Gay Erotic Stories

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Il Centro - Parte 4

by Mr.lyle


L’estate passò senza ulteriori scossoni. Dimenticare Riky non fu facile, per quanto la nostra storia fosse finita non riuscivo a ritrovare quell’equilibrio che avevo avuto prima di averlo conosciuto, prima che mi conducesse per mano attraverso quelle esperienze che ora il mio corpo reclamava. Non ero un santo, sia chiaro: avevo avuto ulteriori approcci, soprattutto in spiaggia, e qualche piacevole momento di lussuria mi aveva distratto dalla mia cupa malinconia. Ma inevitabilmente, soddisfatti i desideri del mio basso ventre, un senso di repulsione mi riempiva e mi costringeva a fuggire, evitando qualunque contatto con quel corpo che mi aveva dato piacere solo qualche attimo prima. Disoccupato, indeciso sul mio futuro, passavo le giornate sperando che qualche raggio di sole mi permettesse di godermi le ultime giornate al mare, dove ritrovavo quella pace che non riuscivo a scoprire dentro di me. Fu in una di quelle giornate, mentre mi apprestavo a tornare a casa, che la mia vita prese una nuova svolta. Ero appena salito in auto, e diedi un rapido sguardo allo specchietto, infilando nello stesso momento la chiave nel blocco accensione. Vidi solo un’ombra nera muoversi rapida, prima di udire lo schianto. Ancora intontito, scesi dall’auto cercando di capire che diavolo fosse successo. E allora vidi la mia auto, sbalzata di una spanna da dove l’avevo parcheggiata, con una nuova rientranza nel lato posteriore, sulla quale si era alloggiato il parafango di un ingombrante suv. Divenni di tutti i colori dell’arcobaleno, ed iniziai a imprecare in lingue sconosciute, mentre mi chiedevo come cazzo avesse fatto quell’imbecille a non vedermi. Fu allora che il mio investitore aprì la portiera e scese dal lato guidatore. Dio mio. Sulla trentina, un metro e ottanta di pura sensualità incastonati in muscoli sciolti e ben definiti, con uno sguardo magnetico che la barbetta e il taglio sbarazzino rendevano ancora più intrigante. Indossava una canotta stretta, leggermente sudata sul petto, ed un paio di bermuda larghi, che lasciavano intravedere il costume sottostante. Non mi era mai successa una cosa simile, sarà stata l’agitazione di quanto era avvenuto, ma ebbi un’erezione immediata. Fortunatamente il mio rossore era pienamente giustificato dalla situazione, quindi potevo non preoccuparmi di quella improvvisa vampata di calore che saliva dal mio basso ventre e che ora mi stava investendo il volto. Il ragazzo si passò la mano tra i capelli brizzolati, mettendo in mostra un notevole bicipite. Si chinò a guardare la botta, e sembrava indeciso sul da farsi, se spostare o meno l’auto che ormai sembrava tutt’uno con la mia. Da un lato avrei voluto insultarlo e prenderlo a calci, ma dall’altro ero totalmente rapito da quel suo fascino mascolino dal quale non riuscivo a distogliere l’attenzione. -Scusami, non ti ho proprio visto… Dopo qualche attimo di esitazione, mi ripresi e mi sforzai di sorridere. -Tranquillo, sono cose che capitano… l’importante è che non si sia fatto male nessuno. Tu tutto ok? Il ragazzo sembrava sorpreso da quel mio atteggiamento rilassato, ma sembrò notevolmente sollevato. -Sì, sì, tutto a posto… A quel punto un suono acuto provenì dall’auto, spezzando il momento. -Allora ci muoviamo?! La voce femminile, sgradevole come poche, catturò l’attenzione del marcantonio, che si irrigidì subito e si diresse verso l’auto. -Amo, dobbiamo fare constatazione, un po’ di pazienza… -Ma ho mamma che aspetta, lo sai! -Uff, è un problema… Si voltò verso di me, con un’espressione indecifrabile. -Io ti ho già visto in giro… dov’è che abiti? -Qui vicino, giusto dieci km… vicino al casello dell’autostrada. -Perfetto! Quindi si avvicinò e mi guardò con sguardo complice. -So che è una seccatura e che ti ho già creato fin troppi casini… ma non potresti darmi un passaggio? Io sto proprio lì vicino. Quindi si fece ancora più vicino e mi strizzò l’occhio. -La mia ragazza ha le sue cose… come sempre… se la tengo qui per la constatazione, me la fa pagare per un anno intero… Spostò il suo sguardo sulla sua mano, e la mosse in modo inequivocabile. -Non voglio finire per slogarmi il polso… eheh Partecipai alla risata, e in quel momento capii che quel ragazzo poteva chiedermi qualunque cosa, avrebbe anche potuto convincermi di aver causato l’incidente… non mi importava. -Ok, va bene Il suo volto si illuminò e si aprì in un sorriso angelico, mentre mi tendeva la mano. -Piacere, Simone! Finite le presentazioni e liquidata la figa isterica, ci ritrovammo lì da soli nel parcheggio ormai deserto intenti a compilare la constatazione. Solo in quel momento ci accorgemmo che nessuno di noi due aveva una penna… Facilitato dal clima rilassato che si era creato, e ormai certo che Simone non avrebbe creato problemi (i soldi sembravano l’ultima delle sue preoccupazioni), proposi di compilare il modulo direttamente a casa mia. Simone sembrò inizialmente sorpreso, ma poi accettò con piacere la mia proposta, e si accomodò nella mia piccola utilitaria dal lato passeggero. Lungo il tragitto parlammo del più e del meno, senza imbarazzi, e mi piaceva quel modo attento che aveva di osservarmi quando parlando con me si voltava nella mia direzione. Un paio di volte ebbi la sensazione che mi percorresse con lo sguardo, ma ero troppo attento alla strada per averne conferma. Arrivati a casa, ci assalì il caldo torrido del mio appartamento, purtroppo (o per fortuna…) privo di aria condizionata. Mentre prendevo qualcosa da bere dal frigo, notai che Simone armeggiava con la canotta. -Toglitela pure, non ti fare problemi. Immediatamente si levò il leggero indumento, mettendo in mostra quegli addominali che avevo già intuito. La leggera peluria che gli copriva il petto era inumidita dal sudore… la sua bellezza era quasi molesta, faceva quasi male da quanto mi piaceva. - Mi sa che vai più d’accordo con la palestra di quanto non faccia io Sorrise, e mi spiegò che in realtà amava nuotare, ma che in palestra ci andava poco, per lo più d’inverno quando voleva rilassarsi un po’. -Sai, a volte uno si deve scaricare… Così dicendo si accomodò sul divano, stirando le braccia all’indietro. Poi prese a scendere lungo il petto e l’addome con le mani, come a lisciarsi. Inutile dire che non riuscii a togliergli gli occhi di dosso, e non ci riuscii neppure quando le mani si infilarono sotto i pantaloncini, a stringere qualcosa che in quel momento mi sembrava il centro dell’universo intero. Senza levare le mani, levò lo sguardo e mi fissò con sguardo di sfida. -E tu, cosa fai per scaricarti? Ormai il gioco era finito, erano chiare le posizioni di entrambi. Con foga mi gettai sul divano, e strinsi con forza quel corpo sudato. Accarezzai ogni muscolo, ogni piega, mentre alternavo violenza e dolcezza, assaporando il suo corpo con le labbra e mordendolo un istante dopo. Il suo odore, così maschio ma così profondamente pulito, sapeva di bucato e di sesso al contempo. Era un odore che, con il senno di poi, capii che mi ricordava quello di Riky. E forse anche per questo mi aveva dato alla testa. Simone era inerme sotto le mie carezze, rapito dalla mia improvvisa irruenza, e riuscì solo tra un mugolio e il successivo a levarmi la maglietta, lasciandomi a petto nudo. Quando raggiunsi le sue labbra, mi infilai nella sua bocca, perdendomi su quella lingua che muoveva con forza, rincorrendo la mia, mentre il mio cazzo esplodeva nei pantaloni. Ero in estasi, non mi sembrava possibile avere tutto quel corpo per me, in attesa della mia prossima mossa. Mi fermai un attimo, allontanai la mia faccia dalla sua e lo fissai negli occhi… lessi in quell’azzurro quel desiderio bruciante, quella voglia assoluta di godere assieme a me. Simone aveva fame, fame di cazzo. E io ero intenzionato a saziarlo. Mi alzai e mi sbottonai i pantaloncini. Subito lui raggiunse le mie mani e ne prese il posto, abbassandomi il costume mentre la sua faccia aspettava impaziente di assaporare la mia virilità. Sussultò, quando il mio uccello balzò fuori fino ad appoggiarsi sulle sue labbra, già colante di presperma. Simone ingoiò il palo di carne come se non avesse mai fatto altro, e nonostante qualche difficoltà iniziale, prese rapidamente il ritmo e mi avvolse nel più intenso dei piaceri. Muoveva la sua testa arrivando quasi a baciare i miei testicoli, mentre le mie mani ancorate ai suoi capelli dettavano ritmo e intensità. Lo stavo letteralmente scopando, con forza e determinazione. Quando capii che quel ritmo mi avrebbe velocemente portato al punto di non ritorno, dovetti usare tutta la mia forza di volontà per interromperlo e per farlo stendere a pancia in su. Con movimenti frenetici gli aprii i pantaloncini e gli abbassai il costume, che a stento tratteneva quel gioiello di carne che stavo pregustando. Nella sua ordinarietà il pisello di Simone rasentava la perfezione: non troppo lungo, ma sufficientemente da arrivare con facilità dove avrebbe dovuto, e allo stesso tempo abbastanza largo da farsi sentire senza imporre la sua presenza. Inoltre, la sua notevole rigidità dava una sensazione di possenza che lo rendeva ancora più desiderabile. Da pompinaro ormai esperto, lo infilai in bocca e delicatamente lo ricoprii di saliva, mentre percorrevo con la lingua ogni centimetro di quel batacchio. Quindi, senza preavviso, iniziai un violento movimento a labbra strette che lo fece contorcere dal piacere, mentre il suo pisello sobbalzava ritmicamente nella mia gola. Non credo fosse abituato a quel genere di trattamento: si vedeva che l’eccitazione lo avrebbe presto tradito. Ma io volevo altro, e sapevo che se fosse arrivato all’orgasmo probabilmente quel momento sarebbe passato per sempre. Gli feci alzare le gambe, quindi scesi con la bocca prima a mordicchiare il perineo, poi con movimenti sempre più ampi sino a solleticare con la lingua il buchetto. Lui sembrava gradire, contraendo ogni muscolo di quel corpo mentre la sua pelle ribolliva per quel fuoco che avevo acceso dentro di lui. I suoi occhi erano socchiusi, rapiti dall’estasi, e mi bastava guardare il suo uccello per sapere che stava per schizzare senza essere toccato. Con una mossa azzardata lo invitai a girarsi, cercando di fare apparire il tutto come un dolce invito. Lui aprì gli occhi e mi fissò sconcertato, avvertivo un velo di smarrimento su quelle pupille accese, quindi mi avvicinai e lo baciai nuovamente, cercando di tranquillizzarlo. In quel momento mi resi per la prima volta conto di quanto ero cambiato… di quanto nel sesso stessi assumendo un nuovo inesplorato atteggiamento, a tratti spaventoso, così distante da come mi immaginavo sarebbero stati i miei rapporti… Ma la voglia di godere dentro Simone era troppa, fin dal primo istante in cui l’avevo visto. Simone infine si girò, mostrandomi quella splendida schiena che avevo già accarezzato e quel culo scolpito che pensavo nessuno avesse mai esplorato. Immersi il mio naso nella sottile fessura, mentre la mia lingua scavava cercando di allargare il timido buchetto che si contraeva ad ogni mio assalto. Lavorai a lungo, con perizia, evitando le dita per non farlo sussultare e bagnando più possibile quella grotta infuocata che profumava di bucato come il resto di quel corpo. Quando sentii diminuire la resistenza alle mie intrusioni decisi che era giunto il momento. Appoggiai il mio gioiello incappucciato e feci pressione finché non sentii le pareti irrigidirsi. Quindi mi allontanai, per ricominciare un istante dopo. Dopo qualche minuto di lento andirivieni, il suo buchetto iniziò a reagire con maggiore entusiasmo alle mie stimolazioni, quindi decisi di portare il gioco ad un nuovo livello. Con lenta determinazione spinsi la mia carne dentro la sua, fino a perdermi dentro di lui. Restai fermo qualche istante, mentre i suoi sospiri si facevano meno profondi e il suo corpo si rilassava. Quindi iniziai a muovermi sopra di lui, cercando di controllare le spinte per non farlo irrigidire per il dolore. Pur godendo, si capiva che l’esperienza lo stava mettendo a dura prova. Decisi quindi di cambiare posizione, prima che potesse decidere di desistere. Mi distesi sul tappeto, sulla schiena, e lo feci impalare sopra di me, lasciandogli il pieno controllo dei movimenti. In pochi minuti iniziò a muoversi con sempre maggiore foga, mentre approfittava della durezza del mio cazzo per solleticare quei punti che forse nessuno aveva mai toccato. Io nel frattempo lo segavo con forza, godendo di quel fisico statuario che si piegava all’indietro dal piacere, lo sguardo perso nel vuoto di quel crescendo di desiderio. -Sto… vengooooo! Non fece ora a dirlo che eruttò una calda colata di liquido bianco su tutto il mio petto, con schizzi intensi e abbondanti, mentre l’eccitazione di quella vista e le contrazioni del suo sfintere mi obbligavano a scaricare nelle sue viscere il mio carico, tanto abbondante da farmi credere che sarei svenuto… Restammo lì per qualche minuto, sempre uniti, mentre lui continuava a muoversi come se non fosse ancora sazio di quel biscotto che aveva ingoiato energicamente. Lo accarezzai e sorrisi, mentre il suo sguardo sul mio ricambiava. -Siamo pari, allora Non capivo cosa stesse dicendo. -Prima io ti ho fatto il culo… ora tu l’hai fatto a me! Scoppiammo in una fragorosa risata, quindi andammo a fare una doccia. Lo riaccompagnai a casa più tardi, non prima di avergli dato l’occasione di farmi assaggiare di nuovo il profumo delicato del suo corpo. Non procedemmo neppure con la constatazione, e anzi ne approfittammo per avere una scusa per rivederci. Nelle settimane successive iniziammo una piacevole relazione clandestina caratterizzata da una profonda amicizia e da una bella complicità, che non si tramutò mai in amore. Né io né lui in quel momento volevamo altro: lui non mi spiegò mai esattamente quale fosse il suo rapporto con uomini e donne, né mai io glielo chiesi. Quello che so è che continuammo così a “rilassarci” assieme finché un giorno, inaspettatamente, mi comunicò che stava per sposarsi e che mi voleva al suo matrimonio. Compresi che quel gioco si stava facendo troppo pesante per me, e che non volevo andare oltre. Simone accettò di buon grado le mie ragioni e rispettò la mia decisione, anche se ogni tanto, ancora oggi, mi manda qualche sms quando gli capita di ripensare a noi due. Tra l’altro fu proprio grazie a Simone che trovai il nuovo lavoro che mi condusse a conoscere Marco… Ma questa è un’altra storia.

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Web-02: vampire_2.0.3.07
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