gli sembrano caricature oscene.
- Un poliziotto con la tua esperienza non fa fatica a trovare un altro lavoro. Ad esempio qui cerchiamo da tempo un poliziotto che sia in grado di gestire anche i problemi con i minori. C’ê una situazione complessa, che non sto a spiegarti. Io non sono all’altezza. Certo dipende dai legami che hai, se vuoi cambiare stato. - Non ho nessuno in Oregon e piû mi allontano, meglio ê. - Allora
Il regalo di compleanno ovvero Le disavventure di Ferdinando Neri (quello sbagliato) Uno scherzo in rosso di Ferdinando Neri da un’idea di Monica B. - E lui mi dice: “Ma sei fuori di testa? A me piacciono le donne!” Ed io gli rispondo: “Non l’hai mai fatto con un uomo?”. E quello: “Figurati, io?!”. “Beh, non sai che cosa ti sei perso, amico. Ma non ê troppo tardi per rimediare.” Lui rimane
Un libro erotico ê un libro erotico, insomma, non si scrive un libro erotico. Evidente, no? - Pietro, io non leggo nemmeno libri erotici, figurati scriverli! Semplice, chiaro, perfetto! Ferdinando era proprio contento di essersela cavata in modo cosî brillante. - Non leggi libri erotici? Nemmeno uno ogni tanto? Tanto per stuzzicare l’appetito… - No. Ferdinando non sapeva come
Fino a dieci anni vissi a casa di mastro Rocco, il fabbro. Ad allevarmi furono suo figlio Giovanni e la moglie Chiara. Non ero loro figlio: ero stato lasciato sulla soglia dell’abitazione in una notte d’autunno, avvolto in una coperta. Non mi avevano raccolto solo per pietà, come intuii da alcuni loro discorsi: in qualche modo ero anch’io parte di quella famiglia ed infatti c’era una certa
Luca lasciô al mio corpo il tempo di adattarsi a quell’intruso benvoluto, poi prese a spingere, sempre delicatamente, ed il suo movimento continuô a lungo, tanto a lungo da stordirmi. Le spinte diventavano piû energiche ed io, senza quasi rendermene conto, gemevo, ma gemevo di piacere puro. Luca penetrava a fondo e si ritirava, in un continuo avanti ed indietro. Ad un certo punto la tensione
Prima dell’incrocio rallento e controllo la situazione. Nessuno dietro di me, nessuno nella direzione opposta. Bene. Svolto nella stradina secondaria e percorro i due chilometri che mi separano dal bivio per la cascina. Passo oltre senza rallentare, mentre lancio un’occhiata verso l’edificio, lontano neppure cinquanta metri. Una finestra ê illuminata, una luce fioca. L’ispettore Marcello
Lucien guardava la pista davanti a sé. Stavano salendo ed entro un’ora sarebbero giunti al passo. Di lî la discesa fino ad Al-Khatam, la capitale, avrebbe richiesto solo una mezz’ora. Aveva meno di due ore da vivere. No, non era cosî. Sarebbe stato meglio, se fosse stato cosî: ammazzato immediatamente, con una pallottola alla testa. Quello che lo aspettava era peggio, molto peggio. Conosceva
La pressione della lama sul collo di David aumentô leggermente, poi diminuî e David annuî. Allora la mano che gli chiudeva la bocca si allontanô. David abbassô lo sguardo sul pugnale e, benché la mano celasse una parte dell’elsa, ammirô il raffinato lavoro dell’orafo ed i due grandi rubini che costituivano gli occhi dell’animale favoloso. Non si stupî di vedere il pugnale in mano a Lucien, si
- Potresti almeno evitare questo linguaggio da caserma. Massimo Aliotti apre la bocca per replicare, ma uno sguardo supplichevole della moglie lo blocca. Bofonchia qualche cosa e tace, mentre la rabbia per l’osservazione del figlio lascia il posto alla frustrazione. Che cosa ha detto? Che cosa cazzo ha detto perché suo figlio lo debba rimproverare per il linguaggio che usa? Sarà libero di
Enrico lascia che la sua lingua riceva la carezza di un’altra lingua, Enrico penserebbe, se osasse pensare, che il piscio non ha poi un gusto ed un odore cattivi, no, per niente, varrebbe la pena di assaggiare meglio, non sembra mica male, ma tutto questo Enrico non lo pensa, perché l’ha già pensato. - Prima che arrivi la sera, avrai imparato un sacco di cose, maialino. “Prima che arrivi la
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